20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
All'erta sull'inquinamento
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Inquinamento, con il traffico sempre più imputato. Problema diffuso ovunque e crescente, che riguarda un po' tutti, come i cambiamenti climatici, nuovo tema di punta: per l'inquinamento invece l'attenzione sembra un po' scemata, se ne riparla solo per polemiche tipo domeniche a piedi o Ecopass. A torto, perché i danni per la salute ci sono e tutto l'anno, e i più esposti sono proprio i più fragili: bambini, anziani, malati. Ricerche e richiami della comunità scientifica sono diversi e anche quest'anno se n'è avuta testimonianza. Per esempio diversi studi hanno già evidenziato che l'aria inquinata ha effetti negativi sulla funzione polmonare infantile e che l'esposizione al traffico è correlata a eventi avversi respiratori nei bambini, compreso l'asma. Un nuovo studio statunitense ha mostrato che esposizioni elevate, come in aree prossime a vie ad alto scorrimento, comprometterebbero lo sviluppo stesso della loro funzione polmonare, con possibili ripercussioni in età adulta. Osservando per otto anni scolari in località del Sud della California, si è visto che più vivevano in prossimità di freeway, equivalenti alle nostre tangenziali, più c'era un deficit di funzione polmonare: questo era nettamente peggiore per distanze entro 500 metri rispetto a quelle di almeno 1.500 m; correggendo per gli inquinanti indoor i cambiamenti sono stati minimi. E c'era poi l'esposizione regionale, con possibile combinazione di conseguenze negative. Dato che lo sviluppo respiratorio a 18 anni è concluso, chi ha un deficit dai 10 ai 18, hanno sottolineano gli autori, continuerà probabilmente ad avere una funzione polmonare meno "sana" da adulto. Le sostanze implicate sono risultate ossidi di azoto, carbonio presente nelle particelle esauste e indicatore dell'inquinamento da diesel, particolato fine e ultrafine di diametro inferiore a 10 e 2,5 micron (PM10 e 2,5). Quest'ultimo soprattutto si legherebbe a un aumento di stress ossidativo nelle vie aeree che determina infiammazione e il deficit osservato dei parametri respiratori.
Un aspetto che resta controverso e sul quale i pareri degli esperti sono discordi è se l'inquinamento atmosferico possa favorire lo sviluppo tumorale. Una relazione tra contaminanti, principalmente da traffico e cancro del polmone l'aveva suggerita una ricerca dell'Oms in tredici città italiane con la stima, in base ai valori registrati tra il 2002 e il 2004, di 742 morti per tumore polmonare che si è ipotizzato in relazione a inquinamento, specie ai livelli di particolato PM10; secondo studi europei e statunitensi esisterebbe una correlazione tra inquinamento atmosferico e cancro del polmone, valutata in un incremento tra l'8 e il 14% addirittura per le più piccole PM2,5. Riferendosi poi al fatto che nel nostro paese i tumori infantili sono aumentati dell'1,2% negli ultimi dieci anni, con punte del 10% in quindici aree con insediamenti industriali a forte impatto, un documento congiunto Isde Italia (Associazione medici per l'ambiente) e Fnomceo (Federazione ordine dei medici) ha suggerito che la maggiore presenza in zone industriali faccia cadere i sospetti sull'inquinamento ambientale, d'altra parte già coinvolto in altre patologie pediatriche come quelle respiratorie, aumentate del 20-30% nelle aree urbane. Il dato inoltre sarebbe sovrapponibile a quello di un incremento medio in Europa degli ultimi trent'anni pari dell'1,1-1,2% annuo per i tumori in bambini tra 0 e 14 anni e dell'1,4% per i ragazzi tra 14 e 19 anni, valori per i quali si è posto l'accento sul possibile ruolo di fattori ambientali. Naturalmente l'inquinante atmosferico indoor maggiore responsabile oncogeno in assoluto resta il fumo.
Accuse confermate ci sono invece per il diesel e si è aggiunta quella di rischi cardiovascolari, dovuti sembra al particolato. Le particelle esauste più piccole arrivano fino negli alveoli polmonari e nei vasi sanguigni, con effetti anche per il cuore; oltre alle note PM10 e PM5 crescono quindi le accuse per quelle di diametro fino a 2,5, e le ultrasottili sono un componente importante dei diesel. Un nuovo studio ha mostrato che esposizioni anche brevi ma nel traffico intenso hanno effetti cardiovascolari negativi specie per i coronaropatici, sottopopolazione che può essere più suscettibile ai rischi per il cuore dell'inquinamento (come per il fumo). L'effetto ischemico cardiaco e l'inibizione della capacità fibrinolitica sono risultati maggiori per il diesel. L'inquinamento da traffico era già stato associato ad aumento di morbilità e mortalità cardiaca, sul breve e sul lungo periodo, con decessi dovuti a ischemia, aritmia e insufficienza cardiaca, connessione più marcata per il particolato fine; gli stessi autori avevano già indicato per il diesel peggioramenti della funzionalità vascolare e fibrinolitica, oltre a infiammazione polmonare e minori difese antiossidanti delle vie respiratorie. E sperimentalmente si è visto che le particelle esauste accelerano lo sviluppo della placca aterosclerotica e l'aggregazione piastrinica. Ci sarebbero un effetto ischemico immediato e uno trombotico ritardato che potrebbe spiegare i secondi picchi d'incidenza d'infarto osservati alcune ore dopo esposizioni a forti aumenti di inquinamento veicolare. Anche altre componenti, non particolate, potrebbero comunque risultare nocive per il cuore. In conclusione, l'elenco delle accuse per l'inquinamento atmosferico e il traffico si allunga, e bisognerebbe tenerne più conto.
Elettra Vecchia
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Ruolo oncogeno controverso
Un aspetto che resta controverso e sul quale i pareri degli esperti sono discordi è se l'inquinamento atmosferico possa favorire lo sviluppo tumorale. Una relazione tra contaminanti, principalmente da traffico e cancro del polmone l'aveva suggerita una ricerca dell'Oms in tredici città italiane con la stima, in base ai valori registrati tra il 2002 e il 2004, di 742 morti per tumore polmonare che si è ipotizzato in relazione a inquinamento, specie ai livelli di particolato PM10; secondo studi europei e statunitensi esisterebbe una correlazione tra inquinamento atmosferico e cancro del polmone, valutata in un incremento tra l'8 e il 14% addirittura per le più piccole PM2,5. Riferendosi poi al fatto che nel nostro paese i tumori infantili sono aumentati dell'1,2% negli ultimi dieci anni, con punte del 10% in quindici aree con insediamenti industriali a forte impatto, un documento congiunto Isde Italia (Associazione medici per l'ambiente) e Fnomceo (Federazione ordine dei medici) ha suggerito che la maggiore presenza in zone industriali faccia cadere i sospetti sull'inquinamento ambientale, d'altra parte già coinvolto in altre patologie pediatriche come quelle respiratorie, aumentate del 20-30% nelle aree urbane. Il dato inoltre sarebbe sovrapponibile a quello di un incremento medio in Europa degli ultimi trent'anni pari dell'1,1-1,2% annuo per i tumori in bambini tra 0 e 14 anni e dell'1,4% per i ragazzi tra 14 e 19 anni, valori per i quali si è posto l'accento sul possibile ruolo di fattori ambientali. Naturalmente l'inquinante atmosferico indoor maggiore responsabile oncogeno in assoluto resta il fumo.
Particolato fine e rischio cuore
Accuse confermate ci sono invece per il diesel e si è aggiunta quella di rischi cardiovascolari, dovuti sembra al particolato. Le particelle esauste più piccole arrivano fino negli alveoli polmonari e nei vasi sanguigni, con effetti anche per il cuore; oltre alle note PM10 e PM5 crescono quindi le accuse per quelle di diametro fino a 2,5, e le ultrasottili sono un componente importante dei diesel. Un nuovo studio ha mostrato che esposizioni anche brevi ma nel traffico intenso hanno effetti cardiovascolari negativi specie per i coronaropatici, sottopopolazione che può essere più suscettibile ai rischi per il cuore dell'inquinamento (come per il fumo). L'effetto ischemico cardiaco e l'inibizione della capacità fibrinolitica sono risultati maggiori per il diesel. L'inquinamento da traffico era già stato associato ad aumento di morbilità e mortalità cardiaca, sul breve e sul lungo periodo, con decessi dovuti a ischemia, aritmia e insufficienza cardiaca, connessione più marcata per il particolato fine; gli stessi autori avevano già indicato per il diesel peggioramenti della funzionalità vascolare e fibrinolitica, oltre a infiammazione polmonare e minori difese antiossidanti delle vie respiratorie. E sperimentalmente si è visto che le particelle esauste accelerano lo sviluppo della placca aterosclerotica e l'aggregazione piastrinica. Ci sarebbero un effetto ischemico immediato e uno trombotico ritardato che potrebbe spiegare i secondi picchi d'incidenza d'infarto osservati alcune ore dopo esposizioni a forti aumenti di inquinamento veicolare. Anche altre componenti, non particolate, potrebbero comunque risultare nocive per il cuore. In conclusione, l'elenco delle accuse per l'inquinamento atmosferico e il traffico si allunga, e bisognerebbe tenerne più conto.
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