Alendronato Sun
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Cos'è Alendronato Sun (acido alendronico sale sodico)
Alendronato Sun è un farmaco a base di acido alendronico sale sodico, appartenente al gruppo terapeutico Osteomodulanti.
A cosa serve Alendronato Sun e perchè si usa
Indicazioni: come usare Alendronato Sun, posologia, dosi e modo d'uso
- L'acido alendronico deve essere assunto deglutendolo con un bicchiere pieno d'acqua del rubinetto (non meno di 200 ml), solo dopo essersi alzati al mattino.
- I pazienti devono deglutire la compressa di acido alendronico solo intera. I pazienti non devono frantumare o masticare o far sciogliere in bocca le compresse a causa del rischio di ulcerazioni oro-faringee.
- I pazienti non devono sdraiarsi fino a quando non hanno consumato il primo pasto della giornata, il che deve avvenire almeno mezz'ora dopo l'assunzione della compressa.
- I pazienti non devono sdraiarsi per almeno 30 minuti dopo aver preso l'acido alendronico.
- L'acido alendronico non deve essere assunto prima di coricarsi o prima di alzarsi.
Controindicazioni: quando non dev'essere usato Alendronato Sun
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
- Anomalie dell'esofago o altri fattori che ne riducono lo svuotamento, come stenosi o acalasia.
- Impossibilità a stare in piedi o seduti, in posizione eretta per almeno 30 minuti.
- Ipocalcemia.
Alendronato Sun può essere usato durante la gravidanza e l'allattamento?
Gravidanza
I dati relativi all'uso di alendronato in gravidanza sono assenti o limitati. Gli studi sugli animali hanno mostrato tossicità riproduttiva. L'alendronato somministrato durante la gravidanza nei ratti ha causato distocia associata ad ipocalcemia (vedere paragrafo 5.3). L'alendronato non deve essere somministrato durante la gravidanza.
Allattamento
Non è noto se l'acido alendronico venga escreto nel latte materno. Non può essere escluso un rischio nei neonati/lattanti. L'alendronato non deve essere usato dalle donne che stanno allattando al seno.
Fertilità
I bifosfonati sono incorporati nella matrice ossea, dalla quale sono rilasciati gradualmente nel corso di anni. La quantità di bifosfonato incorporato nell'osso di un adulto, e di conseguenza, la quantità disponibile per il rilascio nella circolazione sistemica, è direttamente correlata alla dose e alla durata dell'uso di bifosfonati (vedere paragrafo 5.2). Non ci sono dati sul rischio fetale nell'uomo. Tuttavia, vi è un rischio teorico di danno fetale, principalmente scheletrico, se una donna rimane incinta dopo aver completato un ciclo di terapia con i bifosfonati. Non è stato studiato l'impatto di variabili quali il tempo tra l'interruzione della terapia con bifosfonati ed il concepimento, il tipo di bifosfonato usato, e la via di somministrazione (per via endovenosa rispetto orale) sul rischio.
Patologie correlate:
- Menopausa
Il termine sta a indicare l'ultima mestruazione che coincide con la perdita delle funzioni ovariche e riproduttive e con un deficit quantitativo degli ormoni sessuali, estrogeni e progesterone - Morbo di Paget
Malattia cronica dello scheletro, chiamata anche osteite deformante, caratterizzata da un rimodellamento patologico del tessuto osseo che ne provoca l'ingrossamento e l'indebolimento. - Osteoporosi
Condizione caratterizzata dalla progressiva diminuzione della densità dell'osso, con conseguente aumento della sua fragilità e suscettibilità alle fratture.
Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico
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