Rivaroxaban EG 2,5 mg 56x1 compresse rivestite con film

24 agosto 2024
Farmaci - Rivaroxaban EG

Rivaroxaban EG 2,5 mg 56x1 compresse rivestite con film


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Rivaroxaban EG 2,5 mg 56x1 compresse rivestite con film è un medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, vendibile al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti: - cardiologo, angiologo, chirurgo vascolare e cardiochirurgo (classe A), a base di rivaroxaban, appartenente al gruppo terapeutico Anticoagulanti orali diretti. E' commercializzato in Italia da EG S.p.A. - Società del Gruppo STADA Arzmeimittel AG


INDICE SCHEDA



INFORMAZIONI GENERALI


TITOLARE:

EG S.p.A. - Società del Gruppo STADA Arzmeimittel AG

MARCHIO

Rivaroxaban EG

CONFEZIONE

2,5 mg 56x1 compresse rivestite con film

FORMA FARMACEUTICA
compresse rivestite

PRINCIPIO ATTIVO
rivaroxaban

GRUPPO TERAPEUTICO
Anticoagulanti orali diretti

CLASSE
A

RICETTA
medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, vendibile al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti: - cardiologo, angiologo, chirurgo vascolare e cardiochirurgo

PREZZO
29,02 €


CONFEZIONI DISPONIBILI IN COMMERCIO


Confezioni e formulazioni di Rivaroxaban EG disponibili in commercio:


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INDICAZIONI TERAPEUTICHE


A cosa serve Rivaroxaban EG? Perchè si usa?


RIVAROXABAN EG, somministrato insieme all'acido acetilsalicilico (ASA) da solo oppure insieme ad ASA più clopidogrel o ticlopidina, è indicato per la prevenzione di eventi aterotrombotici in pazienti adulti dopo sindrome coronarica acuta (SCA) con biomarcatori cardiaci elevati (vedere paragrafi 4. 3, 4. 4 e 5. 1). RIVAROXABAN EG, somministrato insieme all'acido acetilsalicilico (ASA) è indicato per la prevenzione di eventi aterotrombotici nei pazienti adulti con malattia coronarica (MCC) o con arteriopatia periferica sintomatica (PAD) ad alto rischio di eventi ischemici.


CONTROINDICAZIONI


Quando non dev'essere usato Rivaroxaban EG?


Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti.

Sanguinamento clinicamente significativo in atto.

Lesioni o condizioni, se considerate fattori di rischio significativo per sanguinamento maggiore. Queste possono includere ulcera gastrointestinale in corso o recente, presenza di neoplasie maligne ad elevato rischio di sanguinamento, recente lesione cerebrale o spinale, recente intervento chirurgico a livello cerebrale, spinale od oftalmico, recente emorragia intracranica, varici esofagee accertate o sospette, malformazioni arterovenose, aneurismi vascolari o anomalie vascolari maggiori intraspinali od intracerebrali.

Trattamento concomitante con qualsiasi altro agente anticoagulante, come ad es. eparina non frazionata (ENF), eparine a basso peso molecolare (enoxaparina, dalteparina, ecc.), derivati dell'eparina (fondaparinux, ecc.), anticoagulanti orali (warfarin, dabigatran, etexilato, apixaban ecc.), tranne in circostanze specifiche di passaggio ad altra terapia (vedere paragrafo 4.2) o quando ENF è somministrata in dosi necessarie per il mantenimento di un catetere centrale aperto venoso od arterioso (vedere paragrafo 4.5).

Trattamento della SCA in associazione con terapia antipiastrinica nei pazienti con precedente ictus o attacco ischemico transitorio (TIA) (vedere paragrafo 4.4).

Trattamento di MCC/PAD in associazione con ASA nei pazienti con pregresso ictus emorragico o lacunare o con qualsiasi ictus entro un mese (vedere paragrafo 4.4).

Malattia epatica associata a coagulopatia e a rischio di sanguinamento clinicamente rilevante, compresi i pazienti cirrotici con Child Pugh B e C (vedere paragrafo 5.2).

Gravidanza ed allattamento (vedere paragrafo 4.6).


AVVERTENZE E PRECAUZIONI D'USO


Cosa serve sapere prima di prendere Rivaroxaban EG?


Nei pazienti con SCA, l'efficacia e la sicurezza di rivaroxaban 2,5 mg due volte al giorno sono state studiate in associazione con l'anticoagulante ASA da solo oppure con ASA più clopidogrel/ticlopidina.

Nei pazienti ad alto rischio di eventi ischemici con MCC/PAD l'efficacia e la sicurezza di rivaroxaban 2,5 mg due volte al giorno sono state studiate in associazione con ASA.

Nei pazienti dopo recente procedura di rivascolarizzazione dell'arto inferiore a seguito di PAD sintomatica, l'efficacia e la sicurezza di rivaroxaban 2,5 mg due volte al giorno sono state studiate in associazione con l'anticoagulante ASA da solo oppure con ASA più clopidogrel di breve termine. Se necessario, la doppia terapia antipiastrinica con clopidogrel deve essere breve; una terapia antipiastrinica doppia a lungo termine deve essere evitata (vedere paragrafo 5.1).

Un trattamento in associazione ad altri agenti antipiastrinici, come per es. prasugrel o ticagrelor, non è stato investigato e non è raccomandato.

Si raccomanda una sorveglianza clinica in linea con la pratica anticoagulante per tutto il periodo di trattamento.

Rischio emorragico

Come con altri anticoagulanti, i pazienti che assumono rivaroxaban devono essere tenuti sotto attenta osservazione per eventuali segni di sanguinamento.

Si raccomanda di usarlo con cautela in condizioni di aumentato rischio di emorragia. La somministrazione di rivaroxaban deve essere interrotta se si verifica un'emorragia grave (vedere paragrafo 4.9).

In studi clinici il sanguinamento delle mucose (per es. epistassi, sanguinamento gengivale, gastrointestinale, urogenitale compresi sanguinamenti vaginali anomali o mestruazioni più abbondanti) e anemia sono stati osservati con maggiore frequenza nel corso di somministrazione a lungo termine di rivaroxaban in aggiunta a terapia antipiastrinica singola o doppia. Di conseguenza è ritenuto appropriato, in aggiunta ad un'adeguata sorveglianza clinica, che i test di laboratorio su emoglobina/ematocrito possono essere utili per rilevare sanguinamenti occulti e quantificare il rilievo clinico di sanguinamenti palesi.

Molti sottogruppi di pazienti, come descritti di seguito, presentano un rischio elevato di emorragia. Di conseguenza, l'impiego di rivaroxaban in associazione con doppia terapia antipiastrinica in pazienti con noto rischio di sanguinamento deve essere valutato alla luce della prevenzione di eventi aterotrombotici.. Inoltre, questi pazienti devono essere monitorati attentamente per segni e sintomi di complicazioni emorragiche ed anemia dopo l'inizio del trattamento (vedere paragrafo 4.8).

Qualsiasi inspiegabile diminuzione dell'emoglobina o della pressione sanguigna deve indurre ad una ricerca di un punto di sanguinamento.

Benché il trattamento con rivaroxaban non richieda un monitoraggio di routine del livello di esposizione, i livelli di rivaroxaban misurati con un saggio calibrato anti-fattore Xa quantitativo possono essere utili in circostanze eccezionali in cui la conoscenza del livello di esposizione a rivaroxaban può aiutare a supportare decisioni cliniche, ad esempio, sovradosaggio e chirurgia d'urgenza (vedere paragrafi 5.1 e 5.2).

Compromissione renale

Nei pazienti con grave compromissione della funzionalità renale (clearance della creatinina < 30 ml/min) i livelli plasmatici di rivaroxaban possono essere significativamente alti (1,6 volte la media), che possono comportare un aumentato rischio di sanguinamento.

Rivaroxaban deve essere usato con prudenza nei pazienti con clearance della creatinina 15-29 ml/min. L'uso non è raccomandato nei pazienti con clearance della creatinina < 15 ml/min (vedere paragrafi 4.2 e 5.2).

Nei pazienti con compromissione renale moderata (clearance della creatinina 30-49 ml/min) che assumano contemporaneamente altri prodotti medicinali che aumentano la concentrazione plasmatica di rivaroxaban RIVAROXABAN EG deve essere usato con prudenza (vedere paragrafo 4.5).

Interazione con altri prodotti medicinali

L'utilizzo di rivaroxaban non è raccomandato nei pazienti che ricevono terapia sistemica concomitante con antimicotici azolici (per es. ketoconazolo, itraconazolo, voriconazolo e posaconazolo) od inibitori delle proteasi dell'HIV (per es. ritonavir). Questi principi attivi sono forti inibitori sia di CYP3A4 che di P-gp e possono pertanto aumentare le concentrazioni plasmatiche di rivaroxaban ad un livello clinicamente rilevante (2.6 volte la media) che può portare ad un aumento del rischio di sanguinamento (vedere paragrafo 4.5).

Si deve prestare attenzione se i pazienti sono trattati in concomitanza con prodotti medicinali che influiscono sull'emostasi, come i medicinali antinfiammatori non steroidei (FANS), l'acido acetilsalicilico e gli inibitori dell'aggregazione piastrinica o gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e gli inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI). Nei pazienti a rischio di malattia gastrointestinale ulcerativa si può prendere in considerazione un adeguato trattamento profilattico (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).

I pazienti trattati con rivaroxaban ed antipiastrinici devono ricevere un trattamento contemporaneo con FANS solo se il beneficio superi il rischio di emorragia.

Altri fattori di rischio emorragico

Come per altri farmaci antitrombotici, rivaroxaban non è raccomandato nei pazienti con un rischio emorragico aumentato, come:
  • Disturbi del sanguinamento congeniti od acquisiti
  • Ipertensione arteriosa grave non controllata
  • Altre malattie gastrointestinali senza ulcerazione attiva che possano portare potenzialmente a complicazioni emorragiche (per es. malattia intestinale infiammatoria, esofagite, gastrite e malattia da reflusso gastroesofageo)
  • Retinopatia vascolare
  • Bronchiectasia o storia di sanguinamento polmonare

Si deve usare con prudenza nei pazienti con SCA e MCC/PAD:

  • Con ≥75 anni di età, se associato ad ASA da solo o con ASA più clopidogrel oppure ticlopidina. Il rischio-beneficio del trattamento deve essere valutato individualmente su base regolare.
  • Con basso peso corporeo (< 60 kg) se associato ad ASA da solo o con ASA più clopidogrel oppure ticlopidina
  • Pazienti con MCC con grave insufficienza cardiaca sintomatica. Dati ricavati da studi indicano che tali pazienti possono avere un beneficio minore dal trattamento con rivaroxaban (vedere paragrafo 5.1).

Pazienti con cancro

I pazienti con patologia maligna possono presentare al contempo un rischio più elevato di sanguinamento e trombosi. Il solo beneficio del trattamento anticoagulante deve essere valutato in relazione al rischio di sanguinamento nei pazienti con cancro attivo, a seconda del sito del tumore, della terapia antineoplastica e dello stadio della malattia. I tumori localizzati nel tratto gastrointestinale o urogenitale sono stati correlati ad un elevato rischio di sanguinamento durante la terapia con rivaroxaban.

Nei pazienti con neoplasia maligna ad alto rischio di emorragia l'impiego di rivaroxaban è controindicato (vedere paragrafo 4.3).

Pazienti con valvola cardiaca prostetica

Rivaroxaban non deve essere utilizzato come profilassi antitrombotica nei pazienti che abbiano recentemente subito un impianto valvolare aortico transcatetere (TAVI). La sicurezza e l'efficacia di rivaroxaban non sono state studiate nei pazienti con valvola cardiaca prostetica, pertanto non ci sono dati a supporto del fatto che rivaroxaban fornisca un'adeguata anticoagulazione in questa popolazione di pazienti. In questi pazienti il trattamento con rivaroxaban non è raccomandato.

Pazienti con sindrome antifosfolipidica

Gli anticoagulanti orali ad azione diretta (DOAC), tra cui rivaroxaban, non sono raccomandati nei pazienti con storia pregressa di trombosi ai quali sia stata diagnosticata la sindrome antifosfolipidica. In particolare, per pazienti triplo-positivi (per anticoagulante lupoide, anticorpi anti-cardiolipina e anticorpi anti–beta 2 glicoproteina I), il trattamento con DOAC può essere associato ad una maggiore incidenza di eventi trombotici ricorrenti rispetto alla terapia con antagonisti della vitamina K.

Pazienti con ictus e/o TIA pregressi

Pazienti con SCA

Rivaroxaban 2,5 mg è controindicato per il trattamento in pazienti con SCA con pregresso ictus o TIA (vedere paragrafo 4.3). Sono stati studiati pochi pazienti con SCA con pregresso ictus o TIA, ma i limitati dati disponibili indicano che tali pazienti non traggono beneficio dal trattamento.

Pazienti con MCC/PAD

I pazienti con MCC/PAD con pregresso ictus emorragico o lacunare o con un ictus ischemico, non lacunare nel mese precedente non sono stati studiati (vedere paragrafo 4.3).

I pazienti dopo recente procedura di rivascolarizzazione dell'arto inferiore a seguito di PAD sintomatica con ictus o TIA pregresso non sono stati studiati. Il trattamento con rivaroxaban 2,5 mg deve essere evitato in questi pazienti che assumono una doppia terapia antipiastrinica.

Anestesia o puntura spinale/epidurale

Quando si utilizzano anestesia neurassiale (anestesia spinale/epidurale) o puntura spinale/epidurale, i pazienti trattati con agenti antitrombotici per la prevenzione di complicanze tromboemboliche sono esposti al rischio di sviluppare un ematoma epidurale o spinale che può condurre a paralisi prolungata o permanente.

Il rischio di questi eventi può aumentare in caso di uso post-operatorio di cateteri epidurali a permanenza o di uso concomitante di medicinali che influiscono sull'emostasi. Il rischio può aumentare anche in caso di punture epidurali o spinali traumatiche o ripetute. I pazienti devono essere frequentemente monitorati per eventuali segni e sintomi di deficit neurologico (per es. intorpidimento o debolezza alle gambe, disfunzione intestinale o vescicale). Se si nota una compromissione neurologica, sono necessari una diagnosi e un trattamento immediati. Prima di un intervento neurassiale il medico deve valutare il potenziale beneficio rispetto al rischio presente nei pazienti in terapia anticoagulante o nei pazienti che devono assumere anticoagulanti per la tromboprofilassi. Non esiste esperienza clinica nell'uso di rivaroxaban 2,5 mg ed agenti antipiastrinici in queste situazioni. Gli inibitori dell'aggregazione piastrinica devono essere interrotti come suggerito dalle informazioni prescrittive del produttore.

Per la riduzione del rischio potenziale di sanguinamento correlato all'uso contemporaneo di rivaroxaban e l'anestesia o puntura neurassiale (epidurale/spinale) si tenga in considerazione il profilo farmacocinetico di rivaroxaban. L'inserzione o la rimozione del catetere epidurale o la puntura lombare riesce al meglio quando l'effetto anticoagulante di rivaroxaban è stimato essere basso (vedere paragrafo 5.2). In ogni caso, la tempistica esatta per il raggiungimento di un effetto anticoagulante sufficientemente basso in ogni paziente non è nota.

Raccomandazioni posologiche prima e dopo procedure invasive ed interventi chirurgici

Nel caso sia necessaria una procedura invasiva od un intervento chirurgico, rivaroxaban 2,5 mg deve essere interrotto almeno 12 ore prima dell'intervento, se possibile e sulla base del giudizio clinico del medico. Se il paziente deve essere sottoposto a chirurgia d'elezione e un effetto anticoagulante sia indesiderato, l'inibitore dell'aggregazione piastrinica deve essere interrotto in conformità con le indicazioni prescrittive del produttore.

Nel caso la procedura non possa essere posticipata si deve valutare l'aumentato rischio di sanguinamento in relazione all'urgenza dell'intervento.

Dopo la procedura invasiva o l'intervento chirurgico rivaroxaban deve essere ricominciato il prima possibile, a condizione che la situazione clinica lo permetta e che si sia stabilita una adeguata emostasi a giudizio del medico curante (vedere paragrafo 5.2).

Popolazione anziana

All'aumentare dell'età può aumentare il rischio emorragico (vedere paragrafi 5.1 e 5.2).

Reazioni dermatologiche

Nella sorveglianza post-marketing di rivaroxaban, la farmacovigilanza ha riportato gravi reazioni cutanee correlate a rivaroxaban, compreso la sindrome di Stevens-Johnson/necrolisi epidermale tossica e sindrome DRESS (vedere paragrafo 4.8). Nelle prime fasi della terapia i pazienti sembrano essere a più alto rischio di queste reazioni: l'insorgenza della reazione si verifica nella maggior parte dei casi entro le prime settimane di trattamento. Rivaroxaban deve essere interrotto ai primi segni di grave eruzione cutanea (per es. diffusa, intensa e/o con formazione di bolle) o di qualsiasi altro segno di ipersensibilità correlata a lesioni delle mucose.

Eccipienti

Rivaroxaban EG contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit totale di lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.

Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per compressa, cioè essenzialmente ‘senza sodio'.


INTERAZIONI


Quali farmaci, principi attivi o alimenti possono interagire con l'effetto di Rivaroxaban EG?


Inibitori del CYP3A4 e della P-gp

La co-somministrazione di rivaroxaban e ketoconazolo (400 mg una volta al giorno) o ritonavir (600 mg due volte al giorno) conduce ad un aumento dell'AUC media di rivaroxaban di 2,6 volte/2,5 volte e ad un incremento della Cmax media di rivaroxaban di 1,7 volte/1,6 volte con un incremento significativo dell'effetto farmacodinamico che può portare ad un aumento del rischio emorragico. Pertanto, l'utilizzo di rivaroxaban non è raccomandato nei pazienti che ricevono terapia sistemica concomitante con antimicotici azolici come ketoconazolo, itraconazolo, voriconazolo e posaconazolo od inibitori delle proteasi dell'HIV. Questi principi attivi sono forti inibitori sia di CYP3A4 che di P-gp (vedere paragrafo 4.4).

I principi attivi che inibiscono fortemente solo una delle vie di eliminazione di rivaroxaban, il CYP3A4 o P- gp, si ritiene che aumentino le concentrazioni plasmatiche di rivaroxaban in misura minore.

Per es. la claritromicina (500 mg due volte al giorno), considerata un forte inibitore di CYP3A4 ed un moderato inibitore di P-gp ha portato ad un incremento nell'AUC media di rivaroxaban di 1,5 volte e ad un incremento nella Cmax di 1,4 volte. L'interazione con la claritromicina non è probabilmente clinicamente rilevante nella maggior parte dei pazienti, ma può essere potenzialmente significativa nei pazienti ad alto rischio. (Per i pazienti con ridotta funzionalità renale: vedere paragrafo 4.4).

L'eritromicina (500 mg tre volte al giorno), che inibisce moderatamente sia CYP3A4 che P-gp, ha portato ad un incremento nell'AUC media di rivaroxaban e nella Cmax. di 1,3 volte. L'interazione con eritromicina non è probabilmente clinicamente rilevante nella maggior parte dei pazienti, ma può essere potenzialmente significativa nei pazienti ad alto rischio.

Nei soggetti con lieve compromissione renale l'eritromicina (500 mg tre volte al giorno) ha portato ad un incremento nell'AUC media di rivaroxaban di 1,8 volte ed a un incremento nella Cmax di 1,6 volte, se paragonato a soggetti con funzione renale normale. Nei soggetti con moderata compromissione renale, l'eritromicina ha portato ad un incremento nell'AUC media di rivaroxaban di 2,0 volte ed a un incremento nella Cmax di 1,6 volte, se paragonato a soggetti con funzione renale normale. L'effetto dell'eritromicina risulta additivo a quello della compromissione renale (vedere paragrafo 4.4).

Fluconazolo (400 mg una volta al giorno), considerato un moderato inibitore di CYP3A4, ha portato ad un incremento nell'AUC media di rivaroxaban di 1,4 volte e ad un incremento nella Cmax di 1,3 volte.

L'interazione con il fluconazolo non è probabilmente clinicamente rilevante nella maggior parte dei pazienti, ma può essere potenzialmente significativa nei pazienti ad alto rischio. (Per i pazienti con ridotta funzionalità renale: vedere paragrafo 4.4).

A fronte dei limitati dati clinici disponibili per il dronedarone, la sua associazione con rivaroxaban deve essere evitata.

Anticoagulanti

A seguito della somministrazione di enoxaparina (40 mg in dose singola) in associazione a rivaroxaban (10 mg in dose singola) è stato osservato un effetto additivo sull'attività dell'anti-fattore Xa senza effetti aggiuntivi sui test di coagulazione (PT, aPTT). L'enoxaparina non ha modificato la sulla farmacocinetica di rivaroxaban.

A causa dell'aumentato rischio di sanguinamento occorre essere prudenti se i pazienti vengono trattati contemporaneamente con altri anticoagulanti (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

FANS/inibitori dell'aggregazione piastrinica

Non si è riscontrato alcun prolungamento clinicamente rilevante del tempo di sanguinamento dopo somministrazione contemporanea di rivaroxaban (15 mg) e naprossene 500 mg. Ciononostante, ci possono essere individui con una risposta farmacodinamica più accentuata.

Quando rivaroxaban è stato somministrato in concomitanza con acido acetilsalicilico 500 mg, non sono state osservate interazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche clinicamente significative.

Clopidogrel (300 mg dose di carico seguita da 75 mg dose di mantenimento) non ha mostrato interazione farmacocinetica con rivaroxaban (15 mg), ma si è osservato un aumento rilevante nel tempo di sanguinamento in un sottogruppo di pazienti, che non era correlato all'aggregazione piastrinica, alla P- selectina o ai livelli del recettore GPIIb/IIIa.

Occorre fare attenzione nel caso i pazienti sono trattati contemporaneamente con FANS (compreso l'acido acetilsalicilico) ed inibitori dell'aggregazione piastrinica, in quanto questi prodotti medicinali aumentano tipicamente il rischio di sanguinamenti (vedere paragrafo 4.4).

SSRIs/SNRIs

Come con altri anticoagulanti può esserci la possibilità che i pazienti presentino un rischio elevato di sanguinamento nel caso SSRIs o SNRIs vengano somministrati contemporaneamente a causa dei loro effetti citati sulle piastrine. Nell'uso concomitante clinicamente programmato con rivaroxaban si sono osservate frequenze numericamente superiori di sanguinamenti importanti e meno importanti clinicamente rilevanti in tutti i gruppi di trattamento.

Warfarin

Il passaggio di pazienti dall'antagonista della vitamina K warfarin (INR da 2,0 a 3,0) a rivaroxaban (20 mg) o da rivaroxaban (20 mg) a warfarin (INR da 2,0 a 3,0) ha aumentato il tempo di protrombina/INR (Neoplastin) più che in modo additivo (si possono osservare valori individuali di INR fino a 12), mentre gli effetti su aPTT, l'inibizione dell'attività del fattore Xa e il potenziale della trombina endogena sono stati additivi.

Se si desidera indagare gli effetti farmacodinamici di riveroxaban durante il periodo di transizione si possono utilizzare i test per l'attività dell'anti-fattore Xa, PiCT e Heptest, in quanto questi test non vengono influenzati dal warfarin. Il quarto giorno dopo l'ultima dose di warfarin, tutti i test (compresi PT, aPTT, inibizione dell'attività del fattore Xa ed ETP) hanno rispecchiato esclusivamente l'effetto di rivaroxaban.

Se si desidera verificare gli effetti farmacodinamici di warfarin durante il periodo di transizione, si può utilizzare il parametro dell'INR in corrispondenza della concentrazione minima (Ctrough) di rivaroxaban (24 ore dopo l'assunzione precedente di rivaroxaban), perché, in quel momento, tale test è influenzato in misura minima da rivaroxaban.

Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche tra warfarin e rivaroxaban.

Induttori del CYP3A4

La somministrazione congiunta di rivaroxaban e del potente induttore di CYP3A4 rifampicina ha indotto una riduzione di circa il 50% dell'AUC media di rivaroxaban, con riduzione parallela dei suoi effetti farmacodinamici. Anche l'uso concomitante di rivaroxaban e altri induttori potenti di CYP3A4 (ad es. fenitoina, carbamazepina, fenobarbital o erba di san Giovanni (Hypericum perforatum)) può ridurre le concentrazioni plasmatiche di rivaroxaban. Pertanto, la contemporanea somministrazione degli induttori potenti di CYP3A4 va evitata a meno che il paziente sia strettamente monitorato in relazione a segni e sintomi di trombosi.

Altre terapie concomitanti

Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche clinicamente significative in caso di somministrazione congiunta di rivaroxaban e midazolam (substrato di CYP3A4), digossina (substrato di P-gp), atorvastatina (substrato di CYP3A4 e P-gp) od omeprazolo (inibitore di pompa protonica). Rivaroxaban non inibisce né induce alcuna delle isoforme principali di CYP, come CYP3A4.

Non sono state osservate interazioni clinicamente rilevanti con il cibo (vedere paragrafo 4.2).

Parametri di laboratorio

I parametri della coagulazione (ad es. PT, aPTT, HepTest) sono alterati come previsto dal meccanismo d'azione di rivaroxaban (vedere paragrafo 5.1).


POSOLOGIA E MODO DI SOMMINISTRAZIONE


Come si usa Rivaroxaban EG? Dosi e modo d'uso


Posologia

La dose raccomandata è pari a 2,5 mg al giorno.
  • SCA
I pazienti che assumono 2,5 mg di RIVAROXABAN EG due volte al giorno devono assumere anche una dose giornaliera di ASA di 75-100 mg oppure una dose giornaliera di ASA di 75-100 mg in aggiunta ad una dose giornaliera di 75 mg di clopidogrel oppure una dose standard giornaliera di ticlopidina.

Il trattamento deve essere controllato regolarmente a livello individuale soppesando il rischio di eventi ischemici contro quello di sanguinamento. L'estensione del trattamento oltre i 12 mesi deve essere valutata su base individuale, in quanto l'esperienza fino ai 24 mesi è limitata (vedere paragrafo 5.1).

Il trattamento con RIVAROXABAN EG deve essere iniziato il più presto possibile dopo la stabilizzazione a seguito di SCA (comprese le procedure di rivascolarizzazione), non prima di 24 ore dopo il ricovero ospedaliero e nel momento in cui la terapia anticoagulante parenterale viene normalmente interrotta.
  • MCC/PAD

I pazienti che assumono RIVAROXABAN EG 2,5 mg devono prendere anche una dose giornaliera di 75-100 mg di ASA.

Nei pazienti reduci da riuscita procedura di rivascolarizzazione all'arto inferiore (chirurgica o endovascolare compresa la procedura ibrida) a seguito di PAD sintomatica il trattamento non deve essere iniziato prima che l'emostasi sia stata raggiunta (vedere paragrafo 5.1).

La durata del trattamento deve essere valutata su base individuale grazie a visite mediche regolari e deve tener presente il rischio di eventi trombotici contro quello di emorragie.
  • SCA, MCC/PAD

Co-somministrazione con terapia antipiastrinica

Nei pazienti con evento trombotico acuto o procedura vascolare e la necessità di doppia terapia antiaggregante piastrinica, il proseguimento della terapia con RIVAROXABAN EG 2,5 mg due volte al giorno deve essere presa in considerazione a seconda del tipo di evento o di procedura e del regime antiaggregante piastrinico.

La sicurezza e l'efficacia di rivaroxaban 2,5 mg due volte al giorno in associazione a doppia terapia antiaggregante piastrinica sono state studiate in pazienti
  • con SCA recente in associazione ad ASA più clopidogrel/ticlopidina (vedere paragrafo 4.1) e
  • dopo recente procedura di rivascolarizzazione dell'arto inferiore a causa di PAD sintomatica in associazione ad ASA e, se possibile, ad utilizzo nel breve di clopidogrel (vedere paragrafi 4.4 e 5.1).

Dosi omesse

Nel caso una dose sia stata dimenticata il paziente deve continuare l'assunzione con una dose normale al momento successivo pianificato, come raccomandato. La dose non deve essere raddoppiata per compensare la dose dimenticata.

Passaggio da una terapia con antagonisti della vitamina K (AVK) a RIVAROXABAN EG.

Nel passaggio di pazienti da AVK a RIVAROXABAN EG i valori dell'International Normalised Ratio (INR) possono rivelare dei falsi valori elevati dopo l'assunzione di RIVAROXABAN EG. L'INR è un indicatore non valido per la misurazione dell'attività anticoagulante di RIVAROXABAN EG e pertanto non deve essere utilizzato (vedere paragrafo 4.5).

Passaggio da RIVAROXABAN EG ad antagonisti della vitamina K (AVK)

La transizione da RIVAROXABAN EG a AKV potenzialmente porta ad un'attività anticoagulante inadeguata.

Un'adeguata azione anticoagulante continua deve essere assicurata nel passaggio a qualsiasi terapia anticoagulante alternativa. Si deve rimarcare che RIVAROXABAN EG può contribuire ad un elevato INR. Nei pazienti in transizione da RIVAROXABAN EG a AVK, AVK deve essere somministrato in associazione, finché l'INR arriva a ≥ 2. 0.

Per i primi due giorni del periodo di transizione, deve essere somministrato un dosaggio iniziale standard di AVK, seguito da un dosaggio di AVK parametrato alla rilevazione dell'INR. Nel momento in cui i pazienti assumono sia RIVAROXABAN EG che AVK l'INR non deve essere rilevato prima che siano trascorse 24 ore dalla dose precedente ma prima della dose successiva di RIVAROXABAN EG. Una volta che RIVAROXABAN EG è dismesso, la rilevazione dell'INR può essere condotta con affidabilità non prima di 24 ore dopo l'ultima dose (vedere paragrafi 4.5 e 5.2).

Passaggio da terapia anticoagulante parenterale a RIVAROXABAN EG

Nei pazienti che stanno assumendo una terapia anticoagulante parenterale, si interrompa la terapia anticoagulante parenterale e si inizi con RIVAROXABAN EG da 0 a 2 ore prima del momento in cui la successiva somministrazione del farmaco parenterale (per es. eparina a basso peso molecolare) è prevista oppure nel momento della dismissione del prodotto medicinale parenterale somministrato in continuo (per es. eparina non frazionata per uso endovenoso).

Passaggio da RIVAROXABAN EG a terapia anticoagulante parenterale

Somministrare la prima dose dell'anticoagulante parenterale nel momento in cui sarebbe prevista la dose successiva di RIVAROXABAN EG.

Popolazioni speciali

Compromissione renale

Dati clinici limitati su pazienti con grave compromissione renale (clearance della creatinina 15- 29 ml/min) indicano che le concentrazioni plasmatiche di rivaroxaban sono aumentate in maniera significativa.

RIVAROXABAN EG deve perciò essere usato con cautela in questi pazienti. Pertanto l'uso in pazienti con clearance della creatinina < 15 ml/min non è consigliato (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).

Non è necessario adattare il dosaggio nei casi di compromissione renale da lieve (clearance della creatinina 50-80 ml/min) a moderata (clearance della creatinina 30-49 ml/min) (vedere paragrafo 5.2).

Compromissione epatica

RIVAROXABAN EG è controindicato in pazienti con malattia epatica associata a coagulopatia e a rischio di sanguinamento clinicamente rilevante, compresi i pazienti cirrotici con Child Pugh B e C (vedere paragrafi 4.3 e 5.2).

Popolazione anziana

Non è richiesto alcun aggiustamento della dose (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).

Il rischio di sanguinamento cresce con l'aumentare dell'età (vedere paragrafo 4.4).

Peso corporeo

Non è richiesto alcun aggiustamento della dose (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).

Sesso di appartenenza

Non è richiesto alcun aggiustamento della dose (vedere paragrafo 5.2).

Popolazione pediatrica

La sicurezza e l'efficacia di rivaroxaban compresse 2,5 mg nei bambini di età compresa tra 0 e 18 anni non sono state stabilite. Non ci sono dati disponibili. Le compresse di RIVAROXABAN EG 2,5 mg non sono raccomandate per l'uso nei bambini al di sotto dei 18 anni di età.

Modo di somministrazione

RIVAROXABAN EG è per uso orale.

Le compresse possono essere assunte con o senza cibo (vedere 4.5 e 5.2).

Frantumazione delle compresse

Per i pazienti incapaci di inghiottire le compresse intere, le compresse di RIVAROXABAN EG possono essere frantumate e mescolate con acqua o ad una purea di mele prima dell'uso e somministrate per via orale. Le compresse frantumate possono anche essere somministrate tramite sondino nasogastrico (vedere paragrafi 5.2 e 6.6).


SOVRADOSAGGIO


Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Rivaroxaban EG?


Sono state segnalati rari casi di sovradosaggio fino a 1960 mg. In caso di sovradosaggio, il paziente deve essere monitorato attentamente riguardo a complicanze di sanguinamento o altri eventi avversi (vedere paragrafo “Gestione del sanguinamento”). A causa dell'assorbimento limitato, ci si attende un effetto tetto senza ulteriori aumenti dell'esposizione plasmatica media a dosi sovraterapeutiche di 50 mg di rivaroxaban o superiori.

È disponibile un antidoto specifico (andexanet alfa) in grado di antagonizzare gli effetti farmacodinamici di rivaroxaban (vedere Riassunto delle caratteristiche del prodotto di andexanet alfa).

In caso di sovradosaggio di rivaroxaban può essere preso in considerazione l'uso di carbone vegetale attivo per ridurre l'assorbimento.

Gestione del sanguinamento

Qualora si verificasse una complicanza emorragica in un paziente trattato con rivaroxaban, la successiva somministrazione di rivaroxaban dovrà essere posticipata oppure il trattamento deve essere interrotto, a seconda dei casi. Rivaroxaban ha un'emivita compresa tra circa 5 e 13 ore (vedere paragrafo 5.2). La gestione del paziente deve essere personalizzata in base alla gravità e alla sede dell'emorragia. Secondo necessità può essere effettuato un trattamento sintomatico idoneo come la compressione meccanica (ad esempio in caso di epistassi grave), l'emostasi chirurgica con procedure di controllo del sanguinamento, il ripristino dei liquidi e il supporto emodinamico, la somministrazione di emoderivati (concentrati eritrocitari o plasma fresco congelato, a seconda dell'anemia o della coagulopatia associate) o di piastrine.

Se il sanguinamento non può essere controllato con le misure descritte, deve essere considerata la somministrazione di uno specifico antidoto per l'inibitore del fattore Xa (andexanet alfa), che antagonizza l'effetto farmacodinamico di rivaroxaban, oppure un agente procoagulante specifico, come il concentrato di complesso protrombinico (PCC), il concentrato di complesso protrombinico attivato (APCC) o il fattore VIIa ricombinante (r-FVIIa). Tuttavia, ad oggi esiste un'esperienza clinica molto limitata con l'uso di questi prodotti medicinali nei soggetti trattati con rivaroxaban. La raccomandazione si basa anche su dati preclinici limitati. Andrebbe presa in considerazione l'eventualità di ripetere la somministrazione di fattore VIIa ricombinante, adattandone il dosaggio sulla base del miglioramento del sanguinamento. Sulla base della disponibilità locale, in caso di sanguinamenti maggiori, deve essere presa in considerazione la consultazione di un esperto della coagulazione (vedere paragrafo 5.1).

Non è previsto che la protamina solfato e la vitamina K influiscano sull'attività anticoagulante di rivaroxaban.

Vi è esperienza limitata con l'acido tranexamico e nessuna esperienza con l'acido aminocaproico ed aprotinina nei soggetti trattati con rivaroxaban. Non esistono né un razionale scientifico di un possibile beneficio né esperienze con l'uso di emostatici sistemici come desmopressina nei soggetti trattati con rivaroxaban. A causa dell'elevato legame con le proteine plasmatiche non è previsto improbabile che rivaroxaban sia dializzabile.


GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO


E' possibile prendere Rivaroxaban EG durante la gravidanza e l'allattamento?


Gravidanza

La sicurezza e l‘efficacia di rivaroxaban nelle donne in gravidanza non sono state stabilite. Gli studi effettuati sugli animali hanno mostrato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Per via della potenziale tossicità riproduttiva, del rischio emorragico intrinseco e dell'evidenza che rivaroxaban attraversa la placenta, RIVAROXABAN EG è controindicato durante la gravidanza (vedere paragrafo 4.3).

Le donne in età fertile devono evitare di restare incinte durante il trattamento con rivaroxaban.

Allattamento

La sicurezza e l‘efficacia di rivaroxaban non sono state stabilite nelle donne che allattano al seno. I dati ricavati dagli animali indicano che rivaroxaban è escreto nel latte materno. Pertanto RIVAROXABAN EG è controindicato durante l'allattamento (vedere paragrafo 4.3). Il medico deve prendere la decisione se interrompere l'allattamento o interrompere la terapia/astenersi dalla terapia

Fertilità

Non sono stati condotti studi specifici con rivaroxaban per determinarne gli effetti sulla fertilità nell'uomo. In uno studio sulla fertilità maschile e femminile nel ratto non sono stati riscontrati effetti (vedere paragrafo 5.3).


GUIDA DI VEICOLI E USO DI MACCHINARI


Effetti di Rivaroxaban EG sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari


Rivaroxaban ha una lieve influenza sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari. Reazioni avverse come sincope (frequenza: non comune) e capogiri (frequenza: comune) sono state riportate (vedere paragrafo 4.8).

I pazienti che abbiano manifestato tali effetti indesiderati non devono guidare o usare macchinari.


PRINCIPIO ATTIVO


Ogni compressa rivestita con film contiene 2,5 mg di rivaroxaban.

Eccipiente con effetto noto

Ogni compressa rivestita con film contiene 58 mg di lattosio (come monoidrato), vedere paragrafo 4.4.

Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.


ECCIPIENTI


Nucleo della compressa

Cellulosa microcristallina

Lattosio monoidrato

Povidone

Amido, pregelatinizzato

Crospovidone

Sodio laurilsolfato

Magnesio stearato

Rivestimento

Ipromellosa E464

Titanio diossido E171

Macrogol 4000 E1521

Ossido di ferro giallo E172


SCADENZA E CONSERVAZIONE


Scadenza: 36 mesi

Questo medicinale non richiede particolari condizioni di conservazione.


NATURA E CONTENUTO DEL CONTENITORE


Blister in PVC/PVDC/Alluminio

Confezioni da 20, 20x1, 28, 28x1, 56, 56x1, 196 e 196x1 compresse rivestite con film. È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.

Data ultimo aggiornamento: 22/07/2024

Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.

Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico



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