Febbre, tosse, prurito: le malattie dei bambini che i genitori dovrebbero conoscere

10 settembre 2020

Febbre, tosse, prurito: le malattie dei bambini che i genitori dovrebbero conoscere



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Per esantema si intende una lesione eruttiva della cute da infezione o da sensibilizzazione allergica. Quando si parla di malattie esantematiche contagiose, quindi, ci si riferisce a quelle malattie infettive molto diffuse tra i bambini che si manifestano "visivamente" anche a livello epidermico, oltre che con altri tipici sintomi, come la febbre, la tosse o la stanchezza. Tuttavia, le malattie infantili non presentano necessariamente questa manifestazione. Pertosse e parotite, infatti, funestano i primi anni di vita senza per questo cambiare l'incarnato.

Morbillo


Malattia altamente contagiosa, causata da un virus della famiglia dei Paramyxovirus. Sintomi caratteristici dell'infezione sono: febbre, tosse, rinite, congiuntivite e la comparsa sulla cute delle tipiche macchioline rosse, note con il nome di "macchie di Koplik". In particolare, le macchie compaiono dopo 2-4 giorni, prima sulla mucosa buccale. Dopo 3-5 giorni, le macchie iniziano a diffondersi un po' ovunque, a cominciare da sotto le orecchie e da un lato del collo, fino a diffondersi (nel giro di 24-48 ore) anche al tronco e alle estremità, quando iniziano a scomparire quelle sul volto. Insorgono, poi, faringite e infiammazione della mucosa laringea e tracheobronchiale. Nella fase acuta della malattia la febbre può raggiungere anche i 40 °C, associata spesso a fotofobia, congiuntivite, tosse secca e prurito di moderata entità.

La durata complessiva del morbillo è, solitamente, di 8-10 giorni, anche se la tosse può protrarsi anche oltre. La trasmissione della malattia avviene mediante contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto o tramite l'inspirazione di goccioline infette immesse nell'aria con colpi di tosse, starnuti o semplicemente parlando.

La possibilità di contagiare un'altra persona inizia 1-2 giorni prima della comparsa dei sintomi e, quindi, 3-5 giorni prima della comparsa delle macchie di Koplik. Il rischio di contagio, invece, termina 4-5 giorni dopo la scomparsa dell'esantema. L'incubazione dura, in media, da 8 a 12 giorni, quando iniziano a comparire i primi sintomi. La manifestazione dell'esantema (eruzione cutanea), invece, comincia dopo circa 14 giorni. Una diagnosi di morbillo è possibile solo quando si identificano le tipiche macchie di Koplik. Maggior precisione della diagnosi, poi, si ottiene quando alle macchie si rileva anche febbre alta, malessere generale e l'esantema inizia la caratteristica progressione cefalo-caudale. Oggi sono disponibili, inoltre, appositi test sierologici.

L'epidemiologia riguardo al morbillo indica che la malattia (insieme alla rosolia) è una delle più contagiose tra quelle infettive. Colpisce, in genere, bambini tra i 3 e i 10 anni di vita. Un singolo attacco di morbillo conferisce immunità per tutta la vita. Essendo così altamente contagiosa, è molto difficile che si raggiunga l'età adulta senza aver contratto la malattia. Tra gli adolescenti e gli adulti è più probabile che si verifichi la sindrome atipica di morbillo (SAM), spesso associata a immunizzazioni precedenti mediante i vecchi vaccini antimorbillosi, con germi uccisi, ora non più prodotti. Probabilmente i virus attenuati del vaccino non impedirebbero l'infezione da virus selvaggio e riuscirebbero a sensibilizzare i pazienti in modo che l'espressione della malattia risulti significativamente alterata.

La SAM, in genere, esordisce in modo brusco con febbre alta, cefalea, dolore addominale e tosse. L'eruzione cutanea inizia più tardi (1-2 giorni dopo), a partire da braccia e gambe, alla quale può essere associato edema a mani e piedi e polmonite con addensamenti nodulari nei polmoni, che possono persistere anche per 12 settimane o più.


Rosolia


Malattia esantematica che insorge spesso con sintomi generali lievi, causata da un virus del genere dei Rubivirus, diffuso mediante i nuclei di goccioline per via aerea o per contatto ravvicinato. I primi sintomi sono caratterizzati da malessere generale e linfoadenopatia (tumefazione di linfonodi). Proprio il caratteristico rigonfiamento dolorante dei linfonodi suboccipitali e retrocervicali, insieme al tipico esantema, sono segni certi per formulare la diagnosi.

L'eruzione cutanea è simile a quella del morbillo, ma è meno estesa e più leggera. Si manifesta prima sul volto e sul collo, per poi diffondersi rapidamente al tronco e agli arti. Sul palato si presenta un lieve esantema a macchie separate rosate, che più tardi si fondono in un'area rossastra che si estende alle fauci. L'eruzione dura circa 3 giorni. A seguito dell'infezione naturale l'immunità sembra perdurare per tutta la vita. La contagiosità del paziente infetto inizia da una settimana prima della comparsa dell'esantema fino a una settimana dopo la sua scomparsa.

L'incubazione dura, in genere, 14-21 giorni (più spesso 16-18). Per quanto riguarda la diagnosi, la rosolia è distinta dal morbillo per l'eruzione più lieve e leggera e per l'assenza di macchie di Kolplik, rinite, fotofobia o tosse. Il paziente con il morbillo, inoltre, è in genere più gravemente ammalato e la malattia ha una durata maggiore. A livello epidemiologico, è nota una maggiore incidenza di contagio tra i bambini dai 5 ai 14 anni d'età. Non tutti, però, contraggono la malattia da giovani e possono esserne colpiti da adulti. In particolare, la rosolia può rappresentare un serio rischio se contratta da donne in gravidanza (circa il 10-15% delle donne adulte risulta essere suscettibile al contagio). Nelle gestanti, infatti, un eventuale contagio può essere causa di aborto, di nascita di feti morti o di difetti congeniti nei neonati nati da madri infettate durante i primi mesi di gravidanza.


Varicella

Malattia virale acuta, causata da un virus della famiglia degli herpesvirus, chiamato Varicella- zoster. Si manifesta, inizialmente, con sintomi di malessere generale e febbre e lieve cefalea. La febbre, in genere lieve, in alcuni casi può arrivare anche a 39°-40°C. Dopo qualche giorno compaiono la tipica eruzione cutanea, che causa una forte sensazione di prurito. Inizialmente colpisce il cuoio capelluto, poi il viso e il tronco, fino a estendersi anche all'addome, ai genitali, alle braccia e alle gambe.

Le macchie, da papule pruriginose, nell'arco di 6-8 ore si trasformano in vescicole rosse contenenti liquido chiaro, che in alcuni giorni si seccano, diventano croste e si staccano spontaneamente. In genere, l'esantema ha una durata di 10-14 giorni, ma già dal 5° giorno cessano di apparire nuove lesioni e quelle già presenti cominciano a diventare crostose, fino a scomparire. Nei bambini, solitamente, la varicella è benigna; solo raramente può avere un decorso fatale nei soggetti affetti da leucemia o sottoposti a terapia con corticosteroidi.

La trasmissione della malattia avviene tramite contatto diretto con la saliva di un paziente infetto o con le goccioline emesse parlando, con colpi di tosse e starnuti o, ancora, tramite il contatto con il liquido contenuto nelle vescicole. Più raro è, invece, il contagio da un individuo affetto da Herpes Zoster. L'incubazione dura, in genere, 14-16 giorni, ma la trasmissione agli altri è considerata possibile da 10 a 21 giorni dopo l'esposizione. Per quanto riguarda la diagnosi, si tratta soprattutto di una diagnosi differenziale, volta cioè a escludere altre malattie con possibili sintomi analoghi alla varicella, come la sifilide secondaria, l'eczema infetto, alcune punture d'insetto e la dermatite da contatto.

A livello epidemiologico i soggetti più a rischio risultano essere i bambini tra i 5 e i 10 anni d'età. Alcuni lattanti possono presentare una parziale immunità, forse acquisita per via transplacentare, che perdura fino ai sei mesi d'età. Tra gli adulti, essendo una malattia molto contagiosa, è difficile che vi siano soggetti non ancora immuni alla varicella. Un eventuale caso di contagio in età avanzata, però, è da tenere bene sotto controllo, perché abitualmente grave. In particolare, se contratto da donne in gravidanza il virus può danneggiare il feto.


Scarlattina

Malattia infettiva causata dal batterio Streptococco Beta-emolitico di gruppo A. L'incubazione dura, in media, 2-5 giorni, quando iniziano a comparire i primi sintomi. Primo fra tutti è un improvviso rialzo termico (fino a 39-40°C), associato a brividi, cefalea, vomito e mal di gola. La lingua appare prima ricoperta da una patina bianca e, poi, una volta desquamatasi, di colore rosso intenso (si parla, infatti, di "lingua a lampone").

Dopo 12-48 ore comincia a comparire la tipica eruzione cutanea (esantema), che origina solitamente dall'inguine, per poi diffondersi al collo, alle ascelle e a tutto il corpo in sole 24 ore. Il viso appare completamente rosso, ad esclusione di mento, naso e bocca che restano di colore biancastro. L'esantema tende ad attenuarsi nel giro di 3-4 giorni, mentre il completo decorso della malattia si svolge solitamente in 10-12 giorni.

La trasmissione della scarlattina avviene tramite contatto diretto con la saliva o il muco di un paziente infetto o con le goccioline emesse nell'aria con tosse o starnuti. La diffusione è elevata tra i bambini di età scolare, mentre risulta essere molto insolita nei bimbi con meno di 2 anni d'età. Oggi, comunque, è in genere abbastanza rara, probabilmente perché la terapia antibiotica attualmente disponibile impedisce all'infezione di progredire o di creare epidemie. La diagnosi dell'infezione è facile già sulla base dei sintomi e, in maniera indiretta, evidenziando durante il periodo di convalescenza gli anticorpi antistreptococcici nel siero.


Quinta malattia (megaloeritema)

La quinta malattia è un'infezione virale causata dal virus Parvovirus B 19. E' così chiamata perché rappresenta il quinto esantema infettivo identificato e descritto in pediatria. Il contagio avviene per contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto o con le goccioline immesse nell'aria con tosse, starnuti o semplicemente parlando. Il rischio di trasmissione è presente dalla settimana prima dell'inizio dei sintomi, fino alla comparsa delle manifestazioni cutanee.

In genere non ci sono sintomi prima della comparsa dell'esantema. E', quindi, la comparsa della tipica eruzione cutanea che rende evidente la malattia. Inizialmente colpisce il volto, soprattutto le guance, che appaiono molto rosse e calde, mentre bocca, mento e fronte appaiono pallidi. Si evidenziano sempre più, poi, le tipiche macchioline rosse, lievemente rilevate al tatto, le quali si diffondono al tronco, alle natiche, alle braccia e alle gambe. Spesso l'esantema è anche causa di forte prurito. La quinta malattia ha una durata media di 11 giorni (da 2 a massimo 4-5 settimane), con possibili ricomparse dell'esantema in caso di bagni caldi, particolari situazioni di stress o esposizione al sole prolungata.

L'incubazione, invece, è compresa tra i 4 e i 14 giorni, fino a un massimo di 3 settimane. L'incidenza della malattia è maggiore tra i bambini di età compresa tra i 4 e i 7 anni, con una leggera prevalenza per il sesso femminile. Tra gli adulti, devono porre particolare attenzione le donne in gravidanza, per le quali un eventuale contagio entro il 4°-5° mese di gestazione nel 15% circa dei casi può essere causa di aborto spontaneo. In caso di dubbio, quindi, è sempre consigliabile l'esecuzione di mirati test sierologici e di un controllo ecografico.


Sesta malattia (esantema critico)

Malattia causata da un virus della famiglia degli Herpes Virus, chiamato Herpes Virus Umano tipo 6. La trasmissione è possibile con il contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto o per contatto delle goccioline immesse nell'aria con tosse, starnuti o semplicemente parlando. L'incubazione ha un periodo variabile compreso tra i 5 e i 15 giorni.

I primi sintomi della sesta malattia sono febbre alta (generalmente 39°-41°C), associata a malessere generale, raffreddore, congiuntivite e mal di gola. Una volta scomparsa la febbre (dopo circa 3-5 giorni) inizia a manifestarsi l'esantema, con una manifestazione cutanea che interessa il tronco, il collo e, successivamente, anche il viso e le estremità. Tale eruzione cutanea, però, tende a scomparire molto velocemente, nel giro di 24-48 ore. Il periodo di maggior contagio è quello corrispondente alla fase febbrile.

La diagnosi specifica avviene mediante isolamento del virus, con ricerca di un'eventuale produzione di anticorpi. Molto importante è la diagnosi differenziale, per escludere altre malattie, come il morbillo, la rosolia o altri stati febbrili di origine sconosciuta.

I più colpiti sono i bambini molto piccoli, dai 6 mesi ai 2 anni d'età. Di recente, però, sembra essere stato dimostrato un possibile contagio anche negli adulti, che si manifesterebbe con sintomi clinici vari, come sindromi epatiche e febbre remittente.


Pertosse

Malattia acuta molto contagiosa delle vie respiratorie causata dal batterio Bordetella pertussis. Sintomo principale è la tipica tosse parossistica o spasmodica (con spasmo muscolare), che in genere termina con atto inspiratorio stridente acuto (detto urlo). Altri segni indicativi della malattia sono: febbre, scolo nasale e catarro. Lo stadio catarrale, in particolare, rappresenta uno dei primi sintomi di pertosse, associato a starnuti, lacrimazione, svogliatezza, anoressia e a una fastidiosa tosse notturna che, gradualmente, diventa diurna

Quando la tosse comincia a peggiorare, cioè dopo circa 10-14 giorni, inizia lo stadio parossistico, caratterizzato da 5-15 (o più) colpi di tosse violenti e ravvicinati durante una singola espirazione, seguiti dall'"urlo" e da una profonda inspirazione. Già dopo una breve pausa di respiro normale, si può avere subito un altro attacco parossistico. Possibile è anche la presenza di vomito dopo un attacco parossistico o dopo l'emissione di muco denso.

La trasmissione della malattia avviene per aspirazione del coccobacillo, che viene immesso nell'aria da una persona già infetta durante lo stadio catarrale e parossistico precoce. Dopo tre settimane i pazienti non sono più contagiosi. Va sottolineato che l'aver contratto la malattia non conferisce immunità naturale permanente, anche se un secondo episodio sarebbe comunque più lieve del primo (spesso trascurato). L'incubazione varia, in genere, da 7 a 14 giorni, fino a un massimo di 3 settimane. La fase della convalescenza inizia generalmente entro 4 settimane dal contagio, quando gli attacchi parossistici iniziano a diventare meno gravi e frequenti, diminuisce il vomito e le condizioni generali del paziente migliorano. In media la malattia ha una durata di circa 7 settimane (da un minimo di 3 settimane a un massimo di 3 mesi).

La diagnosi è possibile, in genere, mediante tamponi nasofaringei, che nella fase catarrale e in quella parossistica precoce risultano positivi alla B. pertussis nell'80-90% dei casi. Migliori risultati si ottengono con l'uso di particolari tamponcini di cotone sterile montati su un'asta metallica sottile e flessibile (specillo) ricoperta di zinco, da far passare attraverso le narici. Per quanto riguarda l'epidemiologia, infine, la pertosse può colpire a tutte le età, ma il 38% dei casi riguarda i lattanti entro i sei mesi di vita e nel 71% dei casi i bambini di età inferiore ai 5 anni. Sotto i due anni la malattia è molto grave e la mortalità è di circa l'1-2% tra i bambini di età inferiore a 1 anno. Gli adulti non sono comunque considerati soggetti ad alto rischio. Unica eccezione è rappresentata dagli anziani, per i quali il contagio potrebbe essere molto pericoloso.


Parotite

Malattia virale acuta causata da un virus della famiglia dei Paramyxovirus, il Myxovirus parotiditis. Dopo un periodo di incubazione di 14-24 giorni, iniziano a comparire i primi sintomi: brividi, cefalea, anoressia, malessere generale e qualche linea di febbre della durata di 12-24 ore. Passato questo periodo, inizia a comparire dolore alla masticazione o alla deglutizione, specialmente dopo l'assunzione di liquidi acidi (come aceto o succo di limone). Iniziano, quindi, a vedersi delle tumefazioni alle ghiandole parotidee, tipiche della malattia. A volte, il rigonfiamento da infezione può colpire anche le ghiandole salivari sottomascellari, fino a interessare anche la zona soprasternale. Il decorso completo della malattia si svolge, in genere, entro 9-10 giorni.

La trasmissione può avvenire tramite contatto diretto con la saliva del paziente infetto, con le goccioline emesse con tosse e starnuti o semplicemente parlando. Un soggetto risulta contagioso da 1 a 7 giorni prima della comparsa della tumefazione della parotite, fino a 5-9 giorni dopo la scomparsa dei sintomi. La diagnosi è, in genere, abbastanza facile. E' importante, però, distinguere la malattia virale da altri disturbi con sintomi simili, come la parotite batterica, i tumori benigni e maligni delle ghiandole salivari e la tumefazione parotidea da farmaci.

L'epidemiologia della malattia indica come soggetti più a rischio di contagio i bambini tra i 5 e i 15 anni d'età; più difficile, invece, è l'infezione di bambini con meno di 2 anni e di lattanti fino a 1 anno, che risultano praticamente immuni. Nel 25-30% dei casi, inoltre, la parotite decorre in maniera asintomatica. Negli adulti e negli adolescenti il rischio più alto conseguente al contagio (anche se raro) è rappresentato dalla possibilità di rimanere sterili. L'interessamento testicolare compare nel 30% dei pazienti che hanno superato la pubertà, dei quali solo il 25% circa presenta un'orchite bilaterale. Ed è proprio in questi soggetti che è presente il rischio di rimanere sterili, con una probabilità comunque inferiore al 3%.


Fonti



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