App Immuni è operativa: ecco come funziona
Dopo la sperimentazione in quattro regioni, l'applicazione di tracciamento dei contatti è operativa in tutto il territorio italiano. Basterà scaricare l'app, disponibile sia per i sistemi iOS che Android, una volta installata sul proprio smartphone, l'app richiederà una serie di passaggi per acquisire le informazioni di base sull'utente: dall'età (la minima consentita è 14 anni) al consenso per la privacy, quindi l'abilitazione delle notifiche per poter ricevere l'alert e soprattutto la provincia di appartenenza. Per funzionare ha bisogno che il Bluetooth resti sempre acceso dato che sfrutta questo sensore, nella sua versione a basso consumo di energia (BLE), per individuare la distanza con un altro dispositivo che ha installato il software. Al momento è stata già scaricata da 2,5 milioni di italiani. La conditio sine qua non per l'efficacia del monitoraggio è il bacino di utenza: più l'app viene usata su larga scala, maggiore sarà il risultato per mappare il rischio di contagio e poter così agire in termini di prevenzione per contenere la diffusione del coronavirus.
L'app sviluppata da Bending Spoons sulla base delle interfacce del cosiddetto modello Apple/Google, infatti a tutela della privacy non utilizza gps e wifi. Aspetto evidenziato dagli stessi sviluppatori che in una sessione di domande e risposte sul social Reddit hanno spiegato: «Come si può vedere dalla lista di permessi richiesti da Immuni, l'app non è autorizzata ad accedere ad alcun dato di geolocalizzazione (inclusi i dati del Gps) e non può quindi sapere dove si trova l'utente». Sempre in tema di privacy, Bending Spoons ha sottolineato: «l'invio di dati al server è limitato al minimo indispensabile affinché' il Servizio Sanitario Nazionale possa gestire l'emergenza al meglio. In questo senso, i requisiti sono forniti dal Governo, mentre noi ci limitiamo a implementarli. Confermiamo che l'attenzione alla privacy è stata e continua a essere totale». Quando un individuo riceve la diagnosi di positività al Covid gli viene chiesto se ha scaricato l'app (lo hanno già fatto in 2,5 milioni) e se vuole fornire il codice di sblocco generato dall'app stessa. Questo codice serve all'operatore sanitario per far partire l'invio di una notifica a chi ha Immuni sul suo smartphone e nei 14 giorni precedenti è stato a due metri di distanza dal positivo per almeno 15 minuti. Nel caso in cui sul nostro smartphone appaia la notifica che ci segnala di essere entrati a contatto con un positivo (come avvenuto in Liguria in 3 casi la scorsa settimana), bisognerà seguire le indicazioni comparse sull'app, utili a prevenire il contagio. Bisognerà contattare il proprio medico comunicando di aver ricevuto la notifica. Il medico a sua volta contatterà l'Asl che prenderà in carico la situazione occupandosi della sorveglianza sanitaria.
«Voglio ribadire che è anonima e resterà tale fino alla fine del suo uso - ha voluto assicurare il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri - e che è una componente fondamentale nella strategia del contenimento della pandemia nel proprio Paese. Abbiamo voluto e dovuto ottemperare alle esigenze di privacy e abbiamo impiegato il minimo del tempo». A ribadire la sicurezza della privacy dell'app è anche il premier Giuseppe Conte: «La potete scaricare con sicurezza, serenità e tranquillità, perché tutela la privacy, ha una disciplina molto rigorosa, non invade gli spazi privati». Il sistema adottato da Immuni impedisce a terzi di sapere, in automatico, se qualcuno ha ricevuto la notifica e conta sulla comunicazione da parte dell'utente dell'avvenuta notifica così da far scattare le procedure di contact tracing. Molto dipende, dunque, dalla responsabilità individuale dei cittadini. Se è vero che non c'è alcun obbligo di scaricare l'app o di accettare che il personale sanitario inserisca il proprio codice nel database, non farlo però potrebbe ridurre notevolmente la possibilità di tracciamento dei contagi.
Fonte: Doctor33
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