Vitamina D: bambini a rischio carenza dopo il lockdown

24 settembre 2020
Aggiornamenti e focus, Speciale Vitamina D

Vitamina D: bambini a rischio carenza dopo il lockdown



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La vitamina D è una vitamina essenziale per l'assorbimento di calcio e per la formazione di ossa solide e resistenti, oltre ad essere coinvolta nel buon funzionamento del sistema immunitario e alcune funzioni neuromuscolari. La maggior parte della vitamina D che occorre all'organismo, viene prodotta dalla pelle dopo l'esposizione ai raggi solari, e viene poi accumulata, formando una sorta di deposito, ma secondo i pediatri il permanere a casa dei bambini durante il lockdown della scorsa primavera a causa dell'emergenza Covid-19, potrebbe aver ridotto queste scorte.

La sintesi di vitamina D comincia in primavera


«Il prossimo inverno avremo in circolo meno scorte di vitamina D a causa del fatto che nel periodo del lockdown siamo stati meno esposti al sole. Quindi quest'anno i pediatri dovranno prestare più attenzione, perché è probabile che un maggior numero di bambini raggiunga una situazione di carenza che potrebbe poi dare problemi soprattutto a livello osseo, tanto negli adolescenti quanto nei bambini in età scolare» ha spiegato Francesco Vierucci, pediatra della Struttura complessa di Pediatria dell'Ospedale San Luca di Lucca in occasione di un recente convegno promosso dalla Società italiana di pediatria preventiva e sociale (SIPPS) «Nel nostro Paese la sintesi cutanea di vitamina D diventa efficace da marzo, praticamente proprio nei tre mesi in cui quest'anno siamo stati chiusi in casa». Pertanto, ha spiegato il pediatra «tutti i bambini che necessariamente sono stati meno esposti al sole meritano di fare la profilassi con vitamina D. Si tratta di una profilassi a dosaggi fisiologici giornalieri assolutamente raccomandati, per cui non è necessario andare a misurare il livello di vitamina D presente, a meno che non ci siano nei bambini dei sintomi carenziali clinici evidenti, ma in questo caso è il medico a doverlo riscontare».


Vitamina D: aiuta il sistema immunitario, ma non previene il Covid-19


Sulla relazione tra vitamina D e malattia da Covid-19 «i dati effettivamente disponibili sono pochi. Diciamo che al momento non si può ritenere che la profilassi con vitamina D possa essere una reale ed efficace strategia di prevenzione di Covid-19 o di trattamento della malattia. I pochi studi pubblicati suggeriscono un'associazione tra carenza grave di vitamina D e peggior risoluzione della malattia. Ma non è una relazione causa-effetto, è un'associazione». La cosa certa è che «lo stato vitaminico regola l'immunità dunque è assolutamente corretta l'indicazione di cercare di garantire a tutti i soggetti i fabbisogni giornalieri di vitamina D raccomandati per età».


Vitamina D: pesce, uova e verdure a foglia verde

Anche prima del lockdown, lo stile di vita dei bambini di oggi rende difficile la produzione di una quantità sufficiente di vitamina D, perché trascorrono moltissime ore in ambienti chiusi, a partire dalla scuola a tempo pieno e poi a casa, al PC, occupati con lo smartphone o davanti a un televisore; anche molte attività sportive si svolgono in ambienti chiusi. La vitamina D, però può essere assunta anche attraverso l'alimentazione. Non sono alimenti molto amati dai bambini, ma si può provare ad introdurli comunque nella loro dieta. Si tratta del pesce grasso come il salmone, le aringhe, le sardine e il fegato di pesce (olio di fegato di merluzzo), il tonno in scatola, il tuorlo d'uovo, il burro, le verdure a foglia verde.


Vitamina D soprattutto in gravidanza

Assumere la giusta quantità di vitamina D è importante anche in gravidanza. Infatti uno studio recente ha dimostrato che tanto nascere da una madre affetta da asma, quanto nascere da una madre carente di vitamina D in gravidanza, rappresentino per il nascituro fattori di rischio di sviluppare asma negli anni successivi» ha spiegato Vierucci «Quindi la profilassi con vitamina D nelle gestanti è una vera e propria prevenzione primaria dell'asma molto importante». Il pediatra ricorda, infine, che «lo stato vitaminico del neonato è completamente dipendente e proporzionale a quello della mamma. Per cui una madre carente di vitamina D partorirà un bambino carente. E questo può dare problemi sia nelle prime epoche di vita, che poi andare ad influenzare negativamente tutti i processi dell'acquisizione della massa ossea».


Chiara Romeo




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