Giornata mondiale della Sindrome Asperger: Neurotribù, come è stato scoperto l’autismo
Negli anni della loro irrefrenabile ascesa verso il successo, i Beatles promisero una visita di un'ora nella prima struttura di Londra per bambini autistici. Ma allo scadere dei sessanta minuti, John Lennon non andò via. Per tutto il pomeriggio giocò con i piccoli ospiti del centro, rotolando con loro sul pavimento e promettendo di sostenere il reparto di psicologia pediatrica.
Molti anni prima fu l'autore dell'indimenticabile classico Oliver Twist, Charles Dickens, a sostenere (sia economicamente che con le sue prose che colpivano al cuore) la creazione di quel centro. Il primo della Gran Bretagna a prendersi cura di bambini economicamente disagiati e che avevano bisogno di aiuto. Tra questi, anche i bambini autistici.
Anni dopo, grazie alla perseveranza di Dustin Hoffman, la storia di un adulto autistico giunse finalmente sul grande schermo con Rain Man, attuando di fatto una rivoluzione.
Perché se per tanti anni i genitori avevano nascosto i loro bambini autistici per la vergogna, dopo il film diretto da Barry Levinson e dopo una conquista delle sale cinematografiche di tutto il mondo, l'autismo smise di far paura.
Si aprì la strada per l'integrazione nella società moderna, partendo innanzi tutto dal riconoscimento dei diritti degli autistici (tra cui quello all'istruzione pubblica) e dal coming out di pazienti e genitori tra piazze virtuali e congressi.
Ma, prima di giungere a queste rivoluzioni, per lunghi anni da Vienna a New York medici e psichiatri cercarono di scoprire le origini di quella sindrome che apparve subito come incurabile.
Quegli studi, quelle ricerche, le storie vere di tanti piccoli pazienti e le rivoluzioni sono raccontate con un linguaggio semplice, diretto e realista dal giornalista Steve Silberman, autore del bestseller New York Times "NeuroTribù - I talenti dell'autismo e il futuro della neorodiversità" (Edizioni Lswr).
Con una scrittura fedele agli aspetti scientifici del tema, ma che si miscela bene con le tecniche narrative anche del new journalism, l'autore entra nelle cliniche descrivendo gli incontri tra medici e pazienti, spesso bambini con capacità straordinarie ma che non riuscivano a comunicare. Entra nelle case e poi nelle auto dei genitori che viaggiano da uno stato all'altro degli Stati Uniti, in una corsa contro il tempo per trovare terapie per i loro piccoli.
L'autore legge con il lettore gli appunti dei medici passati alla storia non solo per le loro scoperte sull'autismo, ma anche per aver protetto centinaia di bambini dalle camere a gas naziste. E tra le pagine di Silberman, tra i nomi di quei tanti pazienti autistici sconosciuti, appaiono gli inventori di microtecnologie della Silicon Valley, gli ideatori delle riviste di fantascienza e delle prime videochiamate e gli scienziati che, con il loro autismo, hanno segnato anche le rivoluzioni della chimica e della fisica moderna.
"NeuroTribù" non è solo in viaggio nella storia dell'autismo e dei suoi studi, ma anche nella rivendicazione dei diritti, nella voglia di avere una vita normale dentro una società che finalmente, e con ritardo, ha iniziato ad accettare l'autismo.
Perché, come disse lo sceneggiatore di Rain Man Barry Morrow parlando del suo amico autistico che ispirò il film, "non solo le persone come lui hanno bisogno della società, ma la società ha bisogno di loro".
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