Malattie professionali, ancora troppo invisibili

10 dicembre 2010
Interviste

Malattie professionali, ancora troppo invisibili



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In Italia muoiono sul lavoro più di mille persone all'anno, ma nessuno ha mai contato quante si ammalano per motivi professionali. Dal 2011 le aziende avranno l'obbligo di rilevare lo stress lavoro-correlato, secondo quanto stabilisce un decreto del 2008. Francesco Tomei, ordinario di Medicina del Lavoro alla Sapienza di Roma, si occupa del monitoraggio sulla relazione tra stress da lavoro e malattie professionali, in particolare degli effetti del rumore sulla salute.

Si parla purtroppo di morti bianche, ma le malattie professionali restano invisibili...
Molto raramente un medico chiede che lavoro fa il suo assistito per arrivare alla diagnosi. L'anamnesi si basa sulle malattie avute nell'infanzia e su quelle di nonni e genitori. Eppure nel luogo di lavoro trascorriamo la maggior parte della nostra vita entrando in contatto con agenti patogeni, sostanze chimiche, inquinanti, o semplicemente con problemi posturali.

Quando si parla di malattie professionali si fa riferimento a patologie tradizionali collegate al lavoro industriale. Ora stanno emergendo anche disturbi non ancora rilevati?
Si infatti, molti gruppi di ricerca studiano differenti fattori di rischio. All'Università La Sapienza, per esempio, stiamo svolgendo diverse analisi che documentano l'incidenza del rumore presente in alcune attività lavorative nella comparsa di patologie cardiologiche. Intanto, grazie alla prevenzione, la perdita dell'udito provocata dall'esposizione al rumore è sensibilmente diminuita, ma emergono nuove patologie dell'apparato cardiovascolare. Si registra, infatti, un'incidenza tripla dell'ipertensione e doppia delle alterazione dell'elettrocardiogramma nei lavoratori esposti a forte rumore, rispetto ai lavoratori non sottoposti a questo stress. Un caso limite è stato riscontrato in una fabbrica di materassi a molle, dove il 75% dei lavoratori risultava iperteso. In sostanza abbiamo avuto conferma che il rumore può essere considerato un fattore di rischio cardiovascolare e che i suoi effetti sono in relazione con l'intensità e il tipo di esposizione.

Dal suo punto di vista c'è una maggiore consapevolezza rispetto a queste patologie?
I casi denunciati rispetto a quelli taciuti o sottovalutati sono in aumento, resta però un'ampia fascia di malattie professionali non riconosciute. Si calcola che circa il 60% dei tumori possa essere causato da fattori ambientali presenti sul luogo di lavoro, ma i tumori denunciati come malattie professionali sono stati nel 2008 solo 1.800, di cui la metà dovuti all'amianto.

Come si può fare prevenzione?
Prima di tutto abbandonando il fatalismo colpevole che, con rassegnazione, lascia inerti di fronte agli incidenti. È necessario condividere con tutti una strategia più efficace per ridurre le malattie professionali e gli incidenti sul lavoro; ciò porterà anche a un miglioramento delle attività e della produttività delle imprese, sia pubbliche che private. Ma dobbiamo lavorare anche sulla classe medica, in particolare sulla formazione.



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