24 febbraio 2011
Aggiornamenti e focus
Troppi antibiotici nei corsi d'acqua
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E il rischio è il fenomeno di resistenza a questi farmaci. Infatti, ogni corso d'acqua può diventare un perfetto "allevamento" di batteri resistenti agli antibiotici, se non si fa attenzione a cosa vi si scarica dentro. Lo ha dimostrato una serie di ricerche, l'ultima delle quali è stata condotta in India, in una regione dove viene prodotta la maggior parte dei principi attivi dei farmaci usati in tutto il mondo. Lo studio dei ricercatori dell'università di Goteborg, pubblicato dalla rivista Plos One, ha analizzato campioni di acqua da tre siti vicino a Hyerabad, in un'area dove sorgono 90 fabbriche di farmaci, e nei cui fiumi è stata trovata una quantità di antibiotici pari a quella che un uomo avrebbe nel sangue durante la terapia. Utilizzando una nuova tecnica in parallelo che permette di riconoscere subito i geni legati alla resistenza agli antibiotici gli esperti hanno trovato che il 2% di tutto il Dna dei batteri rinvenuti nell'acqua era proprio del tipo che conferisce la resistenza. L'analisi ha mostrato anche che i batteri presenti erano resistenti a diversi tipi di antibiotici, anche quelli non prodotti nel sito analizzato, mentre nel caso della ciprofloxacina la resistenza era assente, probabilmente perché la quantità di principio attivo era così alta da abbattere anche i batteri resistenti. Il fenomeno è studiato da diversi anni negli scarichi della Lombardia da Ettore Zuccato dell'istituto Mario Negri di Milano che commenta «Il primo modo per difendersi è un utilizzo responsabile dei farmaci» spiega l'esperto «soprattutto gli antibiotici vanno presi solo quando è strettamente necessario. Un'altra arma è rappresentata dai depuratori: quelli moderni sono in grado di eliminare la gran parte dei residui di farmaci, ma andrebbero applicati su larga scala, anche se costano di più»
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