28 febbraio 2011
Aggiornamenti e focus
Pillola del giorno dopo, i farmacisti possono obiettare
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Sì alla possibilità per i farmacisti di esercitare l'obiezione di coscienza per non vendere la pillola del giorno dopo, ma, al contempo, va garantito il diritto della donna a ottenere il farmaco richiesto. È la posizione espressa dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb) in un parere sull'argomento votato nella seduta svoltasi venerdì scorso che non ha mancato di sollevare polemiche. Il tema, del resto, è dal 2000, anno nel quale è stata approvata dal ministero della Salute (allora sanità) e commercializzata con la procedura europea del mutuo riconoscimento, oggetto del contendere di opposte fazioni. Si tratta di un anticoncezionale, a base di levonorgestrel, che agisce bloccando l'ovulazione, impedendo l'eventuale annidamento nell'utero dell'uovo che potrebbe essere fecondato, e può essere venduto solo con prescrizione medica, che va rinnovata volta per volta. Le sostanze contenute nel farmaco sono le stesse presenti nella pillola anticoncezionale, cioè estrogeni e progestinici, i principali ormoni sessuali femminili. La differenza sta nel dosaggio che è più elevato rispetto alla pillola tradizionale. La condizione è che si assuma entro 72 ore dal rapporto una prima dose del farmaco scelto. Dopo 12 ore se ne deve assumere una seconda. Secondo gli esperti non provoca l'interruzione di una gravidanza. Eppure c'è chi ritiene che provochi un aborto farmacologico non dissimile da quello chirurgico, a chi, invece, considera che un facile accesso alla pillola potrebbe incoraggiare i giovani a sperimentare il sesso trascurando precauzioni e facilitando la trasmissione di malattie veneree, epatite e Aids. A partire da queste posizioni nell'ottobre del 2007, partecipando al Congresso internazionale dei farmacisti cattolici, Benedetto XVI ha chiesto alle federazioni partecipanti di affrontare il problema, affinché il diritto all'obiezione possa essere riconosciuto ed esercitato legalmente. Una posizione che ha aperto il dibattito sulla possibilità per il farmacista di rifiutarsi di fornire il farmaco. Ora la risposta affermativa, anche se non unanime, del Cnb.
Si tratta di una risposta, spiega il vicepresidente del Cnb Lorenzo D'Avack, «sollecitata dalla deputata dell'Udc Luisa Santolini, in merito all'obiezione di coscienza che può essere invocata dai farmacisti per non vendere prodotti farmaceutici per i quali non si può escludere la possibilità di un meccanismo di azione che porti all'eliminazione dell'embrione», sia pure non ancora annidato nell'utero materno. Nel parere, ha sottolineato D'Avack, «non è stata raggiunta un'unanimità di opinioni, tuttavia è emersa una maggioranza a favore dell'obiezione di coscienza per i farmacisti». I membri del Cnb si sono invece espressi all'unanimità nel sollecitare, nell'ipotesi in cui il Legislatore dovesse riconoscere la possibilità di obiezione di coscienza per tale categoria, la previsione di un sistema organizzativo che consenta comunque alla donna che ne faccia richiesta di ottenere la pillola del giorno dopo. È cioè «indispensabile» ha affermato D'Avack «che lo Stato preveda degli strumenti che consentano sempre e comunque alla donna di poter realizzare la propria richiesta farmacologica, perché la donna non riceva appunto un danno dal diritto di obiezione di coscienza eventualmente riconosciuto ai farmacisti».
La Federazione degli Ordini dei Farmacisti italiani (Fofi) si dichiara «favorevole a una legge» che disciplini e faccia chiarezza sul tema dell'obiezione di coscienza dei farmacisti. È quanto precisa il presidente della Fofi, Andrea Mandelli, commentando il parere espresso dal Comitato Nazionale di bioetica. «La politica in questo senso ci deve dare una mano», aggiunge Mandelli, secondo il quale una futura «risposta legislativa a questo problema dovrà necessariamente tener conto di entrambi gli aspetti: da un lato quello di tutelare la singola coscienza del farmacista, e dall'altro quello di garantire il diritto del paziente rispetto a una prescrizione medica». E su quest'ultimo aspetto si focalizza Annarosa Racca, presidente di Federfarma secondo la quale la farmacia e dunque il farmacista «hanno il dovere di dispensare, sotto prescrizione, ogni tipo di farmaco». «Certo che se in farmacia fosse presente un obiettore di coscienza» aggiunge Racca «allora nella stessa farmacia ci dovrà essere un altro farmacista non obiettore, perché le nostre strutture non solo svolgono un servizio fondamentale sul territorio ma sono anche un terminale del Servizio Sanitario Nazionale. E in quanto tale» conclude «devono garantire un servizio, che è quello di dispensare tutti i farmaci che sono in commercio». Un tasto su cui insiste anche l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori (Aduc) secondo la quale la pillola del giorno dopo «deve essere venduta liberamente, senza ricetta medica e anche al di fuori delle farmacie». Già oggi, rileva l'associazione, « l'obiezione di coscienza dei farmacisti non è prevista, reperire la pillola del giorno dopo è un'impresa e per questo immaginiamo cosa potrebbe succedere domani con l'istituzionalizzazione di questo diritto del farmacista».
Marco Malagutti
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