Trapianti e tumori non fermano la maternità

08 aprile 2011
Aggiornamenti e focus

Trapianti e tumori non fermano la maternità



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Grazie ai progressi raggiunti in medicina, di molte patologie non si muore più, anzi, si sopravvive conservando tutte le proprie potenzialità fisiologiche, compresa, per le donne, la possibilità di avere figli. La medicina perinatale, che si occupa della salute della madre e del bambino, ha, infatti, aperto due nuove prospettive: da una parte la possibilità di una gravidanza per donne che hanno avuto e superato un tumore, dall'altra la gravidanza di donne hanno subito un trapianto d'organo.

Su questi fronti è impegnata la Società Italiana di medicina perinatale (Simp) che ha come obiettivo promuovere la salute della madre, del feto e del neonato e la tutela dei loro diritti. E alle pazienti che hanno affrontato questi eventi ha dedicato parte di un recente congresso da cui sono emerse importanti conferme. «Le donne che hanno avuto un tumore, che ha colpito l'apparato urogenitale o altri organi» spiega Giampaolo Donzelli, presidente Simp «possono oggi affrontare una gravidanza con esito buono grazie a trattamenti conservativi che compromettono molto meno la fisiologia riproduttiva». I tassi di sopravvivenza sono molto migliorati e, anche se l'8% dei tumori femminili è diagnosticato sotto i 40 anni, viene curato con successo e le donne con forme precoci di tumori ginecologici e con stadi iniziali di altre neoplasie possono affrontare delle gravidanze. Inoltre esiste una casistica, seppure contenuta, delle gravidanze complicate da neoplasie: una ogni mille e nel 75% dei casi è un tumore solido che colpisce mammella, cervice uterina oppure è un melanoma e nel restante dei casi è una neoplasia del sangue (leucemia). «La consulenza preconcezionale rappresenta uno strumento fondamentale ed efficace nella prevenzione di condizioni patologiche associate alla gravidanza, potenzialmente capaci di influenzare l'esito perinatale» aggiunge Donzelli. Sono, infatti, fondamentali le informazioni sulla possibilità di effettuare trattamenti conservativi e rispettosi della fertilità, sui tempi di attesa e sugli eventuali rischi materni, come per esempio la recidiva di malattia, ed embrio-fetali e non ultima l'opportunità dell'allattamento concomitante all'assunzione di farmaci antitumorali. «L'outcome ostetrico è influenzato dall'intervallo di tempo fra le cure oncologiche e il concepimento, dal tipo di farmaco e dalla dose di radiazioni» afferma Giovanni Scambia, professore ordinario di Ginecologia e ostetricia presso l'Università Cattolica di Roma «Generalmente si consiglia un periodo di attesa di due anni dopo il trattamento, ma naturalmente il tempo ottimale tra cura e concepimento deve essere valutato su ogni singola paziente, per la quale è essenziale impostare un check up psicofisico con particolare attenzione agli organi che potrebbero essere stati compromessi».

Sul fronte dei trapianti non esistono ancora dati nazionali, ma per ora gli esperti della Simp si esprimono in base all'esperienza statunitense di 15 anni sui principali tipi di trapianto che attualmente si eseguono: cuore, polmone, fegato. «In questi casi, i fattori che condizionano la prognosi di una gravidanza» spiega Donzelli «sono lo stato di salute generale della paziente, la patologia sottostante che ha portato al trapianto, e il tipo di trapianto eseguito. Ma è di fondamentale importanza il rapporto tra il chirurgo che ha eseguito il trapianto e la donna per un counseling che prenda in considerazione tutti gli aspetti, affinché la scelta vada a buon fine». Vanno, infatti valutati i rischi di parto pretermine causato da ipertensione e preeclampsia e quelli associati all'uso dei farmaci immunosoppressori. «La paziente, che già assumeva una terapia antirigetto prima della gravidanza, deve proseguirla durante la gravidanza e anche durante l'eventuale allattamento al seno» aggiunge Donzelli «e questi farmaci verranno assunti dal nascituro e dal neonato. Al momento i dati non evidenziano sospetti di malformazioni». I casi italiani saranno oggetto di indagine del Registro Italiano per la gravidanza e il neonato da donna trapiantata, primo in Italia e in Europa, nato dalla collaborazione dell'Ospedale pediatrico Meyer di firenze, l'Istituto superiore di sanità e il Centro nazionale trapianti, al fine di raccogliere i dati e delineare linee guida specifiche. Con riferimento ai nuovi ambiti di ricerca della medicina perinatale, Donzelli commenta: «Si tratta di una medicina giovane e servono considerazioni sul medio-lungo termine, al momento stiamo monitorando bambini che sono i primi in assoluto a nascere in questo contesto bisognerà attendere la loro crescita per avere maggiori certezze».

Simona Zazzetta



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