28 ottobre 2011
Aggiornamenti e focus
Obesità infantile complicata dal fegato grasso
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Se già di per sé è una patologia e un fattore di rischio, quando associata in età evolutiva a complicanze quali steatosi epatica, ipertensione, iperglicemia o abuso di alcol l'obesità diventa una vera e propria minaccia in grado di ridurre l'aspettativa di vita di 15 anni. Allo stato attuale un bambino su 3 in media è obeso, ma in alcune realtà regionali, quale la Campania, la prevalenza sfiora il 49%. «Un bambino obeso ha un'elevata probabilità di avere steatosi epatica e altri problemi cronici e progressivi che compromettono la struttura dell'organo stesso fino alla perdita totale della sua funzione» sottolinea Valerio Nobili, responsabile di Epatopatie metaboliche e autoimmuni dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù che ha portato l'esperienza dell'Ospedale in campo pediatrico di fronte ai 18mila addetti ai lavori della 19a edizione della Settimana Internazionale di Gastroenterologia di Stoccolma. In Italia, si stima circa un milione di bambini con steatosi, ai quali vanno aggiunti quelli con sindrome metabolica e i bambini obesi, esposti allo stesso identico rischio. «La risultante di questo processo sarà una sensibile riduzione della spettanza di vita, un impennarsi della spesa sanitaria per le cure richieste da questa patologia e un numero sempre più grande di adolescenti col fegato compromesso che saranno adulti malati e quindi ancor più bisognosi di cure mediche» ha aggiunto Nobili. «Unendo gli sforzi di istituzioni e pediatri si può fare in modo che nelle scuole vengano proposti menu ad hoc ricchi anche di pesce che agisce come una sorta di "sgrassante" naturale per il fegato; si possono promuovere stili di vita salutari, spostamenti a piedi e attività fisica individuando spazi adeguati».
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