La trombosi si previene pedalando in bicicletta

17 aprile 2013
Aggiornamenti e focus

La trombosi si previene pedalando in bicicletta



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L'attività fisica, le sane abitudini di vita e la prevenzione della salute del proprio cuore salvano migliaia di vite ogni anno dalla trombosi. Non è mai troppo ripeterlo, soprattutto in occasione della 2° Giornata nazionale per la lotta alla trombosi, promossa dall'Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari (Alt) che nell'odierna edizione punta l'attenzione sull'attività fisica, in particolare quella che si può fare andando in bicicletta anziché girare in città in auto.

Si chiama, infatti, "Pedala con il cuore" la campagna organizzata da Alt nella città di Milano in collaborazione con bikeMi, il servizio di bike-sharing disponibile ormai in molte città italiane ed europee che mette a disposizione un parco bici come mezzo sostenibile e salutare per muoversi ogni giorno per andare a scuola e al lavoro. Il progetto è sostenuto dai risultati di uno studio condotto nella primavera scorsa a Odense, in Danimarca, che ha coinvolto per 8 settimane 43 bambini delle scuole elementari che non utilizzavano abitualmente la bicicletta per andare a scuola. I bambini sono stati divisi in due gruppi: 20 hanno continuato ad andare a scuola con i mezzi abituali e 23 hanno iniziato ad andare a scuola in bicicletta. I bambini che hanno cominciato a usare la bicicletta per andare a scuola hanno avuto un miglioramento del 50% dei parametri di valutazione del rischio vascolare, quali pressione, peso, glicemia e colesterolo. «Questo studio per la prima volta ha documentato in modo scientifico che l'uso della bicicletta comporta un miglioramento significativo dei parametri cardiometabolici nei bambini» sottolinea Lidia Rota Vender, presidente di Alt «Andare a scuola camminando o pedalando potrebbe risultare quindi una soluzione semplice ma efficace ai fattori di rischio per le malattie da Trombosi. La migliore medicina è un'attività fisica abituale che non richiede investimenti di tempo e che potrebbe essere svolta da quasi tutta la popolazione, anche dai soggetti più pigri».

In Italia 1 bambino su 3, segnala l'Associazione, è in sovrappeso e solo 12 bambini su 100 fanno attività fisica tutti i giorni. Fra gli adulti, 33 italiani su 100 non praticano alcuna, neppure occasionale, attività fisica, contro 6 tedeschi su 100 e 10 francesi su 100. Fra le donne 60 su 100 non praticano attività fisica sufficiente, contro 29 tedesche e 37 francesi su 100. Sedentarietà e alimentazione scorretta costituiscono una miscela letale, in quanto causa principale dell'aumento dell'indice di massa corporea (Imc) tra gli adulti: in Italia l'Imc medio dell'adulto è 26,5, tra i più alti d'Europa, e secondo l'Oms equivalente a sovrappeso. Gli stili di vita scorretti sono la principale causa dei 180 mila decessi che ogni anno si registrano in Italia per malattie cardio- e cerebrovascolari. Una situazione con pesanti ripercussioni non solo sulla salute della popolazione, ma anche sui conti pubblici: ogni anno l'Europa spende 196 miliardi di euro per infarto, ictus cerebrale, embolia, trombosi venose e arteriose. Il 54% per i costi diretti, legati alla cura di queste malattie, ai ricoveri in ospedale, agli esami e ai farmaci. Il rimanente 46% per i costi indiretti, legati alla mancata produttività e alle spese sostenute dalle famiglie per l'assistenza ai malati colpiti da malattie che, quando non uccidono, lasciano gravissima invalidità, spesso permanente. È come se in Europa ogni Servizio sanitario nazionale dovesse spendere 12 euro per ciascun abitante. Costi enormi e insostenibili, a fronte di malattie che sono spesso conseguenza dello stile di vita e in particolare di livelli insufficienti di attività fisica, obesità, fumo, ipertensione e diabete.



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