Intersessualità: i diritti negati di chi nasce senza un genere definito

12 dicembre 2016
Aggiornamenti e focus

Intersessualità: i diritti negati di chi nasce senza un genere definito



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"Non puoi accontentarti di essere una lesbica?", se lo sente chiedere Lorenzo - all'anagrafe Loredana - protagonista del libro Le bambine non fanno pipì in piedi che affronta il delicato tema dell'intersessualità e dei problemi fisici e psicologici che spesso accompagnano chi nasce senza un genere ben definito dai criteri standard che distinguono tra maschio e femmina.
«Mi rendo conto che nel libro si parla di un argomento molto importante e delicato, quanto poco conosciuto» spiega Domiziana Tommasini, pisana classe 1984, autrice del romanzo pubblicato da Edizioni Ets nel 2016 e arrivato tra i finalisti nella categoria "esordienti" alla quarta edizione del Premio Zanibelli - Leggi in salute.

Le chiamano anomalie...


Non si tratta di omosessualità o di transgenderismo (ovvero la mancata corrispondenza tra il genere fisico e quello nel quale ci si identifica). Come si legge nel documento Standing up for the human rights of intersex people pubblicato a dicembre 2015 da Ilga Europe in collaborazione con Oii (Organisation Intersex International Europe), le persone definite intersessuali sono nate con caratteristiche sessuali come genitali, cromosomi o risposte ormonali che non appartengono strettamente alle categorie "maschio" o "femmina", o appartengono a entrambe le due categorie.
E anche se in genere queste differenze si colgono già al momento della nascita ci sono anche casi in cui l'intersessualità viene scoperta solo più in là nel tempo, a seguito di un esame medico svolto per altre ragioni e che rivela, per esempio, la presenza di ovaie in una persona "apparentemente maschio".

Secondo le stime più recenti gli intersessuali rappresentano un caso su 200 nati e ancora oggi spesso sono considerati come soggetti "da curare" per riportare le caratteristiche sessuali a quelle di un genere specifico attraverso un intervento chirurgico o a trattamenti ormonali a vita. Il sesso deciso a tavolino da medici e genitori però non sempre corrisponde a quello nel quale la persona si identifica e questo può avere conseguenze estremamente negative in termini di sviluppo psicologico e delle relazioni sociali.

Ancora troppi i diritti violati


«Se continuiamo a ragionare secondo un sistema binario fatto solo di maschio e femmina non arriveremo mai a una soluzione» continua Tommasini che poi aggiunge: «Mentre riflettevo sulla storia di Lorenzo/Loredana mi sono chiesta cosa fosse davvero necessario e la risposta mi è subito stata chiara: è necessario essere felici».

C'è però un problema: non tutti trovano la felicità nelle stesse cose e seguendo gli stessi percorsi e di conseguenza per alcune persone intersessuali il genere "assegnato" alla nascita rappresenta una vera e propria condanna. Anche per questo una delle battaglie più importanti di chi si occupa di diritti degli intersessuali è quella che chiede di abolire gli interventi chirurgici e medici effettuati alla nascita per "correggere" il genere.
Bisogna accettare il fatto che il sesso è in realtà uno spettro di condizioni diverse e che esistono persone con varianti delle caratteristiche sessuali.

In Europa però la situazione non è ancora chiara dal punto di vista della legge e della difesa dei diritti delle persone intersessuali. «Il Gender Identity, Gender Expression and Sex Characteristics Act definito a Malta nel 2015 mette in campo misure per garantire l'integrità fisica, l'autonomia corporea e l'autodeterminazione per gli intersessuali» spiegano gli esperti Ilga Europe/Oii spiegando che - con le dovute distinzioni nazionali - in Europa gli intersessuali sono ancora troppo spesso invisibili. «Ma queste persone - come chiunque altro - hanno il diritto di esistere in quanto tali, senza essere costrette a scegliere, oppure a subire le scelte di altri dettate da linee guida mediche obsolete o pregiudizi di una società che ragiona per compartimenti stagni» conclude Tommasini.



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