30 gennaio 2017
Interviste
Donare il sangue: un gesto di altruismo e responsabilità
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Si sente parlare spesso (soprattutto in occasione di calamità naturali o di eventi particolari) di "Emergenza sangue", ovvero della mancanza di sangue da utilizzare per trasfusioni a persone bisognose, oppure di rischi legati alle donazioni e alle trasfusioni di sangue. È successo recentemente anche a causa degli eventi drammatici che hanno coinvolto le regioni centrali della penisola. Ma quante di queste informazioni sono corrette? Come funziona il sistema di donazioni e trasfusioni in Italia? Lo abbiamo chiesto Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del Centro Nazionale Sangue, che ci descrive in dettaglio la situazione nel Bel Paese.
Partiamo dai numeri: quanti sono i donatori in Italia? Possiamo fare una sorta di identikit di chi dona?
«I dati più recenti parlano di 1.717.520 donatori; in pratica ogni 1.000 cittadini ce ne sono 28,1 che donano. Numeri piuttosto importanti che, letti più in dettaglio ci dicono che il 69 per cento dei donatori è composto da uomini e il restante 31 per cento da donne e che i donatori periodici (che donano regolarmente) sono l'83 per cento del totale, mentre il 17 per cento è fatto da "nuove leve" ovvero persone che donano per la prima volta. Tra i donatori periodici ce ne sono alcuni che vengono definiti frequenti poiché hanno donato almeno una volta l'anno tutti gli anni negli ultimi 5 anni. Ogni donatore fa mediamente poco meno di due donazioni l'anno: 1,8 se vogliamo essere precisi e si parla di 635.690 pazienti trasfusi ogni anno; 1.741 al giorno».
Le donazioni sono sufficienti per coprire il fabbisogno nazionale?
«Dobbiamo precisare che l'Italia è un paese autosufficiente per il sangue da molti anni; ciò significa che il sangue che noi abbiamo è sufficiente a coprire i nostri fabbisogni. Ricordo che sulla base dei dati ufficiali e consolidati del 2015 in Italia ci sono oltre 3 milioni di donazioni l'anno delle quali circa 2,5 milioni di sangue intero e circa 500mila in aferesi, ovvero prelevando un componente specifico del sangue (plasma, piastrine o anche globuli rossi). Diverso il discorso quando si parla di plasma che viene utilizzato per trasfusioni a pazienti o per i farmaci cosiddetti plasma-derivati: in questo caso l'Italia copre con le donazioni il 60-70 per cento circa del fabbisogno necessario a coprire - con circa 800mila litri/anno - la produzione di farmaci come le immunoglobuline, l'albumina o alcuni fattori di coagulazione».
Chi può donare? E quali caratteristiche deve avere un potenziale donatore?
«Nel nostro Paese la donazione del sangue e dei suoi componenti eÌ volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita. Per poter donare bisogna aver compiuto i 18 anni e non aver superato i 70 anche se i limiti verso l'alto si stanno man mano modificando perché oggi molto spesso l'età anagrafica non corrisponde a quella biologica e una persona di 70 anni ha prestazioni ottime dal punto di vista della salute. Proprio la buona salute generale è il requisito principale per poter donare: gli uomini possono donare sangue intero 4 volte l'anno, le donne in età fertile due volte. Per le donazioni di componenti specifici come plasma e piastrine la donazione è possibile tutti i mesi perché ciò che si preleva è rappresentato in gran parte da acqua e proteine che si rigenerano molto velocemente, anche già a partire da 48 ore dopo la donazione».
È il donatore stesso che sceglie il tipo di donazione?
«Oltre a essere volontario e anonimo, il donatore è anche organizzato e disponibile. Ciò significa che la donazione di sangue intero o di particolari componenti avviene anche in base alle esigenze della struttura presso la quale il donatore si reca. Il plasma in realtà è sempre richiesto, dal momento che viene impiegato anche per costruire farmaci e poi ci sono casi particolari legati al gruppo sanguigno del donatore. Per esempio una persona con gruppo sanguigno AB (positivo o negativo) è donatore universale di plasma, mentre una con gruppo 0 negativo è donatore universale di sangue. Plasma AB e sangue 0 negativo sono sempre molto richiesti. Di contro il sangue AB è poco richiesto».
Che dire della sicurezza per il donatore e per chi viene trasfuso?
«Il donatore in Italia prima della donazione viene visitato da un medico e poi, contestualmente alla donazione, viene effettuata una batteria di esami standard volta ad accettare lo stato di salute (esami generali e di tipo infettivologico). L'accostamento mediatico tra trasfusione e malattie infettive è decisamente scorretto: in Italia non si registrano casi di malattie trasmesse con la trasfusione da oltre 10-12 anni. Il donatore non corre rischio e il paziente che riceve è sicuro. Data l'elevata attenzione che si dedica alla sicurezza, l'unico rischio residuo per chi riceve una trasfusione è l'errore trasfusionale ovvero il ricevere per errore sangue o plasma destinato a un altro paziente. Si tratta in realtà di un rischio che riguarda non solo il sangue ma potenzialmente qualsiasi terapia farmacologica. Per ridurre ulteriormente tale rischio già estremamente basso, il ministero della Salute ha emanato un decreto ministeriale che ha introdotto come obbligatorio l'utilizzo dei braccialetti identificativi per i pazienti e una serie di procedure di sicurezza al momento della trasfusione».
Cristina Ferrario
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