Papilloma virus: il vaccino è sicuro ed efficace

08 maggio 2017
Interviste

Papilloma virus: il vaccino è sicuro ed efficace



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Non si placano le polemiche attorno alle vaccinazioni. L'ultimo vaccino a cadere vittima di un'informazione non sempre corretta è quello contro il papilloma virus (Hpv) che ormai da circa 10 anni viene offerto gratuitamente anche in Italia alle ragazze nel dodicesimo anno di età. Lo scopo della campagna vaccinale è prevenire un'infezione molto diffusa e in grado in alcuni casi di aumentare anche il rischio di diversi tumori.
Senza entrare nel merito della polemica recentemente scatenata dai media italiani, Fausto Francia, presidente della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI) ci aiuta a fare chiarezza su una vaccinazione oggi al centro delle discussioni di esperti e gente comune. «Voglio innanzitutto ricordare l'importanza strategica di questa vaccinazione per il suo ruolo preventivo contro diversi tipi di tumore: da quello della cervice uterina, a quello di ano, del pene e di alcuni tumori dell'oro-faringe» esordisce l'esperto.

Gli ultimi spunti di cronaca hanno fatto riflettere in particolare sulla sicurezza dei vaccini più che sulla loro efficacia. A cosa è dovuto questo cambio di prospettiva?
«Semplificando molto un quadro davvero complesso, potremmo dire che questa è la nuova logica operativa di chi è contro i vaccini e le vaccinazioni. Dire oggi che i vaccini non sono efficaci è una battaglia persa, visti i numerosi dati disponibili a riguardo, e quindi si insinuano dubbi sulla sicurezza, focalizzandosi in particolare su un tallone d'Achille che oggettivamente esiste: la farmacovigilanza. Ci si chiede se tutti gli effetti indesiderati vengono intercettati e segnalati, ma nonostante esistano margini di miglioramento mi permetto di dire che le procedure di controllo di questi effetti collaterali sono enormemente migliorate nel tempo. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che non si tratta di un problema solo dei vaccini, ma di tutti i farmaci in commercio».

Quali sono dunque gli effetti collaterali finora emersi della vaccinazione contro l'Hpv?
«Gli eventi avversi sono stati studiati a lungo e nel caso del vaccino anti-Hpv sono quelli classici: febbre, cefalea, dolore muscolare e in alcuni casi reazioni locali (pomfi, arrossamento, eccetera). Non ci sono in genere reazioni gravi, a meno che non ci si trovi di fronte a casi di allergia che, come già accennato in precedenza, non è un problema solo dei vaccini, ma potrebbe verificarsi con qualunque farmaco. Ogni trattamento ha i suoi pro e i suoi contro e, una volta posti sul piatto della bilancia, nelle vaccinazioni i vantaggi sono nettamente superiori ai danni».

Cosa dicono a oggi i dati sull'efficacia?
«A 10 anni dall'introduzione del vaccino siamo oggi in grado di osservarne gli effetti positivi sui condilomi, escrescenze che si presentano poco tempo dopo l'infezione e sono causate sempre dal papilloma virus, ma da ceppi che in genere non sono legati all'aumento del rischio di cancro. Parlando del vaccino quadrivalente (oggi nonavalente), vediamo che la vaccinazione di massa ha eliminato completamente i condilomi nei vaccinati, ma ha anche diminuito la circolazione del virus tra i non vaccinati e quindi la percentuale di persone positive ai test. Non ci sono ragioni particolari per cui il vaccino dovrebbe essere efficace nel caso dei ceppi di Hpv che causano condilomi (per esempio il 6 e l'11) e non in quelli che causano cancro (in particolare il 16 e il 18). Non mancano inoltre gli studi che mostrano una diminuzione delle lesioni pre-cancerose, quelle cioè che precedono il tumore. Nonostante questi dati particolarmente incoraggianti, per vedere l'effetto della vaccinazione sul cancro serve ancora tempo, poiché il tumore si sviluppa nell'arco di decenni».

Qual è l'adesione alla vaccinazione in Italia?
«Le percentuali variano nelle diverse regioni ma purtroppo sono spesso basse: in alcune aree geografiche si arriva al 40 per cento in altre anche al 70-80 per cento, ma la media è di poco superiore al 60 per cento. Oggi si parla di ragazze vaccinate, ma da quest'anno anche i maschi possono usufruire gratuitamente della vaccinazione e riceveranno una chiamata attiva. Un ulteriore contributo a proteggere i maschi che si vaccinano dal tumore del pene, dell'ano e dell'orofaringe, ma anche un modo per proteggere chi non si è vaccinato e un muro alla diffusione del virus».

Come migliorare l'informazione sulle vaccinazioni ed evitare che convinzioni false dal punto di vista scientifico prendano piede?
«Senza dubbio oltre che con i ragazzi e le ragazze è importante comunicare con i genitori e cercare di far capire loro l'importanza di questo passo per la salute dei loro figli. Quello di rendere le persone dotte dei vantaggi e dei rischi delle terapie (vaccini inclusi) è uno degli obiettivi principali del Sistema sanitario nazionale (Ssn) che si è già mosso in tre principali direzioni: risvegliando la sensibilità dei politici e degli amministratori sul problema, supportando dal punto di vista scientifico la magistratura in alcune sentenze particolarmente delicate, e lavorando con i media tradizionali sui quali sono state diffuse le posizioni ufficiali del mondo scientifico».

Resta però tutto il mondo dell'informazione su internet? Come orientarsi sul web?
«In effetti il web è molto più difficile da controllare, ma anche in questo contesto sono stati fatti enormi passi avanti. Basti pensare che 24 mesi fa nel web i tre siti più seguiti sul tema vaccini erano "anti-vaccini", mentre oggi i primi tre siti sono pro-vaccini. IoVaccino, VaccinarSì e il sito del collega Roberto Burioni che con i suoi modi più che diretti ha conquistato grande popolarità anche in rete.
C'è ancora molto lavoro da fare e bisogna lavorare proprio sulla capacità della gente di riconoscere le informazioni attendibili e sicure sul web».

Cristina Ferrario



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