Anche il cibo influenza la fertilità maschile

22 maggio 2017
Interviste

Anche il cibo influenza la fertilità maschile



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Una dieta sana ed equilibrata, molto simile a quella mediterranea, potrebbe rappresentare uno strumento importante per migliorare la qualità e la quantità degli spermatozoi maschili, dando così una mano alla fertilità della coppia. Lo sostengono dalle pagine della rivista Fertility and sterility i ricercatori dell'Erasmus university medical centre di Rotterdam in Olanda che hanno condotto uno studio su 129 uomini di età media pari a 35 anni, tutti in attesa di un bambino, proprio per verificare le associazioni tra alimentazione nel periodo del concepimento e qualità dello sperma. Antonio Pellicer, condirettore di Fertility and sterility e presidente dell'Istituto Valenciano per l'infertilità (IVI) ci aiuta a comprendere quali sono i fattori che maggiormente influenzano la fertilità maschile.

Fertilità maschile e alimentazione: come è stato definito questo legame?
«Lo studio olandese da poco pubblicato non è semplice. I ricercatori hanno utilizzato questionari alimentari per capire cosa mangiava ciascuno dei partecipanti e hanno poi analizzato il tipo di alimentazione utilizzando un particolare procedimento statistico che ha permesso di suddividere gli uomini coinvolti nello studio in due gruppi: uno con dieta salutare e uno con dieta non salutare. La dieta salutare, ricca di cereali integrali, frutta, verdura, olio di oliva e anche vitamine, si associa a un numero maggiore di spermatozoi e di maggiore qualità».

Si tratta di una novità importante nel campo della ricerca sull'infertilità?
«In realtà molte delle informazioni sul legame tra cibo e qualità dello sperma erano già note: sappiamo da tempo che chi mangia molti dolci, carne troppo cotta, eccetera ha un sperma di qualità peggiore rispetto a chi mangia frutta, verdura, cereali integrali, acido folico e zinco. La novità dello studio è dire che la dieta nella sua globalità è importante e perché i ricercatori sono giunti alla definizione di "dieta sana" con una procedura statistica che ha preso in considerazione diversi fattori alimentari».

Uno sperma di migliore qualità significa quindi maggiore fertilità della coppia?
«Non necessariamente. Migliorando la qualità e la quantità dello sperma di certo aiuta, ma non bisogna mai dimenticare che la gravidanza (e quindi la fertilità) dipende da due persone: se una donna è molto fertile si potrebbe arrivare al concepimento anche se il partner segue una dieta poco sana. Di contro, se una donna è poco fertile il concepimento potrebbe risultare difficile anche con l'uomo più attento alla sana alimentazione».

Quali sono i meccanismi che legano la sana alimentazione a una migliore qualità dello sperma?
«Nello studio non si entra nel dettaglio di tali meccanismi, ma studi precedenti hanno puntato l'attenzione su processi molecolari come la frammentazione del Dna spermatico, che migliora con una buona alimentazione. Osservando lo sperma di chi ha problemi di fertilità in effetti si vede spesso una maggior frammentazione a livello del Dna anche se questo non è un parametro che riesce a spiegare del tutto la maggiore o minore fertilità. Probabilmente entrano in gioco meccanismi di ossidazione e riparo del Dna che vengono influenzati dal tipo di sostanze assunte con la dieta quotidiana».

Oltre all'alimentazione, quali sono i fattori che possono influenzare la fertilità maschile?
«Il tabacco è senza dubbio una causa molto importante di cattiva qualità dello sperma e influenza la fertilità combinando il proprio effetto con quello di tutti gli altri fattori: per esempio in India si mangia meglio che negli Usa, ma si fuma di più, quindi in un certo senso i problemi di qualità dello sperma che si possono osservare sono simili pur arrivano da una fonte differente. I fattori che influenzano la fertilità sono comunque numerosi ed è davvero molto complesso studiarli in dettaglio.»

Quanto conta l'età nel determinare la fertilità maschile?
«Il tema dell'età è importante soprattutto nella donna e si tratta di un fenomeno evolutivo: oggi una donna vive circa 89 anni ed è "giovane" molto più a lungo di un tempo, ma la menopausa arriva - come avveniva in passato - a 50 anni. L'orologio biologico dell'ovaio si ferma attorno ai 50 anni e dopo i 37 anni la qualità dell'uovo comincia a calare. Comprendere questa realtà biologica è fondamentale per capire anche perché la fecondazione in vitro non può essere vista come la soluzione di tutti i problemi di fertilità. Per quanto riguarda l'uomo, i dati cambiano dal momento che la qualità dello sperma resta quasi immutata fino ai 60 anni. Quando l'uomo supera i 65 anni entra in gioco un aumento del rischio di problemi come schizofrenia, autismo e altre malattie (anche tumori) che sono più frequenti nei bambini che nascono da un papà particolarmente anziano».

Cristina Ferrario



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