31 maggio 2017
Aggiornamenti e focus
Cotton fioc: non puliscono e possono danneggiare le orecchie
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Negli Stati Uniti 263mila bambini sono stati trattati in pronto soccorso per un danno all'orecchio causato dall'uso scorretto dei bastoncini cotonati tra il 1990 e il 2010: circa 12.500 casi ogni anno o 34 ogni giorno. «Nel 1923 Leo Gerstenzang inventò i bastoncini cotonati dopo aver visto sua moglie utilizzare uno stuzzicadenti ricoperto di cotone per pulire le orecchie del loro bambino» spiegano gli autori di uno studio sull'argomento recentemente pubblicato sulla rivista Journal of pediatrics, ricordando che nel 1972 sono emersi i primi dubbi sulla sicurezza di questi dispositivi legati all'osservazione di perforazione della membrana timpanica, otite esterna e compattazione del cerume.
Sulla base dei dati raccolti dal National electronic injury surveillance system (Neiss), i ricercatori hanno osservato che i bambini più piccoli erano le principali "vittime" di danno all'orecchio, con numeri che raccontano di 32,2 casi per 100.000 nell'età compresa tra 0 e 3 anni. Gli incidenti che hanno portato i bambini in pronto soccorso si sono verificati soprattutto durante la pulizia dell'orecchio (73 per cento) e nella maggior parte dei casi (77 per cento) erano gli stessi bambini a maneggiare i bastoncini cotonati nel momento del danno. «All'arrivo in pronto soccorso, i bambini lamentavano sensazione di corpo estraneo (39,2 per cento) e sanguinamento (35 per cento)» afferma Kris Jatana, del dipartimento di otorinolaringoiatria pediatrica al Nationwide children's hospital di Columbus (Ohio, Stati Uniti) e coordinatore della ricerca.
«Capita molto spesso nella pratica clinica quotidiana da otorinolaringoiatra di sentire che le orecchie devono essere pulite e che per questa pulizia si dovrebbero utilizzare i bastoncini cotonati» spiega Jatana, aggiungendo che le affermazioni sono entrambe false visto che i canali auricolari spesso sono "auto-pulenti". «In genere i pazienti vengono visitati, trattati e poi dimessi dal pronto soccorso, ma non mancano casi in cui i bastoncini cotonati hanno provocato danni alle parti più profonde dell'orecchio generando anche vertigini, problemi di equilibrio o perdite permanenti dell'udito» precisano gli autori, spiegando che progetti di informazione ed educazione sull'uso dei bastoncini cotonati potrebbero aiutare a risolvere almeno in parte il problema.
Fonte: J Pediatr. 2017. doi: 10.1016/j.jpeds.2017.03.049
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Sulla base dei dati raccolti dal National electronic injury surveillance system (Neiss), i ricercatori hanno osservato che i bambini più piccoli erano le principali "vittime" di danno all'orecchio, con numeri che raccontano di 32,2 casi per 100.000 nell'età compresa tra 0 e 3 anni. Gli incidenti che hanno portato i bambini in pronto soccorso si sono verificati soprattutto durante la pulizia dell'orecchio (73 per cento) e nella maggior parte dei casi (77 per cento) erano gli stessi bambini a maneggiare i bastoncini cotonati nel momento del danno. «All'arrivo in pronto soccorso, i bambini lamentavano sensazione di corpo estraneo (39,2 per cento) e sanguinamento (35 per cento)» afferma Kris Jatana, del dipartimento di otorinolaringoiatria pediatrica al Nationwide children's hospital di Columbus (Ohio, Stati Uniti) e coordinatore della ricerca.
«Capita molto spesso nella pratica clinica quotidiana da otorinolaringoiatra di sentire che le orecchie devono essere pulite e che per questa pulizia si dovrebbero utilizzare i bastoncini cotonati» spiega Jatana, aggiungendo che le affermazioni sono entrambe false visto che i canali auricolari spesso sono "auto-pulenti". «In genere i pazienti vengono visitati, trattati e poi dimessi dal pronto soccorso, ma non mancano casi in cui i bastoncini cotonati hanno provocato danni alle parti più profonde dell'orecchio generando anche vertigini, problemi di equilibrio o perdite permanenti dell'udito» precisano gli autori, spiegando che progetti di informazione ed educazione sull'uso dei bastoncini cotonati potrebbero aiutare a risolvere almeno in parte il problema.
Fonte: J Pediatr. 2017. doi: 10.1016/j.jpeds.2017.03.049
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