01 ottobre 2014
Aggiornamenti e focus
Dolcificanti artificiali: attenzione al livello di zucchero nel sangue
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Altro che semplice e innocuo aiuto per la dieta dimagrante. I dolcificanti artificiali, molto utilizzati in dessert e caramelle senza zucchero o nei cosiddetti soft drink e nelle bibite non zuccherate, a lungo andare potrebbero modificare la capacità dell'organismo di gestire lo zucchero ingerito, con conseguenze potenzialmente pericolose sulla salute. E secondo i risultati ottenuti da ricercatori israeliani e pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature, alla base di questi problemi con gli zuccheri ci sarebbero le modifiche che i dolcificanti artificiali producono sulla flora intestinale. Ciò significa che in un certo senso, anziché ridurre l'epidemia di obesità e diabete, questi prodotti dolcificanti - spesso consigliati dagli stessi medici - possono in realtà peggiorare una situazione già di per sé preoccupante. Per arrivare ai loro risultati, i ricercatori hanno utilizzato sia modelli sperimentali sia un gruppo di circa 400 persone e in seguito anche un piccolo gruppo di 7 volontari sani andando a valutare il livello di zucchero nel sangue e mettendolo in relazione con il consumo di dolcificanti artificiali.
E dall'analisi è emerso che l'utilizzo dei dolcificanti aumenta il rischio di intolleranza al glucosio, nota anche come "pre-diabete". «Non è il caso di alimentare il panico tra la gente e neanche tra le persone diabetiche» spiega Enzo Bonora, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), che riconosce comunque l'importanza dei dati ottenuti dai ricercatori israeliani. Da ricordare, come sottolineano gli esperti Sid, che quello che lo studio dimostra come i dolcificanti artificiali possono alterare la flora intestinale, fondamentale per regolare numerosi processi ormonali e metabolici, nonché i livelli di zuccheri nel sangue. «Il lavoro israeliano apre a nuove prospettive terapeutiche nel campo dell'intolleranza al glucosio e del diabete nell'uomo» aggiunge Giorgio Sesti, presidente Eletto della Società Italiana di Diabetologia che poi aggiunge «possiamo supporre che, attraverso per esempio modificazioni dietetiche e impiego di probiotici, sarà forse possibile prevenire il diabete, ma certamente non curarlo».
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