L’intestino irritabile si cura con la dieta personalizzata

28 settembre 2017
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L’intestino irritabile si cura con la dieta personalizzata



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Un piano alimentare costruito su misura in base ai risultati di uno specifico esame del sangue: stando ai risultati di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Bmj open gastroenterology potrebbe essere questa la strategia vincente per migliorare la vita quotidiana di tante persone che soffrono della sindrome dell'intestino irritabile.

«Questa sindrome - che colpisce in prevalenza la popolazione femminile - può essere debilitante per chi ne soffre e ha costi diretti e indiretti estremamente elevati» esordisce Ather Ali, della Yale school of medicine e primo autore della ricerca, che poi aggiunge: «Oltre il 60 per cento dei pazienti con la sindrome dichiara di avere un peggioramento dei sintomi legato a determinati cibi e di stare meglio quando questi cibi vengono evitati». Di fronte a questo dato e al fatto che in precedenza la dieta non era mai stata valutata in studi dedicati come possibile terapia per questa patologia, il ricercatore ha valutato assieme ai colleghi le potenzialità di una dieta personalizzata in 58 pazienti con sindrome dell'intestino irritabile. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a un esame del sangue nel quale veniva determinata la risposta del sistema immunitario al contatto con determinati cibi mediante il "test di attivazione linfocitaria".

«Abbiamo diviso i partecipanti in due gruppi: per un gruppo abbiamo costruito per ogni singolo paziente una dieta in modo coerente ai risultati dell'esame del sangue, mentre per l'altro gruppo la dieta non teneva conto di quanto emerso dai test» precisano i ricercatori. E dopo 4 settimane di dieta personalizzata, i pazienti che avevano seguito il regime alimentare disegnato sulla base dei risultati del test hanno mostrato una maggiore riduzione dei sintomi rispetto all'altro gruppo. «Lo studio suggerisce che è possibile ridurre i sintomi della sindrome anche senza l'utilizzo di farmaci e in modo mirato in base alla risposta immunitaria personale di fronte ai singoli alimenti» concludono i ricercatori.

Fonte: BMJ Open Gastroenterology 2017. doi: 10.1136/bmjgast-2017-000164



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