04 marzo 2016
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Curare la febbre
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A rigore, la febbre non è una malattia ma un sintomo, che si presenta in molte occasioni diverse il cui elemento comune è l'infiammazione. In effetti l'infiammazione è una reazione naturale a un'aggressione ai tessuti condotta da virus e batteri ma anche da un trauma (per esempio una contusione o una ferita). I processi infiammatori sono caratterizzati dalla produzione di alcune sostanze, le prostaglandine, che hanno l'effetto di provocare il dolore, il che spiega come mai alla febbre si accompagnino spesso mal di testa o dolori muscolari. La causa più comune della febbre sono proprio le infezioni virali e batteriche, soprattutto nella stagione fredda. È il caso del raffreddore (che però raramente dà febbre alta) e dell'influenza, tipiche malattie dovute a virus, oppure di faringiti e bronchiti, che invece sono tipiche malattie causate da batteri. Finché il rialzo della temperatura è lieve (5 linee, un grado) è una questione soggettiva: se si sopporta questa condizione senza eccessivi disagi, non è necessario assumere per forza un farmaco che abbassi la temperatura. Se invece la febbre e i dolori di varia natura impediscono svolgere le normali attività, si può ricorrere agli antipiretici (antifebbrili).
Le sostanze più spesso impiegate per abbassare la temperatura nella febbre sono l'acido acetilsalicilico (ASA) e il paracetamolo. Entrambi impediscono la produzione di prostaglandine, limitando lo sviluppo dell'infiammazione e, quindi, impedendo il rialzo della temperatura e stroncando il dolore. I pirazolonici come il propifenazone sono oggi meno usati perché, a parità di efficacia, presentano effetti indesiderati piuttosto gravi (anafilassi, disturbi del sangue) anche se molto rari. In linea di principio il prodotto di prima scelta contro la febbre dovrebbe essere l'acido acetisalicilico, seguito dal paracetamolo in tutti i pazienti che per qualche motivo non tollerano l'ASA. Per i bambini, invece, il farmaco più indicato è il paracetamolo.Sebbene impiegati prevalentemente per combattere i dolori di diversa natura, anche gli antinfiammatori non steroidei o FANS come l'ibuprofene e il diclofenac, agendo sugli stessi meccanismi, hanno l'effetto di far calare la temperatura. Esistono poi prodotti che riuniscono due o più principi attivi, per esempio paracetamolo più pirazolonico, oppure acido acetilsalicilico più paracetamolo. Di norma i farmacologi tendono a sconsigliare queste associazioni, in quanto non ha molto senso usare assieme, a dosaggio ridotto, due sostanze che hanno lo stesso scopo. Molti dei prodotti impiegati per il raffreddore prevedono l'associazione degli antistaminici all'acido acetilsalicilico o al paracetamolo, ragion per cui aiutano anche a ridurre la febbre.
Come si è detto i farmaci antifebbrili da banco curano il sintomo, non la causa: se dopo un paio di giorni la febbre non si limita da sé, è bene rivolgersi al medico, perché potrebbe essere dovuta non a una banale infezione virale di stagione (raffreddore o influenza) ma a una infezione batterica (per esempio la broncopolmonite) oppure a una infezione virale grave. Inoltre gli antipiretici non hanno effetti rilevanti su altri sintomi che accompagnano le malattie da raffreddamento e l'influenza. Per questi disturbi è bene rivolgersi ad altri preparati come antistaminici e decongestionanti, sedativi della tosse o mucolitici, badando che questi ultimi non contengano già ASA o paracetamolo. L'acido acetilsalicilico esercita un'azione irritante sullo stomaco che può provocare conseguenze più o meno serie (dal dolore di stomaco alle cosiddette ulcere a stampo); di conseguenza chi ha lo stomaco delicato farà bene a rivolgersi al paracetamolo. Il paracetamolo, peraltro, non è indicato per chi soffre di malattie dei reni o del fegato. Gli antinfiammatori non steroidei come l'ibuprofene condividono gli stessi effetti sullo stomaco dell'aspirina, sia pure in misura minore.
Principi attivi
Acido acetilsalicilico, propifenazone, paracetamolo, naproxene, ketoprofene, ibuprofene, diclofenac
Salute oggi:
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Farmaci da utilizzare
Le sostanze più spesso impiegate per abbassare la temperatura nella febbre sono l'acido acetilsalicilico (ASA) e il paracetamolo. Entrambi impediscono la produzione di prostaglandine, limitando lo sviluppo dell'infiammazione e, quindi, impedendo il rialzo della temperatura e stroncando il dolore. I pirazolonici come il propifenazone sono oggi meno usati perché, a parità di efficacia, presentano effetti indesiderati piuttosto gravi (anafilassi, disturbi del sangue) anche se molto rari. In linea di principio il prodotto di prima scelta contro la febbre dovrebbe essere l'acido acetisalicilico, seguito dal paracetamolo in tutti i pazienti che per qualche motivo non tollerano l'ASA. Per i bambini, invece, il farmaco più indicato è il paracetamolo.Sebbene impiegati prevalentemente per combattere i dolori di diversa natura, anche gli antinfiammatori non steroidei o FANS come l'ibuprofene e il diclofenac, agendo sugli stessi meccanismi, hanno l'effetto di far calare la temperatura. Esistono poi prodotti che riuniscono due o più principi attivi, per esempio paracetamolo più pirazolonico, oppure acido acetilsalicilico più paracetamolo. Di norma i farmacologi tendono a sconsigliare queste associazioni, in quanto non ha molto senso usare assieme, a dosaggio ridotto, due sostanze che hanno lo stesso scopo. Molti dei prodotti impiegati per il raffreddore prevedono l'associazione degli antistaminici all'acido acetilsalicilico o al paracetamolo, ragion per cui aiutano anche a ridurre la febbre.
Avvertenze
Come si è detto i farmaci antifebbrili da banco curano il sintomo, non la causa: se dopo un paio di giorni la febbre non si limita da sé, è bene rivolgersi al medico, perché potrebbe essere dovuta non a una banale infezione virale di stagione (raffreddore o influenza) ma a una infezione batterica (per esempio la broncopolmonite) oppure a una infezione virale grave. Inoltre gli antipiretici non hanno effetti rilevanti su altri sintomi che accompagnano le malattie da raffreddamento e l'influenza. Per questi disturbi è bene rivolgersi ad altri preparati come antistaminici e decongestionanti, sedativi della tosse o mucolitici, badando che questi ultimi non contengano già ASA o paracetamolo. L'acido acetilsalicilico esercita un'azione irritante sullo stomaco che può provocare conseguenze più o meno serie (dal dolore di stomaco alle cosiddette ulcere a stampo); di conseguenza chi ha lo stomaco delicato farà bene a rivolgersi al paracetamolo. Il paracetamolo, peraltro, non è indicato per chi soffre di malattie dei reni o del fegato. Gli antinfiammatori non steroidei come l'ibuprofene condividono gli stessi effetti sullo stomaco dell'aspirina, sia pure in misura minore.
Principi attivi
Acido acetilsalicilico, propifenazone, paracetamolo, naproxene, ketoprofene, ibuprofene, diclofenac
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