Parkinson, le tre cose che non sai
Nel Parkinson si ha degenerazione dei neuroni della sostanza nigra (nei gangli della base), che riducono la produzione di dopamina e perdono la loro funzione di controllo sui movimenti muscolari. La causa dell'insorgere della malattia però non è nota.
Comincia con il tremore, a riposo
Nella fase iniziale il sintomo caratteristico è il tremore della mano, che si manifesta a riposo e si riduce nei movimenti volontari. Il tremore, associato a rigidità e difficoltà ad iniziare i movimenti, si estende progressivamente fino ad interessare tutto il corpo.
Altri sintomi della malattia di Parkinson sono correlati all'incapacità di controllare i muscoli e i movimenti (i cosiddetti sintomi motori) sono svariati, ma la patologia è sostanzialmente caratterizzata da quattro categorie principali:
Tremore: tremito ritmico involontario quando il paziente è a riposo
Rigidità muscolare: rigidità o scarsa flessibilità di arti o articolazioni
Bradicinesia/acinesia: movimenti rallentati/assenza di movimento
Alterazione dell'equilibrio (instabilità posturale) e dell'andatura.
La persona colpita da morbo di Parkinson assume un'andatura caratteristica, con il tronco inclinato in avanti e anche, ginocchia e caviglie leggermente piegate. Il rallentamento dei movimenti può infine bloccare completamente la deambulazione e rendere il paziente quasi immobile. In molti casi, inoltre, vi è una compromissione delle capacità cognitive fino alla demenza.
Può colpire anche i giovani
Sebbene il Parkinson sia una malattia che colpisce soprattutto oltre i 65 anni di età (in circa il 70% dei casi), esiste una quota, in crescente aumento, di "Parkinson Giovanile". Attualmente circa il 5% dei pazienti presenta un'insorgenza dei sintomi antecedente ai 40 anni anche se in particolari aree geografiche è possibile rilevare percentuali ancora più considerevoli, fino al 10% in Giappone. L'attore Michael J. Fox è il caso più famoso: seppe di avere il morbo di Parkinson già nel lontano 1991, a soli 30 anni, dopo aver riscontrato un tremore incontrollabile nelle mani su un set. Solo nel 1996 ha reso pubblica la diagnosi, rallentando gli impegni come attore.
Importante alimentazione e attività fisica
La sperimentazione nel campo della nutrizione nelle malattie neurodegenerative sta raggiungendo obiettivi rilevanti e nuovi studi dimostrano come i pazienti con malattia di Parkinson abbiano necessità di integratori nutrizionali di aminoacidi, vitamine (prevalentemente vitamina D) e omega 3, soprattutto durante la riabilitazione motoria.
Inoltre da alcune ricerche è emerso che lo svolgere regolarmente attività fisica è associato a una riduzione del declino nella mobilità e nel grado di qualità di vita associato al Parkinson rispetto a chi non ne pratica. L'attività fisica ha un effetto sintomatico, ovvero fa star meglio il paziente senza modificare la storia naturale della malattia. La fisioterapia, che si basa su esercizi specifici per l'equilibrio e il movimento, entra in gioco quando il rallentamento motorio impatta in maniera rilevante sull'autonomia del paziente che va incontro a disabilità. In precedenza si può far praticare attività fisica, anche di gruppo, ma con personal trainer specializzati.
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