Massaggio cardiaco, una manovra salva-vita

14 febbraio 2022
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Massaggio cardiaco, una manovra salva-vita



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Che cos'è il massaggio cardiaco, quando deve essere praticato, e da chi?


Ne abbiamo parlato con Giovanni Battista Capoccetta, Dirigente medico del reparto di Medicina interna del Fatebenefratelli Isola Tiberina, Roma.

«Il massaggio cardiaco esterno appartiene alle pratiche della riabilitazione cardio polmonare, e si pratica quanto è assente l'attività cardiaca. Davanti a una persona priva di coscienza è necessario prima di tutto cercare di capire se respira, se risponde e cercare il battito cardiaco, non a livello del polso ma a livello del collo. Quando queste condizioni sono confermate si parte con il massaggio cardiaco.
Il massaggio cardiaco consiste in una sequenza di 30 compressioni toraciche alternate a due respirazioni assistite, praticate con la respirazione bocca a bocca o con l'ausilio di una maschera.
Le compressioni servono per "schiacciare" il cuore contro la colonna vertebrale in modo che riesca a pompare il sangue e lo faccia circolare, supplendo alla mancanza di ossigeno che danneggerebbe altrimenti il cervello.
Si calcola orientativamente un numero di circa 100 compressioni al minuto, a blocchi di 30, intervallati da una piccola pausa.
Il massaggio cardiaco deve essere praticato sovrapponendo le mani sul centro del torace in corrispondenza dello sterno -non sulla pancia, non verso il collo- e esercitando delle profonde compressioni a braccia tese».

Tutti possono imparare a praticare il massaggio cardiaco?


«Si tratta di una manovra fondamentale e delicata, può essere imparata nell'ambito di corsi specializzati, ed è importante la pratica. Anche noi che lavoriamo in emergenza siamo tenuti a ripetere il corso ogni due anni; è molto utile ripetere la pratica utilizzando il manichino, per non perdere quegli automatismi che sono cruciali nel momento dell'emergenza».

Oltre alla tecnica da acquisire, ci sono particolari accorgimenti da seguire?

«La persona deve essere posta a terra o su una superficie dura, rigida, non per esempio su un letto. Le compressioni devono avere una profondità di circa cinque centimetri; superando i sei o sette centimetri si rischia di comprimere troppo, o di rompere le costole. L'intervento deve essere il più precoce possibile: il danno cerebrale diventa importante dopo soli otto minuti di assenza di sangue al cervello. Il massaggio cardiaco, in associazione al defibrillatore quando presente, è fondamentale in attesa dell'arrivo dei soccorsi che devono essere chiamati immediatamente».

Stefania Cifani



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