24 aprile 2017
Aggiornamenti e focus, Speciale Vitamina D
L'integrazione con vitamina D non previene le malattie cardiovascolari
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Secondo uno studio pubblicato su Jama Cardiology, l'integrazione con vitamina D ad alto dosaggio mensile non previene le malattie cardiovascolari. Le sperimentazioni effettuate fino a questo momento avevano riportato un aumento dell'incidenza di malattie cardiovascolari tra gli individui con basso livello di vitamina D, ma non avevano verificato un rapporto di causa ed effetto, forse a causa dell'utilizzo di una dose troppo bassa di vitamina D. «Date le limitate (e controverse) prove da studi randomizzati controllati sulla supplementazione di vitamina D e malattie cardiovascolari, abbiamo effettuato un grande studio randomizzato controllato con arruolamento dalla popolazione generale» afferma Robert Scragg, della University of Auckland in Nuova Zelanda, autore principale del lavoro. «Per andare incontro alle preoccupazioni riguardanti la bassa dose e la bassa aderenza negli studi precedenti, abbiamo scelto un'integrazione ad alta dose mensile di vitamina D per valutare l'eventuale diminuzione dell'incidenza di malattie cardiovascolari confrontandola con placebo». I ricercatori hanno randomizzato 5. 108 adulti con età da 50 a 84 anni, di cui il 25% mostrava al basale un deficit di vitamina D, ad assumere vitamina D per via orale con una dose iniziale di 200.000 UI, seguita un mese più tardi da dosi mensili di 100.000 UI o placebo per una media di 3,3 anni. Si sono verificate malattie cardiovascolari in 303 partecipanti (11,8%) nel gruppo trattato con vitamina D e in 293 partecipanti (11,5%) nel gruppo placebo.
Risultati simili sono stati osservati per i partecipanti con deficit di vitamina D all'inizio dello studio e per altri esiti, come infarto, angina, insufficienza cardiaca, ipertensione e ictus. Gli autori concludono affermando che i risultati di questo studio non supportano l'uso di mensile alte dosi di vitamina D per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e che gli effetti della somministrazione giornaliera o settimanale sul rischio cardiovascolare richiedono ulteriori studi. Adrian Hernandez e colleghi, in un editoriale di accompagnamento, notano che questo studio è importante e notevole per due punti: «Primo, risponde a domande comuni, quotidiane, come quella riguardante il fatto che l'integrazione vitaminica, che può essere prontamente accessibile e facilmente implementata, può avere un impatto profondo sulla salute pubblica. Secondo, il disegno dello studio si avvantaggia della cura sanitaria di routine: i partecipanti sono stati reclutati da ambulatori di medicina di base esistenti nella comunità con un tasso relativamente alto di partecipazione» affermano gli editorialisti.
Fonte: Doctor33
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