03 settembre 2010
Aggiornamenti e focus, Speciale Vitamina D
La vitamina D mantiene sane le ossa
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di Simona Zazzetta
La componente minerale delle ossa, che conferisce allo scheletro resistenza, ma anche flessibilità e leggerezza, è garantita da processi di assorbimento di sostanze introdotte nell'organismo con gli alimenti. Di fondamentale importanza è il calcio, che costituisce il 65% della struttura del tessuto e la cui concentrazione dipende dall'attività regolare di alcuni ormoni.
L'assorbimento di calcio, introdotto nell'organismo con gli alimenti, avviene a livello dell'intestino e del rene ed è garantito dalla vitamina D, una molecola di natura ormonale (colocalciferolo) che interviene anche nel processo di mineralizzazione dell'osso. La regolazione avviene in concertazione con altri due importanti ormoni, la calcitonina e il paratormone. L'equilibrio che si crea tra le diverse attività ormonali determina una buona regolazione dei processi di mineralizzazione, quando viene a mancare uno degli attori, l'equilibrio viene meno, e, in particolare, se manca la vitamina D, diminuisce il processo di assorbimento del calcio. L'organismo, per compensare e riportare i livelli alla normalità, richiama calcio dallo scheletro provocandone, nel tempo, un indebolimento. «Gli effetti di una carenza di vitamina D» spiega Salvatore Minisola, presidente della Società italiana dell'osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (Siommms) «si presentano nel lungo termine, nell'arco di 5-10 anni durante i quali scheletro va incontro a un indebolimento, perde la sua densità minerale ed è più esposto a fratture in caso di cadute. Chiaramente nell'anziano le cadute sono più probabili rispetto ai giovani».
La produzione nell'organismo della vitamina D è localizzata nella pelle e dipende prevalentemente dall'esposizione al sole, e in minima parte dall'alimentazione, dal momento che la dieta mediterranea ne è carente. Infatti, oltre al latte, altre fonti sono rappresentate dallo yogurt, dai formaggi, dal rosso d'uovo, dai pesci grassi e dall'olio di fegato di pesce, alimenti poco comuni nella dieta degli italiani. Mentre, un'esposizione giornaliera di almeno 15 minuti è sufficiente per raggiungere una quantità adeguata di vitamina D, che, tuttavia, tende a scendere nel tempo, se l'esposizione non è costante. «Mantenere i livelli di vitamina D nel sangue è fondamentale per garantire la robustezza e la salute dello scheletro, che sia esso in crescita o già adulto» spiega Salvatore Minisola, presidente della Società italiana dell'osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (Siommms). «La dieta mediterranea non garantisce un adeguato apporto e l'esposizione al sole limitata ai mesi estivi e molto scarsa negli anziani aumenta le probabilità di deficit che può contribuire allo sviluppo di osteoporosi». Per questi motivi si può ricorrere alla supplementazione, poco costosa e facile da ottenere con integratori in commercio, ma che presenta aspetti problematici su cui la ricerca scientifica tenta di trovare soluzioni.
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La componente minerale delle ossa, che conferisce allo scheletro resistenza, ma anche flessibilità e leggerezza, è garantita da processi di assorbimento di sostanze introdotte nell'organismo con gli alimenti. Di fondamentale importanza è il calcio, che costituisce il 65% della struttura del tessuto e la cui concentrazione dipende dall'attività regolare di alcuni ormoni.
L'assorbimento di calcio, introdotto nell'organismo con gli alimenti, avviene a livello dell'intestino e del rene ed è garantito dalla vitamina D, una molecola di natura ormonale (colocalciferolo) che interviene anche nel processo di mineralizzazione dell'osso. La regolazione avviene in concertazione con altri due importanti ormoni, la calcitonina e il paratormone. L'equilibrio che si crea tra le diverse attività ormonali determina una buona regolazione dei processi di mineralizzazione, quando viene a mancare uno degli attori, l'equilibrio viene meno, e, in particolare, se manca la vitamina D, diminuisce il processo di assorbimento del calcio. L'organismo, per compensare e riportare i livelli alla normalità, richiama calcio dallo scheletro provocandone, nel tempo, un indebolimento. «Gli effetti di una carenza di vitamina D» spiega Salvatore Minisola, presidente della Società italiana dell'osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (Siommms) «si presentano nel lungo termine, nell'arco di 5-10 anni durante i quali scheletro va incontro a un indebolimento, perde la sua densità minerale ed è più esposto a fratture in caso di cadute. Chiaramente nell'anziano le cadute sono più probabili rispetto ai giovani».
La produzione nell'organismo della vitamina D è localizzata nella pelle e dipende prevalentemente dall'esposizione al sole, e in minima parte dall'alimentazione, dal momento che la dieta mediterranea ne è carente. Infatti, oltre al latte, altre fonti sono rappresentate dallo yogurt, dai formaggi, dal rosso d'uovo, dai pesci grassi e dall'olio di fegato di pesce, alimenti poco comuni nella dieta degli italiani. Mentre, un'esposizione giornaliera di almeno 15 minuti è sufficiente per raggiungere una quantità adeguata di vitamina D, che, tuttavia, tende a scendere nel tempo, se l'esposizione non è costante. «Mantenere i livelli di vitamina D nel sangue è fondamentale per garantire la robustezza e la salute dello scheletro, che sia esso in crescita o già adulto» spiega Salvatore Minisola, presidente della Società italiana dell'osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (Siommms). «La dieta mediterranea non garantisce un adeguato apporto e l'esposizione al sole limitata ai mesi estivi e molto scarsa negli anziani aumenta le probabilità di deficit che può contribuire allo sviluppo di osteoporosi». Per questi motivi si può ricorrere alla supplementazione, poco costosa e facile da ottenere con integratori in commercio, ma che presenta aspetti problematici su cui la ricerca scientifica tenta di trovare soluzioni.
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