14 marzo 2023
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Malnutrizione: una malattia nella malattia
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La malnutrizione è la malattia sommersa che dovremo imparare a riconoscere. "È una malattia nella malattia. Senza un organo bersaglio, un biomarker né una cura codificata, uccide e peggiora il quadro clinico del paziente, esponendolo al rischio di non potersi curare adeguatamente". È la realistica analisi di Maurizio Muscaritoli, direttore dell'Unità di Medicina Interna e Nutrizione Clinica e Presidente di SINuc (Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo).
La malnutrizione da malattia è una condizione ancora poco conosciuta, spesso non individuata tempestivamente. Secondo Muscaritoli manca la consapevolezza perché manca la conoscenza: "Stiamo parlando di malnutrizione da malattia (DRM, disease-related malnutrition), con o senza infiammazione, che rende la malattia di base più grave e gli interventi correttivi più complessi".
Oggi, precisa l'esperto, è ancora molto difficile far capire che la malnutrizione è una conseguenza della malattia. I motivi sono diversi: tra tutti il fatto che è atipica perché sfugge a fattori di riconoscimento. Con una popolazione anziana in crescita e lo sviluppo di malattie croniche studiare la malnutrizione significa aumentare la consapevolezza intorno al fenomeno.
Alessio Molfino, professore associato presso l'Università Sapienza di Roma, chiarisce a quali condizioni è associata. Si parla più frequentemente della patologia oncologica, che solitamente viene associata a malnutrizione nelle fasi più avanzate, ma che invece presenta malnutrizione da malattia spesso già nelle fasi iniziali. "Uno studio italiano, riferisce Molfino, ha permesso di diagnosticare uno stato di malnutrizione nel 64% delle prime visite con l'oncologo". Altre patologie che presentano quadri di malnutrizione da malattia sono le malattie infiammatorie intestinali, le malattie respiratorie (broncopneunopatie cronico ostruttive), lo scompenso cardiache e le malattie autoimmuni".
Oggi il principale strumento di contrasto è proprio la diagnosi precoce, cioè l'identificazione per tempo di uno stato di nutrizione alterato: "Bisogna arrivare alla diagnosi quando la perdita di peso, che rappresenta già una modificazione importante del metabolismo, è ancora molto piccola: intorno al max al 5% del peso abituale, unitamente ad altre caratteristiche come la scomparsa dell'appetito, che condiziona l'assunzione proteica ed energetica quotidiana".
Counseling nutrizionale adeguato
Gli strumenti sono rappresentati da un counseling nutrizionale adeguato, almeno inizialmente, con un team che identifichi le aree dell'alimentazione che risultano alterate dalla condizione patologica di base. I percorsi poi si diversificano e prevedono interventi a più livelli con supplementazioni, più o meno specifiche per il paziente e la malattia, fino alla nutrizione artificiale. Quest'ultima - precisa Alfino - non deve essere vista come uno strumento da relegare a fasi avanzate della patologia. Al contrario permette sia di ristabilire adeguatamente lo stato nutrizionale del paziente, ma anche consente al suo organismo di affrontare meglio le terapie, per esempio quelle oncologiche.
La malnutrizione deve essere affrontata per tempo perché è anche un aggravio dei costi delle cure e una spesa per il SSN di circa 15 miliardi di euro, riferisce Vincenzo Zurlo, Direttore UOSD Nutrizione artificiale domiciliare Napoli3 e consigliere SINPE (Società Italiana Nutrizione artificiale e metabolismo). Secondo uno studio di SINPE, che si è basato su di una revisione di 15 anni di letteratura scientifica in Italia, la prevalenza della malnutrizione si attesta al 49% del paziente adulto ospedaliero e al 25% a livello pediatrico. Nel malato cronico per gli adulti si arriva al 69% e per i bambini con patologie al 30%. La malnutrizione causa aumenti di ricoveri del 62% in adulti e del 30% dei bambini; aumenta anche la degenza, raddoppiandola negli adulti e quadruplicandola nei bambini.
Intercettare la malnutrizione per tempo - conclude Zurlo - con una diagnosi e un trattamento precoci, consentirebbe di migliorare la vita del paziente, avere risultati clinici migliori sulla cura della malattia ma anche un risparmio per il SSN con una disponibilità di risorse finanziare per altri interventi a favore della salute pubblica.
Francesca De Vecchi
Tecnologa alimentare
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Malnutrizione causata da malattie: ecco quali sono
La malnutrizione da malattia è una condizione ancora poco conosciuta, spesso non individuata tempestivamente. Secondo Muscaritoli manca la consapevolezza perché manca la conoscenza: "Stiamo parlando di malnutrizione da malattia (DRM, disease-related malnutrition), con o senza infiammazione, che rende la malattia di base più grave e gli interventi correttivi più complessi".
Oggi, precisa l'esperto, è ancora molto difficile far capire che la malnutrizione è una conseguenza della malattia. I motivi sono diversi: tra tutti il fatto che è atipica perché sfugge a fattori di riconoscimento. Con una popolazione anziana in crescita e lo sviluppo di malattie croniche studiare la malnutrizione significa aumentare la consapevolezza intorno al fenomeno.
Malnutrizione da malattia
Alessio Molfino, professore associato presso l'Università Sapienza di Roma, chiarisce a quali condizioni è associata. Si parla più frequentemente della patologia oncologica, che solitamente viene associata a malnutrizione nelle fasi più avanzate, ma che invece presenta malnutrizione da malattia spesso già nelle fasi iniziali. "Uno studio italiano, riferisce Molfino, ha permesso di diagnosticare uno stato di malnutrizione nel 64% delle prime visite con l'oncologo". Altre patologie che presentano quadri di malnutrizione da malattia sono le malattie infiammatorie intestinali, le malattie respiratorie (broncopneunopatie cronico ostruttive), lo scompenso cardiache e le malattie autoimmuni".
Oggi il principale strumento di contrasto è proprio la diagnosi precoce, cioè l'identificazione per tempo di uno stato di nutrizione alterato: "Bisogna arrivare alla diagnosi quando la perdita di peso, che rappresenta già una modificazione importante del metabolismo, è ancora molto piccola: intorno al max al 5% del peso abituale, unitamente ad altre caratteristiche come la scomparsa dell'appetito, che condiziona l'assunzione proteica ed energetica quotidiana".
Counseling nutrizionale adeguato
Gli strumenti sono rappresentati da un counseling nutrizionale adeguato, almeno inizialmente, con un team che identifichi le aree dell'alimentazione che risultano alterate dalla condizione patologica di base. I percorsi poi si diversificano e prevedono interventi a più livelli con supplementazioni, più o meno specifiche per il paziente e la malattia, fino alla nutrizione artificiale. Quest'ultima - precisa Alfino - non deve essere vista come uno strumento da relegare a fasi avanzate della patologia. Al contrario permette sia di ristabilire adeguatamente lo stato nutrizionale del paziente, ma anche consente al suo organismo di affrontare meglio le terapie, per esempio quelle oncologiche.
La malnutrizione deve essere affrontata per tempo perché è anche un aggravio dei costi delle cure e una spesa per il SSN di circa 15 miliardi di euro, riferisce Vincenzo Zurlo, Direttore UOSD Nutrizione artificiale domiciliare Napoli3 e consigliere SINPE (Società Italiana Nutrizione artificiale e metabolismo). Secondo uno studio di SINPE, che si è basato su di una revisione di 15 anni di letteratura scientifica in Italia, la prevalenza della malnutrizione si attesta al 49% del paziente adulto ospedaliero e al 25% a livello pediatrico. Nel malato cronico per gli adulti si arriva al 69% e per i bambini con patologie al 30%. La malnutrizione causa aumenti di ricoveri del 62% in adulti e del 30% dei bambini; aumenta anche la degenza, raddoppiandola negli adulti e quadruplicandola nei bambini.
Intercettare la malnutrizione per tempo - conclude Zurlo - con una diagnosi e un trattamento precoci, consentirebbe di migliorare la vita del paziente, avere risultati clinici migliori sulla cura della malattia ma anche un risparmio per il SSN con una disponibilità di risorse finanziare per altri interventi a favore della salute pubblica.
Francesca De Vecchi
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