18 maggio 2016
Aggiornamenti e focus
Insonnia: prima dei farmaci ci sono altre possibilità di terapia
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Buone notizie per chi soffre di insonnia e non vuole o non può assumere farmaci: la terapia cognitivo comportamentale può essere presa in considerazione come primo trattamento per questo disturbo e i risultati positivi sono degni di nota.
«Il 10 per cento della popolazione adulta, soprattutto donne e anziani, soffre di insonnia, ovvero ha problemi a prendere sonno o a dormire per un periodo di tempo sufficiente» afferma Wayne Riley, presidente dell'American college of physicians (Acp) che ha redatto e recentemente pubblicato le linee guida sul trattamento dell'insonnia cronica.
Nel lavoro che ha portato al documento finale, gli esperti statunitensi hanno affrontato l'insonnia in modo molto ampio prendendo in considerazione diversi aspetti del problema anche allo scopo di contrastare, se possibile e opportuno, la tendenza a prescrivere con troppa facilità l'uso di farmaci per risolvere tali disturbi del sonno.
«Non siamo riusciti ad avere un confronto diretto tra il trattamento farmacologico e la terapia cognitivo-comportamentale, ma i dati raccolti dimostrano che quest'ultima è efficace e può essere iniziata anche nel contesto delle cure primarie dal medico di base o da uno psicologo adeguatamente formati» spiega Riley, ricordando che a causa dell'insonnia prolungata, si possono verificare sintomi come affaticamento, problemi a concentrarsi, disturbi dell'umore e anche riduzione della produttività sul posto di lavoro.
E Nathaniel Watson, presidente della American academy of sleep medicine, aggiunge che il maggior vantaggio della terapia cognitivo-comportamentale è il suo effetto duraturo, unito alla mancanza di effetti collaterali che invece si potrebbero verificare con un trattamento farmacologico.
In effetti questo tipo di terapia, come ricordano gli autori delle linee guida, insegna ai pazienti come gestire l'insonnia e le difficoltà che da essa derivano: «Le strategie in questo caso si basano soprattutto sul rispetto di una certa "igiene del sonno": regolare i livelli delle luci e della temperatura e modificare altri aspetti dell'ambiente nel quale si dorme, oltre a evitare telefonini e tabletprima di andare a letto» precisa Watson.
«Non stiamo dicendo di evitare i farmaci, che in alcuni casi si rivelano indispensabili» riprende Riley, che poi conclude: «Ma una volta verificato che non ci siano cause organiche per l'insonnia è possibile spiegare al paziente i principi della terapia cognitivo-comportamentale e testarne gli effetti».
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