28 giugno 2016
Aggiornamenti e focus
Sindrome del tunnel carpale: il sollievo arriva da oriente con l’elettroagopuntura
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Il nome tecnico è elettroagopuntura e in pratica consiste in un passaggio di corrente molto leggero attraverso aghi applicati nei punti utilizzati anche dagli agopuntori "classici". E secondo uno studio pubblicato sulla rivista Canadian medical association journal questa tecnica potrebbe rappresentare una buona soluzione per alleviare i sintomi di chi soffre della sindrome del tunnel carpale cronica di intensità da lieve a moderata.
«La sindrome del tunnel carpale primaria rappresenta una delle più comuni forme di neuropatia dovuta a intrappolamento e una delle principali cause di disabilità a livello degli arti superiori» spiega Vincent Chung, medico di medicina Cinese e assistente presso la Chinese University di Hong Kong nonché primo autore della ricerca, ricordando che al momento i trattamenti conservativi che precedono la chirurgia sono le iniezioni di cortisone e l'uso di un tutore per bloccare il polso durante la notte. «Ma questi trattamenti non sempre danno risultati soddisfacenti» aggiunge Chung, che assieme ai colleghi ha valutato l'efficacia dell'elettroagopuntura in 181 pazienti con diagnosi di sindrome del tunnel carpale: a tutti è stato chiesto di utilizzare un tutore e un gruppo di 90 persone è stato inoltre sottoposto a sedute di elettroagopuntura. E a conti fatti, dopo 17 settimane di trattamento i pazienti trattati con agopuntura hanno mostrato miglioramenti maggiori nei sintomi, in particolare per quanto riguarda la disabilità, la destrezza (tempo impiegato per raccogliere un oggetto a occhi chiusi) e la forza massima esercitata in tip pinch, ovvero premendo la punta del pollice contro un altro dito.
«Non abbiamo osservato differenze significative per quanto riguarda il dolore e la sensibilità» precisano gli autori, ricordando tra i punti deboli dello la mancanza di un confronto diretto con una forma "simulata" di elettroagopuntura che avrebbe permesso di capire se l'effetto ottenuto è legato davvero al trattamento oppure solo all'interazione tra paziente e agopuntore. «I risultati sono comunque promettenti e fanno pensare alla possibilità di usare un trattamento senza particolari effetti collaterali invece della più invasiva chirurgia» commenta Ladan Eshkevari, professore associato alla Georgetown University's school of nursing and health studies.
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