06 luglio 2016
Aggiornamenti e focus
Quarantenni “attivi” contro l’ictus
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La scelta ideale è cominciare a essere attivi sin da giovani, ma non è mai troppo tardi per iniziare a muoversi e prendersi così cura di cuore e vasi. «Sappiamo che essere poco in forma dal punto di vista cardiorespiratorio aumenta il rischio di ictus , ma non è noto quanto tale associazione sia legata all'insorgenza di fattori di rischio come diabete, ipertensione o fibrillazione atriale » esordisce Ambarish Pandey, del University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas e primo autore di un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Stroke .
Assieme ai colleghi, il cardiologo ha valutato la relazione tra la salute (fitness) cardiorespiratoria nella mezza età e il rischio di ictus una volta superati i 65 anni, indipendentemente dagli altri più comuni fattori di rischio. Per raggiungere l'obiettivo sono stati valutati nel tempo poco meno di 20mila persone tra 45 e 50 anni di età e i dati raccolti mettono in luce l'esistenza di un'associazione tra una migliore fitness cardiorespiratoria da dall'esercizio fisico in mezza età e una riduzione del rischio di ictus più in là negli anni: meno 37 per cento nel rischio per chi aveva un livello di attività fisica più alto.
«L'ictus resta una delle principali cause di morte e di invalidità permanente» afferma Pandey precisando che la maggio parte degli attacchi ischemici è causata dalla formazione di coaguli che bloccano il flusso sanguigno al cervello. Ma come può l'esercizio fisico aiutare a prevenire l'ictus? «Probabilmente mantiene i vasi più sani e contribuisce a ridurre l'infiammazione che può influenzare la funzione dei vasi stessi» precisa l'autore ricordando le raccomandazioni contenute nelle linee guida sull'esercizio fisico: muoversi almeno 150 minuti a settimana a intensità moderata o 75 minuti a intensità elevata. «Sulla base dei risultati di questa analisi un basso livello di fitness cardiorespiratorio potrebbe essere considerato a tutti gli effetti un fattore di rischio per l'ictus, indipendentemente dalla presenza di fattori di rischio più classici» conclude Pandey.
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