09 settembre 2016
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Morbo di Crohn: dalle cellule staminali la guarigione delle fistole
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Le cellule staminalipresenti nel tessuto adiposo potrebbero essere la soluzione per i malati di Crohn affetti da fistole perianali. Lo dimostra uno studio europeo pubblicato su The Lancet e al quale ha partecipato anche Silvio Danese, responsabile del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas e docente di Humanitas University.
Secondo i dati presentati, l'uso di cellule mesenchimali da tessuto adiposo apre una strada innovativa per il trattamento locale delle fistole perianali resistenti a ogni trattamento medico.
La malattia di Crohn è un'infiammazione cronica dell'intestino che colpisce prevalentemente giovani adulti tra i 20-25 anni, con una quasi totale prevalenza nei paesi occidentali. In questi malati le fistole perianali, cioè anormali aperture tra intestino e cute vicino all'ano, sono una delle più comuni complicanze per circa un terzo dei malati e spesso sono molto difficili da trattare. La ricerca ha valutato l'uso locale con staminali mesenchimali proprio per quei casi che non rispondono ai trattamenti, dall'intervento chirurgico all'uso di immunosoppressori sistemici, antibiotici o inibitori del fattore di necrosi tumorale, una molecola coinvolta nell'infiammazione.
Lo studio, effettuato in 49 ospedali (Europa, Canada, USA, Israele) tra il 2012 e 2015 ha coinvolto 212 malati di Crohn affetti da fistola perianale e suddivisi in due gruppi, il primo (107 pazienti) trattato con un'iniezione di120 milioni di cellule mesenchimali da tessuto adiposo, il secondo (105 pazienti) trattato con placebo (in cui rispettivamente il 45% e il 31% presentavano più di una fistola perianale). A distanza di 24 settimane, nel 50% dei pazienti del primo gruppo, rispetto al 34% del secondo, le fistole erano completamente cicatrizzate e il trattamento risultava ben tollerato dai pazienti.
«L'uso delle cellule mesenchimali da tessuto adiposo sembra promettente, già da molti anni oggetto di interesse da parte dei ricercatori perché, oltre alla loro capacità di generare nuove linee di cellule di grasso, osso e cartilagine, rilasciano intorno a sé sostanze che sembrano capaci di modulare l'attività del sistema immunitario e quindi dell'infiammazione» afferma Danese.
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