11 novembre 2005
Aggiornamenti e focus
Il cocktail vincente
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Ogni anno nel mondo dieci milioni di persone hanno un attacco cardiaco, e l'incidenza dell'infarto miocardico è in crescita nei paesi in via di sviluppo. Numeri importanti anche perché, nonostante i progressi considerevoli nel trattamento d'emergenza dell'infarto acuto, rimangono rischi significativi di mortalità precoce e morbidità, soprattutto nei paesi con meno risorse economiche e sanitarie. Con queste premesse un gruppo di ricercatori cinesi, che opera all'università di Oxford, ha cercato di vagliare nuove alternative, semplici e largamente applicabili, che determinino progressi nei risultati terapeutici. E a giudicare dai risultati, pubblicati su Lancet, le alternative ci sono e a portata di mano. Quali sono? Aspirina e clopidogrel, antiaggreganti già largamente utilizzati ma mai insieme, e invece...
Gli antiaggreganti, come noto, sono farmaci che impediscono l'aggregazione piastrinica, evitando il pericolo che si formino dei trombi. Da tempo l'aspirina a basse dosi è utilizzata dopo l'infarto, e dopo un intervento di bypass: del farmaco, infatti, sono accertati gli effetti preventivi di un successivo evento cardiovascolare. Gli studi parlano di mortalità a un mese ridotta di quasi un quarto e di rischi di nuovo infarto non fatale e di ictus dimezzati. E clopidogrel? E' a sua volta un antiaggregante che agisce, però, con un meccanismo diverso da quello dell'aspirina. Per questo i due farmaci sono sempre stati considerati intercambiabili e si è ricorso a clopidogrel nei casi di allergia all'acido acetilsalicilico. Ma proprio la complementarietà tra i due farmaci ha portato gli autori a considerare che gli effetti antiaggreganti, indirizzati a due diverse vie di aggregazione, potessero in qualche modo sommarsi. Già qualche studio era andato in questa direzione, ma nessuno con risultati conclusivi. Lo studio cinese sembrerebbe invece esserci arrivato. Come? I ricercatori hanno preso in considerazione 45800 pazienti con un inizio di infarto in 1250 ospedali cinesi. Li hanno quindi divisi in due gruppi, randomizzati tra 75 mg di clopidogrel al giorno o a un placebo, in aggiunta alla dose quotidiana di aspirina, finché non sono stati dimessi o hanno passato almeno quattro settimane in ospedale. Ebbene gli studiosi hanno visto che il mix dei due farmaci riduceva decessi, recidive e ictus rispetto al placebo, con un calo del 7% per i soli decessi. In più il clopidogrel, aggiunto all'aspirina, ha determinato una riduzione del 14% dei nuovi attacchi cardiaci nel periodo di trattamento, senza alcun rischio supplementare. Un risultato significativo, in particolare tenendo conto, come puntualizzano i ricercatori, che la breve durata del trattamento, e il costo relativamente basso, potrebbero consentire il ricorso al farmaco anche nei paesi con meno risorse. Ecco perché, come conclude il responsabile della ricerca, pur non determinando un vantaggio così significativo, "se la terapia col clopidogrel fosse somministrata in ospedale anche soltanto a un milione dei dieci milioni di pazienti che hanno un attacco di cuore ogni anno, oggi potrebbe prevenire circa 5000 decessi e altrettanti nuovi infarti non fatali". Come a dire: ne vale la pena.
Marco Malagutti
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Lo studio
Gli antiaggreganti, come noto, sono farmaci che impediscono l'aggregazione piastrinica, evitando il pericolo che si formino dei trombi. Da tempo l'aspirina a basse dosi è utilizzata dopo l'infarto, e dopo un intervento di bypass: del farmaco, infatti, sono accertati gli effetti preventivi di un successivo evento cardiovascolare. Gli studi parlano di mortalità a un mese ridotta di quasi un quarto e di rischi di nuovo infarto non fatale e di ictus dimezzati. E clopidogrel? E' a sua volta un antiaggregante che agisce, però, con un meccanismo diverso da quello dell'aspirina. Per questo i due farmaci sono sempre stati considerati intercambiabili e si è ricorso a clopidogrel nei casi di allergia all'acido acetilsalicilico. Ma proprio la complementarietà tra i due farmaci ha portato gli autori a considerare che gli effetti antiaggreganti, indirizzati a due diverse vie di aggregazione, potessero in qualche modo sommarsi. Già qualche studio era andato in questa direzione, ma nessuno con risultati conclusivi. Lo studio cinese sembrerebbe invece esserci arrivato. Come? I ricercatori hanno preso in considerazione 45800 pazienti con un inizio di infarto in 1250 ospedali cinesi. Li hanno quindi divisi in due gruppi, randomizzati tra 75 mg di clopidogrel al giorno o a un placebo, in aggiunta alla dose quotidiana di aspirina, finché non sono stati dimessi o hanno passato almeno quattro settimane in ospedale. Ebbene gli studiosi hanno visto che il mix dei due farmaci riduceva decessi, recidive e ictus rispetto al placebo, con un calo del 7% per i soli decessi. In più il clopidogrel, aggiunto all'aspirina, ha determinato una riduzione del 14% dei nuovi attacchi cardiaci nel periodo di trattamento, senza alcun rischio supplementare. Un risultato significativo, in particolare tenendo conto, come puntualizzano i ricercatori, che la breve durata del trattamento, e il costo relativamente basso, potrebbero consentire il ricorso al farmaco anche nei paesi con meno risorse. Ecco perché, come conclude il responsabile della ricerca, pur non determinando un vantaggio così significativo, "se la terapia col clopidogrel fosse somministrata in ospedale anche soltanto a un milione dei dieci milioni di pazienti che hanno un attacco di cuore ogni anno, oggi potrebbe prevenire circa 5000 decessi e altrettanti nuovi infarti non fatali". Come a dire: ne vale la pena.
Marco Malagutti
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