Impotenza spia cardiaca

21 maggio 2008
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Impotenza spia cardiaca



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Non c'è bisogno di spiegare come da una certa età uno dei disturbi paventati dall'universo maschile sia l'impotenza, per il suo impatto sessuale-affettivo e psicologico. Se il timore di queste conseguenze è comprensibile, in certi casi può non essere il peggiore. Quando è presente anche una condizione molto frequente quale il diabete di tipo 2, la disfunzione erettile (DE) può costituire infatti un significativo campanello d'allarme per il possibile sviluppo di malattia coronarica e infarto. Non solo gli altri fattori di rischio, quali scarso controllo glicemico, ipertensione, ipercolesterolemia, obesità e fumo sono quindi da individuare e correggere, ma anche la DE dovrebbe suonare per il paziente e chi l'ha in cura come un'allerta precoce di probabile futura cardiopatia. E' la conclusione alla quale portano due ricerche appena pubblicate sul giornale dei cardiologi statunitensi: e l'impotenza resta un fattore di rischio coronarico significativo anche dopo il controllo statistico degli altri.

Iniziale disfunzione endoteliale


In effetti il diabete, la disfunzione erettile e la malattia coronarica sono legati da un aspetto pericoloso, il danno vascolare prodotto dai livelli elevati di zucchero nel sangue. Lo stesso processo che impedisce l'afflusso ematico extra necessario per mantenere l'erezione può avere effetti anche peggiori a livello cardiaco: come spiegano gli autori della prima ricerca, la prima alterazione consisterebbe in una disfunzione endoteliale, che favorirebbe l'infiammazione delle pareti interne delle arterie e il deposito di colesterolo, con formazione dell'aterosclerosi; da qui il rischio di occlusione dei vasi cardiaci che può portare all'infarto. Lo studio, dell'Università di Hong Kong, ha coinvolto 2.300 uomini tra 42 e 66 anni malati di diabete di tipo 2, dei quali oltre un quarto affetto dall'inizio da DE e in totale nessuno con segni o con storia di malattia cardiovascolare o ictus. Nei quattro anni di osservazione 123 sono andati incontro a problemi cardiaci o morte per questa causa: per quelli che erano impotenti la probabilità è risultata molto più alta, pari a 19,7 su 1000 diabetici contro il 9,5 su 1000 dei soggetti senza impotenza. Dopo la correzione per gli altri fattori predisponenti (età, pressione arteriosa, necessità di antipertensivi o ipolipemizzanti, durata del diabete, nefropatia o retinopatia), la DE è rimasta un segnale di rischio precoce e indipendente, associato a un incremento del 58% della probabilità di cardiovasculopatia: solo una marcata proteinuria, indice di danno renale avanzato, era un segno più pericoloso.

Rischio aumentato di eventi maggiori


Il secondo studio, condotto in quattro centri universitari italiani, ha riguardato invece 291 uomini con diabete di tipo 2 e con coronaropatia silente (CAD) individuata attraverso test da sforzo e confermata dall'angiografia, 118 dei quali presentavano dall'inizio disfunzione erettile. Sono stati seguiti anch'essi circa quattro anni per riscontrare gli eventi avversi cardiaci maggiori (MACE), intesi come quelli coronarici più l'arteriopatia dell'arto inferiore, l'ictus e gli attacchi ischemici transitori cerebrali (TIA). Nei diabetici e impotenti la probabilità di MACE è risultata due volte maggiore che nei non impotenti, inoltre tale probabilità diminuiva nei trattati con ipolipemizzanti (statine) e farmaci anti-disfunzione erettile (inibitori della 5-fosfodiesterasi, il sildenafil e gli altri ): con le statine il rischio è apparso diminuito di un terzo; più o meno nella stessa misura con gli inibitori 5-PDE, arrivando al limite della significatività statistica. Alla luce dei due studi, si sottolinea nel commento, la DE andrebbe considerata un precursore di coronaropatia su base aterosclerotica, ribadendo che nei malati di diabete tipo 2 bisogna non solo controllare i livelli glicemici ma anche quelli pressori (da tenere sotto i 130/80 mmHg) e del colesterolo LDL (da ridurre entro i 100 mg/dl), oltre a eliminare il fumo e diminuire il sovrappeso. Ora sarà da approfondire, per esempio, se i miglioramenti rispetto agli altri fattori di rischio possano ridurre la probabilità di DE, o se i diabetici con complicanze retiniche o renali e con DE siano a maggior rischio di morte per cause cardiovascolari: per questo i ricercatori di Hong Kong analizzeranno i dati di circa 10.000 malati di diabete tipo 2.

Elettra Vecchia



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