30 gennaio 2009
Aggiornamenti e focus
Alcol in rosa, cuori a rischio
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E' noto che il consumo moderato di alcol è stato associato a una certa protezione cardiovascolare. Di contro si sa che l'assunzione acuta di dosi eccessive fa male a cuore e vasi, aumentando il rischio d'infarto miocardico, ictus e fibrillazione atriale; anche il consumo in eccesso ma più regolare appare legato a rischio di cardiomiopatia alcolica e scompenso cardiaco. Quanto alla relazione tra assunzione alcolica da moderata a elevata e rischio di fibrillazione atriale, diversi studi l'hanno riscontrata, ma finora per il genere maschile: invece esisterebbe anche per quello femminile, indica una ricerca derivata dall'inesauribile fonte del Women's Health Study (WHS) su donne sane statunitensi. Ed è una conferma del fatto che l'alcol può essere anche più pericoloso per le donne che per gli uomini, come già emerso per esempio rispetto alle minori capacità di metabolizzazione epatica. Tanto più che il gradimento alcolico al femminile è in crescita, specie in età giovanile.
Per vedere se c'era un effetto del consumo regolare di alcol rispetto al rischio di fibrillazione atriale incidente ci si è riferiti a oltre 34.000 donne sane che erano state coinvolte nel WHS; le partecipanti considerate, dai 45 anni in su e senza patologie maggiori compresa la fibrillazione atriale, sono state analizzate nella finestra di osservazione tra il 1993 e il 2006. Il consumo di alcol è stato suddiviso in quattro categorie, da zero, a meno di un drink al giorno, a più di uno e meno di due, a due o più al giorno: in totale, il 44% circa è risultato nel primo gruppo, il 45 nel secondo, il 6 nel terzo e il 4 nel quarto; tra l'altro con il crescere del consumo cresceva anche il fumo abituale. I casi d'insorgenza di fibrillazione atriale nei dodici anni circa di follow-up sono stati 653: l'incidenza corretta per età aumentava con la categoria di consumo, e dopo gli altri aggiustamenti è rimasta un'associazione significativa (tasso aumentato a 1,60 cioè 60% in più) per l'assunzione più elevata, due drink o più. Risultati simili si sono ottenuti calcolando l'apporto giornaliero in grammi di alcol. Quindi, le donne che consumavano almeno due bevande alcoliche al giorno avevano un rischio di sviluppare fibrillazione atriale 1,6 volte maggiore di quelle astemie, suggerendo una possibile soglia: conclusione che richiede però cautela, rilevano gli autori, dato il numero limitato di donne nella categoria più "etilica". La lettura complementare e rassicurante, previa conferme dei dati, sarebbe che un consumo più moderato non si lega a questo rischio.
Le evidenze di analoghi studi relativi agli uomini erano simili, ma c'è una differenza di rilievo: l'eventuale soglia di rischio potrebbe essere sostanzialmente più bassa nelle donne, come risulta dal confronto con i dati di questa ricerca. Inoltre, l'impatto complessivamente non elevato del consumo di alcol nella coorte dello studio potrebbe risultare maggiore in sottogruppi di popolazione con assunzione più alta (dato non evidenziato forse perché sono poche le bevitrici sostenute incluse nei trial) o con sottostanti fattori di rischio per fibrillazione atriale. Quanto ai fattori che possono spiegare l'associazione tra l'etanolo e l'alterazione cardiaca, restano però da chiarire: potrebbero essere indiretti, legati agli effetti sulla probabilità delle altre cardiovasculopatie, oppure diretti sulla struttura e sull'elettrofisiologia atriale, o relativi a stress ossidativi, perturbazioni nel sistema nervoso autonomo, squilibri elettrolitici. Che si voglia guardare, è il caso di dirlo, il mezzo bicchiere vuoto o il mezzo pieno, si può comunque concludere che le donne dovrebbero prestare attenzione ai consumi alcolici e ancora di più che gli uomini.
Elettra Vecchia
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...e inoltre su Dica33:
Per assunzioni minori non è dimostrato
Per vedere se c'era un effetto del consumo regolare di alcol rispetto al rischio di fibrillazione atriale incidente ci si è riferiti a oltre 34.000 donne sane che erano state coinvolte nel WHS; le partecipanti considerate, dai 45 anni in su e senza patologie maggiori compresa la fibrillazione atriale, sono state analizzate nella finestra di osservazione tra il 1993 e il 2006. Il consumo di alcol è stato suddiviso in quattro categorie, da zero, a meno di un drink al giorno, a più di uno e meno di due, a due o più al giorno: in totale, il 44% circa è risultato nel primo gruppo, il 45 nel secondo, il 6 nel terzo e il 4 nel quarto; tra l'altro con il crescere del consumo cresceva anche il fumo abituale. I casi d'insorgenza di fibrillazione atriale nei dodici anni circa di follow-up sono stati 653: l'incidenza corretta per età aumentava con la categoria di consumo, e dopo gli altri aggiustamenti è rimasta un'associazione significativa (tasso aumentato a 1,60 cioè 60% in più) per l'assunzione più elevata, due drink o più. Risultati simili si sono ottenuti calcolando l'apporto giornaliero in grammi di alcol. Quindi, le donne che consumavano almeno due bevande alcoliche al giorno avevano un rischio di sviluppare fibrillazione atriale 1,6 volte maggiore di quelle astemie, suggerendo una possibile soglia: conclusione che richiede però cautela, rilevano gli autori, dato il numero limitato di donne nella categoria più "etilica". La lettura complementare e rassicurante, previa conferme dei dati, sarebbe che un consumo più moderato non si lega a questo rischio.
Possibile soglia inferiore a quella maschile
Le evidenze di analoghi studi relativi agli uomini erano simili, ma c'è una differenza di rilievo: l'eventuale soglia di rischio potrebbe essere sostanzialmente più bassa nelle donne, come risulta dal confronto con i dati di questa ricerca. Inoltre, l'impatto complessivamente non elevato del consumo di alcol nella coorte dello studio potrebbe risultare maggiore in sottogruppi di popolazione con assunzione più alta (dato non evidenziato forse perché sono poche le bevitrici sostenute incluse nei trial) o con sottostanti fattori di rischio per fibrillazione atriale. Quanto ai fattori che possono spiegare l'associazione tra l'etanolo e l'alterazione cardiaca, restano però da chiarire: potrebbero essere indiretti, legati agli effetti sulla probabilità delle altre cardiovasculopatie, oppure diretti sulla struttura e sull'elettrofisiologia atriale, o relativi a stress ossidativi, perturbazioni nel sistema nervoso autonomo, squilibri elettrolitici. Che si voglia guardare, è il caso di dirlo, il mezzo bicchiere vuoto o il mezzo pieno, si può comunque concludere che le donne dovrebbero prestare attenzione ai consumi alcolici e ancora di più che gli uomini.
Elettra Vecchia
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