La statina che riapre la circolazione

17 marzo 2006
Aggiornamenti e focus

La statina che riapre la circolazione



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Il sangue ha un obiettivo ben preciso: circolare. Quando smette di farlo in modo fluido e continuo non possono non esserci conseguenze. Uno degli ostacoli che si possono interporre al suo passaggio o comunque renderlo più difficoltoso sono gli ateromi, cioè depositi fibrosi o lipidici sulle pareti delle arterie che nel tempo danno origine alle placche aterosclerotiche. Il colesterolo ematico dà un contributo importante a questo processo di accumulo, penetrando dentro la parete arteriosa (endotelio). L'ispessimento che ne deriva, se da una parte limita il passaggio del sangue, dall'altra, in caso di rottura o distacco, mette in contatto il sangue con sostanze che ne causano l'immediata coagulazione e quindi la formazione di trombi. Se ciò avviene nelle coronarie, il sangue (e l'ossigeno) non arriva più al cuore e si può verificare un infarto del miocardio; se accade nelle carotidi, che portano sangue al cervello, si può verificare un ictus. D'altra parte anche la stessa parete arteriosa danneggiata dall'evento si indebolisce e la sua distensione può portare alla formazione di un aneurisma, la cui rottura provoca un'emorragia interna.

Bersaglio: colesterolo cattivo


La porzione di colesterolo che contribuisce alla formazione della placca è quello a bassa densità, LDL, quindi la sua maggiore disponibilità nel circolo sanguigno aumenta il rischio di aterosclerosi. E' questo il motivo per cui viene chiamato colesterolo "cattivo" e per cui le strategie terapeutiche sono orientate all'abbassamento delle sue concentrazioni ematiche.La classe terapeutica che negli ultimi anni ha riportato importanti risultati, anche se con incidenti di percorso non certo trascurabili, sono le statine. Se usate correttamente i riescono a controllare i livelli di colesterolo e a ridurre i rischi cardiovascolari. La più recente è la rosuvastatina, che ha proseguito, per altro, la sperimentazione in un ampio progetto di ricerca che ha preso il nome di GALAXY. Nella sua orbita gravitano studi satellite che di volta in volta hanno verificato alcuni aspetti dell'uso del farmaco. I risultati di uno di questi, chiamato ASTEROID, sono stati presentati 55° congresso dell'American College of Cardiology e pubblicati dalla rivista Jama.

Minimi storici


I pazienti inclusi nel campione erano 507, le condizioni delle loro coronarie sono state valutate con un esame strumentale ecografico intravasculare. Vale a dire che la sonda che emette gli ultrasuoni viene introdotta nel vaso con un catetere e grazie alla rotazione della testina della sonda si ottengono immagini della struttura interna del vaso a 360°. Il metodo, chiamato IVUS (intravascular ultrasound), supera la tradizionale angiografia. Infatti, questa fornisce le immagini del profilo del vaso, grazie a un mezzo di contrasto, ma non dà informazioni sulle condizioni del lume. Per essere inclusi nello studio, i pazienti dovevano avere una riduzione di almeno il 20% del diametro interno del vaso.Il farmaco è stato somministrato per due anni al massimo dosaggio approvato: 40 mg al giorno. Per tutto il periodo sono stati eseguiti controlli ematici e al termine del periodo solo 349 soggetti sono stati valutati con la IVUS.Gli effetti sul colesterolo sono stati ampiamente riscontrati ottenendo, da una parte una riduzione del 53,2% delle LDL che ha portato i 130 mg/dl iniziali a 60 mg/dl, una concentrazione inferiore a quella indicata dalle linee guida, dall'altra un incremento delle HDL del 14,7%, cioè da 43 mg/dl a 49 mg/dl. Ma l'obiettivo, che finora non era mai stato ottenuto con le statine, è la riduzione del volume dell'ateroma sull'intero vaso dello 0,79%, e non solo il rallentamento della progressione. Andando poi a restringere l'osservazione nel segmento di vaso più ostruito, il volume era stato ridotto del 9,1%. All'entusiasmo dei ricercatori, si aggiunge la loro cautela a non estendere il risultato e al non fare proiezioni sulla mortalità evitata, perché sono valutazioni non previste dal disegno dello studio. Certo è, che un approccio terapeutico aggressivo e rivolto ad abbassare in modo significativo i livelli di LDL è una possibilità, a questo punto dimostrata, per ottenere una regressione dell'aterosclerosi.

Simona Zazzetta



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