Poche evidenze per la polypill

24 gennaio 2007
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Poche evidenze per la polypill



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Nel 2003 la polypill venne accolta come la soluzione innovativa, la strategia vincente per abbattere l'80% dei casi di patologie cardiovascolari nei soggetti che hanno superato i 55 anni. Uno strumento importante in uno scenario mondiale che vede il carico di eventi cardiovascolari e di casi di diabete in aumento, perché potrebbe avere un effetto ad ampio raggio sulla popolazione. Infatti, la proposta degli autori che pubblicarono il primo studio, faceva riferimento a un'ampia copertura includendo tutti coloro che avevano superato i 55 anni (prevenzione primaria), e ovviamente chi aveva già avuto una patologia o un evento cardiovascolare (prevenzione secondaria). Ma, soprattutto nei paesi con reddito medio o basso, sono necessari interventi per identificare anche chi è a rischio di complicanze maggiori. Ovunque, e a maggior ragione in questi paesi, non è pensabile trovarsi nelle condizioni di dover far fronte a perdite ingenti di risorse umane e finanziarie che derivano dall'evoluzione di condizioni cliniche non riconosciute.

Sostenibilità delle combinazioni


Di farmaci, per entrambi i tipi di prevenzione, ne esistono e sono efficaci, tra questi l'acido acetilsalicilico, gli ACE-inibitori, le statine, i beta bloccanti e i calcio antagonisti. Resta tuttavia un problema la continuità nell'assunzione della terapia, che ne limita l'efficacia. Nei paesi industrializzati è dovuta a una scarsa aderenza al regime multifarmaco, mentre nei paesi meno ricchi comporta dei costi per ora non sostenibili. La polypill potrebbe essere la risposta. In primo luogo, è una singola pastiglia che include un certo numero di principi attivi e che risolve l'ostacolo della compliance. Nel 2003 venne testata con una combinazione di sei (quelli sopraccitati e in aggiunta l'acido folico), ma studi successivi ne proposero altre, di quattro o cinque molecole, in base al tipo di prevenzione che si voleva perseguire. Introducendo anche altri principi, come per esempio la metformina, si poteva anche indirizzare la cura verso i casi di diabete. La disponibilità di alcuni dei principi attivi in forma di generico può facilitare l'accessibilità al regime farmacologico nei paesi con difficoltà economiche.

In attesa di prove


Nonostante queste premesse e le ipotesi su quante difficoltà la polypill potrebbe risolvere restano alcune aree di incertezza. Le linee guida di trattamento raccomandano il regime multifarmaco per prevenire un secondo evento cardiovascolare, ambito in cui la polypill troverebbe consensi. Ma la sua efficacia (in termini di bilancio rischi-benefici) è ancora da dimostrare, e non può essere semplicemente assunto. Mancano dati sul bilancio costo-efficacia, sul profilo di sicurezza e di aderenza per capire se, come commenta un editoriale del New England Journal of Medicine, la polypill sia un miracolo o un miraggio. Anche perchè, conclude, senza prove scientifiche significherebbe fare un atto di fede. La World Heart Federation ha annunciato l'intenzione di sviluppare una polypill contenente acido acetilsalicilico, un ACE-inibitore e una statina; due farmaceutiche indiane invece puntano a una combinazione a quattro per la quale inizieranno presto degli studi clinici. Alla luce di questi dati si potrà iniziare a ragionare sulla possibilità di somministrare a tutta la popolazione che ha superato i 55 anni, ma fino ad allora (e forse anche dopo) resterà il dubbio sull'opportunità di dare o meno un farmaco a una persona che di malattie ancora non ne ha.

Simona Zazzetta



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