07 novembre 2008
Aggiornamenti e focus
Il rebus fibromialgia
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Si manifesta con dolori ai muscoli e alle loro inserzioni sulle ossa, insieme a un vero corollario di svariati altri sintomi, sembra una malattia articolare ma non lo è ed è difficile da identificare non essendoci test di laboratorio ed esami. Resta il fatto che la fibromialgia è una malattia cronica che riguarda circa due milioni di italiani, in nove casi su dieci donne, che causa dolore muscolo-scheletrico, perdita di funzionalità e ha ripercussioni psicologiche, aggravate dal fatto che chi ne soffre in genere peregrina da uno specialista all'altro e da un esame all'altro senza che emergano alterazioni obiettive e rischia anche di non essere creduto dagli altri, con aumento della frustrazione. La fibromialgia infatti è stata chiamata a lungo malattia "invisibile", ma negli ultimi dieci anni è stata meglio definita attraverso studi che hanno stabilito i criteri per la diagnosi, come ricordato in un incontro sul tema promosso a Milano dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (ONDA). Non solo, l'Associazione europea contro i reumatismi (EULAR) ha appena emesso le prime linee-guida per il trattamento della fibromialgia. E c'è uno studio francese che ha visualizzato anomalie funzionali in aree cerebrali di persone con sintomi della malattia.
Alterata sopportazione del dolore
"La fibromialgia non è artrite e non causa deformità articolari, è una forma di reumatismo extra-articolare o dei tessuti molli, e non ha una diagnosi di laboratorio" ha spiegato a Milano Piercarlo Sarzi Puttini, direttore U.O. complessa di Reumatologia A.O. Polo universitario L. Sacco. "Il riconoscimento avviene attraverso i sintomi riferiti dai pazienti e questo può farli considerare immaginari o poco importanti ma non è così; è vero che molti si sentono depressi o ansiosi ma solo il 25% lo è realmente". I sintomi sono dolori muscolari diffusi a carattere cronico, aree dolenti o dolorabili al minimo stimolo ("tender point"), e poi disturbi del sonno, cefalea o emicrania, stanchezza, rigidità mattutina, parestesie, dolori toracici o addominali, colon irritabile, bruciore minzionale, ansia, depressione, perdita di memoria, e altro ancora. "La presenza e il tipo delle caratteristiche aree dolorose separa i fibromialgici da altre condizioni cliniche, i reumatologi devono valutare i tender point per arrivare alla diagnosi. La causa della malattia non è nota, diversi possono essere i fattori scatenanti, ma spesso non se ne individuano: sembra che la sindrome dipenda da una ridotta soglia di sopportazione del dolore per alterate modalità di percezione a livello di sistema nervoso centrale". Per saperne di più sulla malattia è stato realizzato anche un opuscolo informativo scaricabile dal sito www.ondaosservatorio.it. Quanto all'approccio, "dev'essere biopsicosociale" ha sottolineato Riccardo Torta, direttore Struttura complessa Psicologia clinica e oncologica ASO San Giovanni Battista e Università di Torino "perché alla componente fisica della fibromialgia si associano sempre aspetti emozionali, cognitivi e di contesto culturale-relazionale. Sono coinvolti il reumatologo e specie nei casi severi che limitano la vita normale lo psicologo, il terapista della riabilitazione e quello occupazionale; la presenza di ansia o depressione spiega il ricorso a psicoterapie e ansiolitici e antidepressivi; utili anche i gruppi di supporto".
Approccio multidisciplinare e su misura
Una relazione tra la fibromialgia e una disfunzione nelle zone cerebrali dove viene processato il dolore è sostenuta anche da uno studio di ricercatori di Marsiglia appena pubblicato, nel quale con la tomografia a fotone singolo (SPECT) si sono individuate alterazioni cerebrali direttamente correlate alla gravità della malattia. Sono stati osservati,studiando venti pazienti, un aumento di flusso sanguigno (iperperfusione) in una regione coinvolta nel discriminare l'intensità del dolore e un'ipoperfusione in altre implicate nelle risposte emozionali, anomalie apparse indipendenti dallo stato di ansia o depressione. Rispetto al trattamento, invece, la multidisciplinarietà viene confermata dalle linee-guida EULAR. Emergono due raccomandazioni generali, cioè valutazione completa di dolore, funzionalità, contesto psicosociale, e approccio multidisciplinare farmacologico e non, da individualizzare; il primo prevede analgesici compresi oppioidi deboli, antidepressivi, altri antidolorifici, il secondo bagno in piscina riscaldata, esercizi su misura (aerobici e di forza), terapia cognitivo-comportamentale, tecniche di rilassamento, riabilitazione, supporto psicologico.
Viviana Zanardi
Fonti:
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...e inoltre su Dica33:
Alterata sopportazione del dolore
"La fibromialgia non è artrite e non causa deformità articolari, è una forma di reumatismo extra-articolare o dei tessuti molli, e non ha una diagnosi di laboratorio" ha spiegato a Milano Piercarlo Sarzi Puttini, direttore U.O. complessa di Reumatologia A.O. Polo universitario L. Sacco. "Il riconoscimento avviene attraverso i sintomi riferiti dai pazienti e questo può farli considerare immaginari o poco importanti ma non è così; è vero che molti si sentono depressi o ansiosi ma solo il 25% lo è realmente". I sintomi sono dolori muscolari diffusi a carattere cronico, aree dolenti o dolorabili al minimo stimolo ("tender point"), e poi disturbi del sonno, cefalea o emicrania, stanchezza, rigidità mattutina, parestesie, dolori toracici o addominali, colon irritabile, bruciore minzionale, ansia, depressione, perdita di memoria, e altro ancora. "La presenza e il tipo delle caratteristiche aree dolorose separa i fibromialgici da altre condizioni cliniche, i reumatologi devono valutare i tender point per arrivare alla diagnosi. La causa della malattia non è nota, diversi possono essere i fattori scatenanti, ma spesso non se ne individuano: sembra che la sindrome dipenda da una ridotta soglia di sopportazione del dolore per alterate modalità di percezione a livello di sistema nervoso centrale". Per saperne di più sulla malattia è stato realizzato anche un opuscolo informativo scaricabile dal sito www.ondaosservatorio.it. Quanto all'approccio, "dev'essere biopsicosociale" ha sottolineato Riccardo Torta, direttore Struttura complessa Psicologia clinica e oncologica ASO San Giovanni Battista e Università di Torino "perché alla componente fisica della fibromialgia si associano sempre aspetti emozionali, cognitivi e di contesto culturale-relazionale. Sono coinvolti il reumatologo e specie nei casi severi che limitano la vita normale lo psicologo, il terapista della riabilitazione e quello occupazionale; la presenza di ansia o depressione spiega il ricorso a psicoterapie e ansiolitici e antidepressivi; utili anche i gruppi di supporto".
Approccio multidisciplinare e su misura
Una relazione tra la fibromialgia e una disfunzione nelle zone cerebrali dove viene processato il dolore è sostenuta anche da uno studio di ricercatori di Marsiglia appena pubblicato, nel quale con la tomografia a fotone singolo (SPECT) si sono individuate alterazioni cerebrali direttamente correlate alla gravità della malattia. Sono stati osservati,studiando venti pazienti, un aumento di flusso sanguigno (iperperfusione) in una regione coinvolta nel discriminare l'intensità del dolore e un'ipoperfusione in altre implicate nelle risposte emozionali, anomalie apparse indipendenti dallo stato di ansia o depressione. Rispetto al trattamento, invece, la multidisciplinarietà viene confermata dalle linee-guida EULAR. Emergono due raccomandazioni generali, cioè valutazione completa di dolore, funzionalità, contesto psicosociale, e approccio multidisciplinare farmacologico e non, da individualizzare; il primo prevede analgesici compresi oppioidi deboli, antidepressivi, altri antidolorifici, il secondo bagno in piscina riscaldata, esercizi su misura (aerobici e di forza), terapia cognitivo-comportamentale, tecniche di rilassamento, riabilitazione, supporto psicologico.
Viviana Zanardi
Fonti:
- Conferenza "Fibromialgia: un problema di dolore al femminie", Milano, 3 novembre 2008
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