04 marzo 2005
Aggiornamenti e focus
Donne-uomini 15 a 1
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Il gozzo colpisce oggi in Italia circa sei milioni di persone, corrispondenti a più del dieci per cento della popolazione: il doppio rispetto a quel 5% sufficiente a definire la condizione endemica. Dati che dovrebbero preoccupare vista, tra l'altro, l'autorevolezza della fonte, Aldo Pinchera, direttore dell'Istituto di endocrinologia dell'Università di Pisa e presidente del Comitato nazionale per la prevenzione del gozzo. Non bastasse il numero elevato delle persone colpite, il rischio esiste per tutta la popolazione e la malattia costa allo stato almeno 300 miliardi di lire all'anno, fra diagnosi e terapia. Ma il gozzo, manifestazione sia di iper che di ipotiroidismo, non è l'unica patologia che riguarda la tiroide, vanno considerate anche il cancro alla tiroide e la tiroidite di Hashimoto, i cui numeri sono inferiori ma ugualmente significativi.
L'ipertiroidismo è la patologia endocrina maggiormente frequente dopo il diabete mellito. Come le altre malattie tiroidee, sia nel senso di iper sia di ipofunzione, colpisce in modo prevalente le donne con un rapporto di oltre 15 a 1. Se ne distinguono due forme principali quella di Basedow, che predilige la fascia d'età compresa tra i 20 e i 40 anni e quella da autonomizzazione funzionale, maggiormente frequente in età più avanzata. Per quanto riguarda l'ipotiroidismo si tratta di una patologia non rara, la cui reale incidenza è difficilmente valutabile, variamente influenzata da fattori genetici ed ambientali quali la carenza di iodio. Un neonato su 4000 nasce con questa malattia. Per questo motivo tutti i neonati in Italia vengono indagati per questa patologia. I dati più recenti sono quelli del Comitato nazionale per la prevenzione del gozzo che ha esaminato 71000 bambini tra i 6 e i 14 anni residenti fuori città, in località collinari e montane di quasi tutte le regioni italiane e 5000 casi di controllo nelle aree urbane. Nella maggior parte della popolazione giovanile, la prevalenza di gozzo si è dimostrata superiore al 20%, e in numerose località distribuite su tutto il territorio nazionale, la malattia è presente in oltre il 50% dei giovani, con punte del 73% in alcuni paesi della Campania. Gli studi prevedevano la palpazione del collo, la valutazione delle dimensioni della tiroide, la determinazione dell'escrezione urinaria di iodio. Le zone di endemia, secondo questi rilevamenti epidemiologici, riguardano tutte le regioni italiane e il deficit nutrizionale di iodio può essere documentato non solo nelle aree storicamente interessate dalla carenza, ma anche nelle regioni dell'Italia centrale e meridionale. Particolarmente significativo il dato che riguarda la Sardegna dove un bambino su quattro soffre di gozzo, con una percentuale più rilevante tra le femmine (23%) rispetto ai maschi (21%). Un deficit nutrizionale di iodio che è, peraltro, comune alle altre regioni meridionali italiane.
Ogni anno, in Italia, 9000 persone si ammalano di cancro alla tiroide, che rappresenta l'1% di tutti i tumori e lo 0,5% delle morti per cancro. Il 10-12% della popolazione italiana presenta alterazioni tiroidee, che nel 20% dei casi saranno operate. Il cancro tiroideo, ma non è una novità, è più diffuso tra le donne rispetto ai maschi, con un rapporto di 3,2:1 e la sua incidenza aumenta con l'età. La prognosi per il cancro tiroideo, che rientra nel gruppo dei tumori differenziati, è eccezionalmente buona, con oltre il 90% di probabilità di guarigione. Il cancro alla tiroide ha avuto, poi, un'incidenza moltiplicata da 10 a 100 volte come conseguenza del disastro nucleare di Chernobyl. Dai dati raccolti presso il registro tumore di Minsk, in Bielorussia, si nota un aumento dei casi a partire dal 1991 nella fascia d'età tra i 15 e i 29 anni: queste persone dunque avevano tra i 10 e i 24 anni al momento dell'incidente. Per quanto riguarda la tiroidite di Hashimoto e le altre malattie autoimmuni, pochi i dati a disposizione: in base ad analisi autoptiche colpisce da 5% al 15% della popolazione femminile e dall'1 al 5% della popolazione maschile, aumentando di frequenza, in particolare nelle donne, col progredire dell'età. Un'altra forma al femminile è la tiroidite post-partum. Si presenta nel 5-9% delle donne subito dopo aver partorito ed è di solito una condizione transitoria.
Un problema al femminile
Perché sono soprattutto le donne a soffrire di questi disturbi? Una risposta precisa ancora non c'è, sembra però che tutto dipenda dal più complesso equilibrio ormonale della donna rispetto all'uomo. La prova è che le malattie tiroidee spesso compaiono in coincidenza con fasi ormonali particolarmente delicate, come la gravidanza o la menopausa. Si è scoperto, poi, che gli estrogeni aumentano la perdita di iodio attraverso le urine, quindi la tiroide della donna si trova a lavorare con meno"carburante" ed è così più a rischio di malattie.
Un recente studio di Lancet ha svelato, però, che la tiroide di alcune donne può essere un organo chimerico. Che cosa significa? Semplice, le cellule che la compongono hanno caratteristiche genetiche sia maschili sia femminili. Lo studio effettuato dagli statunitensi ha analizzato con sonde molecolari apposite il tessuto tiroideo di una trentina di donne sottoposte a tiroidectomia per gozzi nodulari e tiroiditi croniche. In poco più della metà delle pazienti operate sono state trovate cellule maschili, mentre in nessuna delle tiroidi dei soggetti del gruppo di controllo sono apparsi elementi con il cromosoma Y. Non sembra casuale che oltre la metà delle donne con il chimerismo abbia avuto un figlio maschio e sia risultata affetta dalla tiroidite di Hashimoto. Pur non potendo affermare con certezza che queste cellule siano responsabili delle malattie autoimmuni della tiroide, è evidente un'associazione tra chimerismo, figli maschi e tireopatie.
Marco Malagutti
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Iper e ipotiroidismo
L'ipertiroidismo è la patologia endocrina maggiormente frequente dopo il diabete mellito. Come le altre malattie tiroidee, sia nel senso di iper sia di ipofunzione, colpisce in modo prevalente le donne con un rapporto di oltre 15 a 1. Se ne distinguono due forme principali quella di Basedow, che predilige la fascia d'età compresa tra i 20 e i 40 anni e quella da autonomizzazione funzionale, maggiormente frequente in età più avanzata. Per quanto riguarda l'ipotiroidismo si tratta di una patologia non rara, la cui reale incidenza è difficilmente valutabile, variamente influenzata da fattori genetici ed ambientali quali la carenza di iodio. Un neonato su 4000 nasce con questa malattia. Per questo motivo tutti i neonati in Italia vengono indagati per questa patologia. I dati più recenti sono quelli del Comitato nazionale per la prevenzione del gozzo che ha esaminato 71000 bambini tra i 6 e i 14 anni residenti fuori città, in località collinari e montane di quasi tutte le regioni italiane e 5000 casi di controllo nelle aree urbane. Nella maggior parte della popolazione giovanile, la prevalenza di gozzo si è dimostrata superiore al 20%, e in numerose località distribuite su tutto il territorio nazionale, la malattia è presente in oltre il 50% dei giovani, con punte del 73% in alcuni paesi della Campania. Gli studi prevedevano la palpazione del collo, la valutazione delle dimensioni della tiroide, la determinazione dell'escrezione urinaria di iodio. Le zone di endemia, secondo questi rilevamenti epidemiologici, riguardano tutte le regioni italiane e il deficit nutrizionale di iodio può essere documentato non solo nelle aree storicamente interessate dalla carenza, ma anche nelle regioni dell'Italia centrale e meridionale. Particolarmente significativo il dato che riguarda la Sardegna dove un bambino su quattro soffre di gozzo, con una percentuale più rilevante tra le femmine (23%) rispetto ai maschi (21%). Un deficit nutrizionale di iodio che è, peraltro, comune alle altre regioni meridionali italiane.
Le "altre" malattie
Ogni anno, in Italia, 9000 persone si ammalano di cancro alla tiroide, che rappresenta l'1% di tutti i tumori e lo 0,5% delle morti per cancro. Il 10-12% della popolazione italiana presenta alterazioni tiroidee, che nel 20% dei casi saranno operate. Il cancro tiroideo, ma non è una novità, è più diffuso tra le donne rispetto ai maschi, con un rapporto di 3,2:1 e la sua incidenza aumenta con l'età. La prognosi per il cancro tiroideo, che rientra nel gruppo dei tumori differenziati, è eccezionalmente buona, con oltre il 90% di probabilità di guarigione. Il cancro alla tiroide ha avuto, poi, un'incidenza moltiplicata da 10 a 100 volte come conseguenza del disastro nucleare di Chernobyl. Dai dati raccolti presso il registro tumore di Minsk, in Bielorussia, si nota un aumento dei casi a partire dal 1991 nella fascia d'età tra i 15 e i 29 anni: queste persone dunque avevano tra i 10 e i 24 anni al momento dell'incidente. Per quanto riguarda la tiroidite di Hashimoto e le altre malattie autoimmuni, pochi i dati a disposizione: in base ad analisi autoptiche colpisce da 5% al 15% della popolazione femminile e dall'1 al 5% della popolazione maschile, aumentando di frequenza, in particolare nelle donne, col progredire dell'età. Un'altra forma al femminile è la tiroidite post-partum. Si presenta nel 5-9% delle donne subito dopo aver partorito ed è di solito una condizione transitoria.
Un problema al femminile
Perché sono soprattutto le donne a soffrire di questi disturbi? Una risposta precisa ancora non c'è, sembra però che tutto dipenda dal più complesso equilibrio ormonale della donna rispetto all'uomo. La prova è che le malattie tiroidee spesso compaiono in coincidenza con fasi ormonali particolarmente delicate, come la gravidanza o la menopausa. Si è scoperto, poi, che gli estrogeni aumentano la perdita di iodio attraverso le urine, quindi la tiroide della donna si trova a lavorare con meno"carburante" ed è così più a rischio di malattie.
Un recente studio di Lancet ha svelato, però, che la tiroide di alcune donne può essere un organo chimerico. Che cosa significa? Semplice, le cellule che la compongono hanno caratteristiche genetiche sia maschili sia femminili. Lo studio effettuato dagli statunitensi ha analizzato con sonde molecolari apposite il tessuto tiroideo di una trentina di donne sottoposte a tiroidectomia per gozzi nodulari e tiroiditi croniche. In poco più della metà delle pazienti operate sono state trovate cellule maschili, mentre in nessuna delle tiroidi dei soggetti del gruppo di controllo sono apparsi elementi con il cromosoma Y. Non sembra casuale che oltre la metà delle donne con il chimerismo abbia avuto un figlio maschio e sia risultata affetta dalla tiroidite di Hashimoto. Pur non potendo affermare con certezza che queste cellule siano responsabili delle malattie autoimmuni della tiroide, è evidente un'associazione tra chimerismo, figli maschi e tireopatie.
Marco Malagutti
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