19 dicembre 2008
Aggiornamenti e focus
Il bruciante costo del reflusso
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La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) brucia e disturba occasionalmente o costantemente il 20 per cento della popolazione italiana. I sintomi della malattia, seppur molto variabili, possono arrivare a essere invalidanti costringendo le persone ad assentarsi dal lavoro oppure limitandone la produttività. Si stima che siano 5,7 in media le ore perse ogni settimana da pazienti affetti da MRGE. Sono dati paragonabili ai danni provocati dal comune mal di testa, superati solo dal mal di schiena (6,1 ore) e seguiti da artrosi (4,8), allergie (4,1) e ipertensione (3,3).
Esperti clinici ed economisti della London School of Economics, insieme a Marcello Tonini (Dipartimento di Medicina Legale, Università di Pavia) e a Josep Darba (Dipartimento di Economia, Università di Barcellona), hanno valutato i dati di 6 paesi (Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Regno Unito) riunendoli in uno studio chiamato "Europe's Lost Patients" ha evidenziato come la MRGE, oltre ai problemi di tipo clinico, abbia un pesante impatto sulla produttività dei lavoratori: i numeri esposti hanno dato la conferma la MRGE va considerata per quello che è una patologia molto diffusa, di natura cronica, a volte con aspetti e complicanze di notevole gravità. Secondo Josep Darba inoltre, la MRGE, se mal gestita non individuandone correttamente i sintomi e quindi la terapia, può incidere negativamente sui costi del SSN aggravandoli pesantemente, soprattutto in termini di aumento di accertamenti medici e, di conseguenza, di allungamento dei tempi di guarigione.
Il controllo dei sintomi si avvale di una classe di farmaci denominata inibitori di pompa protonica (IPP). I protocolli di somministrazione prevedono una fase di attacco della malattia che ha come scopo il controllo dei sintomi, la guarigione delle lesioni eventualmente presenti, il miglioramento della qualità della vita, oltre che il miglioramento della produttività (guadagno di ore lavorative settimanali) e una fase di mantenimento al fine di evitare le recidive che occorrono nell'80% dei pazienti entro 6-12 mesi dalla sospensione del trattamento. "In riferimento al trattamento farmacologico della MRGE - ha commentato Tonini - il medico deve poter scegliere la terapia più appropriata in base alla storia naturale del paziente e al quadro sintomatologico e diagnostico personale". L'esperto ha quindi invitato a riflettere su alcune iniziative intraprese prese per contenere la spesa pubblica "E' indubbio che il contenimento della spesa rappresenta un cardine economico fondamentale per il ripianamento del deficit in ambito sanitario. Tuttavia, la riduzione dei costi nell'immediato è spesso sinonimo di inappropriatezza prescrittiva, una situazione che nel lungo termine può comportare importanti conseguenze sia dal punto di vista della salute, esponendo il paziente alla progressione della malattia, sia dal punto di vista economico, dal momento che a forme di malattia più severa corrispondono costi maggiori. Riguardo alla terapia della MRGE va ricordato che gli IPP hanno proprietà antisecretorie diverse: è quindi necessario - ha concluso Tonini - adeguare la scelta e il dosaggio in rapporto alle diverse presentazioni cliniche, invece di indicare la scelta terapeutica solo in funzione di indicazioni economiche restrittive".
Gianluca Casponi
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L'analisi di un rapporto europeo
Esperti clinici ed economisti della London School of Economics, insieme a Marcello Tonini (Dipartimento di Medicina Legale, Università di Pavia) e a Josep Darba (Dipartimento di Economia, Università di Barcellona), hanno valutato i dati di 6 paesi (Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Regno Unito) riunendoli in uno studio chiamato "Europe's Lost Patients" ha evidenziato come la MRGE, oltre ai problemi di tipo clinico, abbia un pesante impatto sulla produttività dei lavoratori: i numeri esposti hanno dato la conferma la MRGE va considerata per quello che è una patologia molto diffusa, di natura cronica, a volte con aspetti e complicanze di notevole gravità. Secondo Josep Darba inoltre, la MRGE, se mal gestita non individuandone correttamente i sintomi e quindi la terapia, può incidere negativamente sui costi del SSN aggravandoli pesantemente, soprattutto in termini di aumento di accertamenti medici e, di conseguenza, di allungamento dei tempi di guarigione.
La terapia giusta al paziente giusto
Il controllo dei sintomi si avvale di una classe di farmaci denominata inibitori di pompa protonica (IPP). I protocolli di somministrazione prevedono una fase di attacco della malattia che ha come scopo il controllo dei sintomi, la guarigione delle lesioni eventualmente presenti, il miglioramento della qualità della vita, oltre che il miglioramento della produttività (guadagno di ore lavorative settimanali) e una fase di mantenimento al fine di evitare le recidive che occorrono nell'80% dei pazienti entro 6-12 mesi dalla sospensione del trattamento. "In riferimento al trattamento farmacologico della MRGE - ha commentato Tonini - il medico deve poter scegliere la terapia più appropriata in base alla storia naturale del paziente e al quadro sintomatologico e diagnostico personale". L'esperto ha quindi invitato a riflettere su alcune iniziative intraprese prese per contenere la spesa pubblica "E' indubbio che il contenimento della spesa rappresenta un cardine economico fondamentale per il ripianamento del deficit in ambito sanitario. Tuttavia, la riduzione dei costi nell'immediato è spesso sinonimo di inappropriatezza prescrittiva, una situazione che nel lungo termine può comportare importanti conseguenze sia dal punto di vista della salute, esponendo il paziente alla progressione della malattia, sia dal punto di vista economico, dal momento che a forme di malattia più severa corrispondono costi maggiori. Riguardo alla terapia della MRGE va ricordato che gli IPP hanno proprietà antisecretorie diverse: è quindi necessario - ha concluso Tonini - adeguare la scelta e il dosaggio in rapporto alle diverse presentazioni cliniche, invece di indicare la scelta terapeutica solo in funzione di indicazioni economiche restrittive".
Gianluca Casponi
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