Il Pap-test

13 giugno 2003
Aggiornamenti e focus

Il Pap-test



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Questo esame citologico (cioè che indaga le alterazioni delle cellule) deve il suo nome al medico greco-americano George Papanicolau. Papanicolau ideò una particolare tecnica di colorazione che consente di diagnosticare in modo rapido e precoce la presenza di un tumore del collo dell'utero. Per capire l'importanza di questo test, messo a punto cinquant'anni fa, basti dire che il tumore del collo dell'utero è secondo per diffusione soltanto al tumore della mammella.

Come si esegue


Il ginecologo inserisce nella vagina uno speculum e, dopo aver lavato la zona prescelta con soluzione fisiologica, provvede ad asportare una piccola quantità di cellule con una spatolina. Il materiale così ottenuto viene fissato su un vetrino e inviato al laboratorio, dove le cellule verranno colorate con il metodo di Papanicolau ed esaminate al microscopio. Si tratta quindi di un esame che fino a poco tempo fa si basava sull'abilità del medico nell'esaminare il vetrino. Da alcuni anni, però, è disponibile un sistema di lettura computerizzato (sistema Pap-Net) che prescinde dall'occhio clinico del laboratorista e consente una maggiore precisione. Infatti secondo Leopold Koss, il patologo americano che ha presentato in Italia il nuovo sistema, la lettura al computer permette di ridurre di un terzo i falsi positivi, cioè i casi in cui cellule normali vengono scambiate per cellule neoplastiche. Con il vecchio sistema questi errori variavano dal 5 al 10 per cento a seconda del laboratorio.

Significato clinico


Oltre alla diagnosi di lesioni cancerose o precancerose, il Pap-test può dare una prima indicazione sull'equilibrio ormonale del soggetto, in quanto i diversi ormoni sessuali (progesterone, estrogeni e androgeni) alterano in modo caratteristico le proporzioni tra le cellule che compongono i diversi strati dell'epitelio. In secondo luogo l'esame rivela la presenza di infezioni batteriche o virali oppure l'esistenza di una micosi.
Fino a non molto tempo fa il risultato era fornito sotto forma numerica (da PAP I, cioè normale, a PAP V, cioè presenza di un tumore già sviluppato). Oggi invece si tende piuttosto a riportare una breve descrizione dello stato delle cellule, quindi la lettura è pienamente comprensibile solo al medico. Niente paura, però: se il risultato è tale da insospettire, la paziente viene avvisata personalmente e invitata a ripetere il test o a procedere ad altri accertamenti come la biopsia.

Quando eseguire il test

Innanzitutto è importante la preparazione: il prelievo va effettuato almeno cinque giorni prima delle mestruazioni o almeno cinque giorni dopo che sono terminate. Inoltre devono essere passati almeno due giorni dall'ultimo rapporto sessuale e almeno cinque da un'eventuale visita ginecologica o dall'impiego di irrigatori vaginali, ovuli o candelette.
Dai 24 ai 65 anni l'esame va effettuato ogni tre anni. Se l'attività sessuale della donna è iniziata prima dei 18 anni è invece opportuno anticipare l'esecuzione del test, sarà il ginecologo a decidere. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, ripetere più spesso il Pap-test serve soltanto se esistono particolari fattori di rischio, oppure se il test rivela quale che lieve anomalia non pericolosa ma da tenere d'occhio.
In effetti in Italia c'è una situazione anomala: alcune donne si sottopongono all'esame ogni volta che vanno dal ginecologo (magari ogni 6-12 mesi), mentre altre non subiscono un Pap-test in tutta la loro vita.

Maurizio Imperiali



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