15 dicembre 2004
Aggiornamenti e focus
Acido folico rischioso? Si, anzi no
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È ormai opinione comune che in gravidanza raddoppi il fabbisogno di acido folico (vitamina B9), utile per la crescita del feto e per la prevenzione dei difetti del tubo neurale. Ma i dati a disposizione, però, sugli effetti a lungo termine dell'esposizione a alte concentrazioni di acido folico sono limitati. Per questo un gruppo di studio britannico si è dedicato a monitorare gli effetti dell'integrazione vitaminica su donne in gravidanza a partire dagli anni '60, arrivando a risultati sconcertanti. Un aumento della mortalità e in particolare per tumore al seno nelle donne che assumono folati prima della gravidanza. Possibile?
Il risultato è controverso e gli stessi ricercatori invitano alla cautela. Lo studio, pubblicato sul British Medical Journal, ha coinvolto 3000 donne in gravidanza, tra il 1966 e il 1967, assegnate in maniera casuale ad assumere folati, a diversi dosaggi, o un placebo. Nel 2002 erano morte, in totale, 210 donne; di queste, 17 di tumore al seno nel gruppo placebo (0,9%), sei tra quelle trattate con folati a basso dosaggio (1,3%) e otto tra quelle con folati ad alto dosaggio (1,6%). Si tratta - precisano gli stessi ricercatori - di differenze non significative dal punto di vista statistico e in buona parte attribuibili al caso. Ma potrebbero anche essere un punto di partenza per scoperte preoccupanti, ecco perché urge approfondire con ulteriori ricerche. Ma in risposta, a testimonianza dei dubbi del mondo scientifico, lo stesso numero del BMJ, pubblica un commento che ridimensiona ulteriormente lo studio.
Gli autori dello studio - esordisce il commento - riportano un'associazione tra consumo prenatale di acido folico e tumore al seno statisticamente non significativa. Non solo. Sebbene si tratti di un trial randomizzato controllato, questo dato non era una delle ipotesi prespecificate. L'intenzione dello studio, infatti, era quella di definire il rapporto tra consumo prenatale di folati ed esiti della gravidanza. Ecco perché 31 casi di morte per tumore al seno non possono che essere attribuiti al caso. In più - insistono i detrattori - la letteratura esistente sull'argomento sostiene che alte concentrazioni di folati nel sangue, in particolare nelle donne che consumano minime quantità di alcol giornaliere, abbassano il rischio di tumore al seno. Esattamente il contrario. Cioè esistono meccanismi mutagenici attraverso i quali la carenza di folati potrebbe indurre cancro. Questi studi epidemiologici e di mutazione non fanno che rafforzare l'ipotesi che i risultati ottenuti nella ricerca britannica siano casuali. Non bisogna così dissuadere dal consumo di acido folico prenatale, anzi. I benefici sulla prevenzione dei difetti neurali alla nascita e dell'anemia sono assodati. Per cui prima di smentite più fondate una politica sanitaria corretta deve raccomandare il consumo di acido folico alle donne in gravidanza.
Marco Malagutti
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Che cosa dice lo studio
Il risultato è controverso e gli stessi ricercatori invitano alla cautela. Lo studio, pubblicato sul British Medical Journal, ha coinvolto 3000 donne in gravidanza, tra il 1966 e il 1967, assegnate in maniera casuale ad assumere folati, a diversi dosaggi, o un placebo. Nel 2002 erano morte, in totale, 210 donne; di queste, 17 di tumore al seno nel gruppo placebo (0,9%), sei tra quelle trattate con folati a basso dosaggio (1,3%) e otto tra quelle con folati ad alto dosaggio (1,6%). Si tratta - precisano gli stessi ricercatori - di differenze non significative dal punto di vista statistico e in buona parte attribuibili al caso. Ma potrebbero anche essere un punto di partenza per scoperte preoccupanti, ecco perché urge approfondire con ulteriori ricerche. Ma in risposta, a testimonianza dei dubbi del mondo scientifico, lo stesso numero del BMJ, pubblica un commento che ridimensiona ulteriormente lo studio.
Cosa dicono i detrattori
Gli autori dello studio - esordisce il commento - riportano un'associazione tra consumo prenatale di acido folico e tumore al seno statisticamente non significativa. Non solo. Sebbene si tratti di un trial randomizzato controllato, questo dato non era una delle ipotesi prespecificate. L'intenzione dello studio, infatti, era quella di definire il rapporto tra consumo prenatale di folati ed esiti della gravidanza. Ecco perché 31 casi di morte per tumore al seno non possono che essere attribuiti al caso. In più - insistono i detrattori - la letteratura esistente sull'argomento sostiene che alte concentrazioni di folati nel sangue, in particolare nelle donne che consumano minime quantità di alcol giornaliere, abbassano il rischio di tumore al seno. Esattamente il contrario. Cioè esistono meccanismi mutagenici attraverso i quali la carenza di folati potrebbe indurre cancro. Questi studi epidemiologici e di mutazione non fanno che rafforzare l'ipotesi che i risultati ottenuti nella ricerca britannica siano casuali. Non bisogna così dissuadere dal consumo di acido folico prenatale, anzi. I benefici sulla prevenzione dei difetti neurali alla nascita e dell'anemia sono assodati. Per cui prima di smentite più fondate una politica sanitaria corretta deve raccomandare il consumo di acido folico alle donne in gravidanza.
Marco Malagutti
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