02 marzo 2007
Aggiornamenti e focus
Rischiosa maternità attempata
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La maternità viene ritardata sempre di più, se non esclusa, e le conseguenze sociali ed economiche di questo fatto sono al centro dell'attenzione dei media. Ma la procreazione nelle attempate, come le definiscono i medici, va analizzata anche sotto il profilo della salute, perché rimandando l'evento crescono i rischi tanto per il nascituro quanto per la madre. C'è poi l'aspetto della fertilità che inesorabilmente cala con gli anni, legato al ricorso alla fecondazione assistita (IVF) che può determinare problematiche come quella della gravidanza multipla nella donna non più giovane. Si potrebbe dire che la riproduzione nella fase fisiologicamente migliore sia un obiettivo di salute, e quindi bisognerebbe fare di più contro gli ostacoli oggettivi di tipo organizzativo ed economico. Esemplificano i problemi legati alla maternità tardiva uno studio statunitense, che mostra una probabilità elevata di complicanze in gravidanza, e un caso-tipo di desiderio di gravidanza multipla in una donna attempata dopo fecondazione in vitro per infertilità.
Lo studio di popolazione è stato condotto a partire dalla constatazione che negli Stati Uniti, tra il 1980 e il 2004, la proporzione delle nascite da madri ultra 30enni è raddoppiata, da ultra 35enni è triplicata e da ultra 40enni è quadruplicata. La ricerca, ricorrendo ai registri delle nascite tra il 1995 e il 2000, ha preso in considerazione ben 8.079.996 parti di nati vivi, da donne di età tra 30 e 54 anni, e ha valutato complicanze ed eventi avversi dopo stratificazione per età materna e parità (numero di figli avuti). E' emerso che con l'aumentare degli anni delle madri crescevano parallelamente i principali effetti negativi legati alla nascita, quali parto prolungato o complicato, eccessivo sanguinamento, malpresentazione fetale, necessità di taglio cesareo. Rischi che andrebbero considerati, sottolineano gli autori, quando si fa il counselling alle donne meno giovani che si sottopongono a trattamenti per l'infertilità. Complessivamente, dal confronto tra le madri over 45 e le 30-34enni, è risultato per le prime e per le multipare rispetto alle primipare, una probabilità aumentata d'ipertensione (odd ratio, stima del rischio relativo, di 3,7 nelle primipare e 4,9 nelle multipare), di diabete (2,2 e 2,58), di parto cesareo (3,14 e 2,85), di eccessiva emorragia (1,54 e 1,5), d'ipertensione gestazionale (1,55 e 2,13) e di nascita prima delle 32 settimane. Le tre principali complicanze nelle over 45 sono state in totale ipertensione, eccessivo sanguinamento da parto, parto pretermine. Infine per i neonati si è osservato un aumento di rischio di morte con l'incremento dell'età materna nelle multipare, che potrebbe essere legato a obesità (negli Usa il 29% delle 20-39enni e il 37% delle 40-59enni sono obese).
Problematica diversa ma esemplificativa è quella di un'americana di 47 anni con tentativi falliti di concepimento in vitro per infertilità negli ultimi otto e uno finalmente riuscito (in quel caso con ovodonazione che è permessa negli Usa, ma il discorso non cambia). Il consiglio del medico di farsi impiantare un solo embrione si è scontrato con il forte desiderio della donna di avere una gravidanza multipla, almeno gemellare, cogliendo l'opportunità dopo aver atteso a lungo e temendo di non avere altre chance. Nel commento a più voci sul caso si rileva che i progressi nel campo hanno aumentato le probabilità di successo e ridotto le necessità di trasferire più di un embrione, per i rischi inerenti le gravidanze multiple che possono essere anche esacerbati nelle madri attempate: come ipertensione gestazionale, emorragia da parto, taglio cesareo, diabete, mortalità fetale, paralisi cerebrale infantile, problemi visivi e respiratori neonatali. La questione del numero di embrioni da impiantare e della relazione con la selezione dei casi è complessa, e coinvolge la bioetica oltre alla clinica, ma sono comunque importanti l'educazione e l'informazione che rendano davvero consapevoli le pazienti.
Elettra Vecchia
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Ipertensione, emorragie, parto pretermine
Lo studio di popolazione è stato condotto a partire dalla constatazione che negli Stati Uniti, tra il 1980 e il 2004, la proporzione delle nascite da madri ultra 30enni è raddoppiata, da ultra 35enni è triplicata e da ultra 40enni è quadruplicata. La ricerca, ricorrendo ai registri delle nascite tra il 1995 e il 2000, ha preso in considerazione ben 8.079.996 parti di nati vivi, da donne di età tra 30 e 54 anni, e ha valutato complicanze ed eventi avversi dopo stratificazione per età materna e parità (numero di figli avuti). E' emerso che con l'aumentare degli anni delle madri crescevano parallelamente i principali effetti negativi legati alla nascita, quali parto prolungato o complicato, eccessivo sanguinamento, malpresentazione fetale, necessità di taglio cesareo. Rischi che andrebbero considerati, sottolineano gli autori, quando si fa il counselling alle donne meno giovani che si sottopongono a trattamenti per l'infertilità. Complessivamente, dal confronto tra le madri over 45 e le 30-34enni, è risultato per le prime e per le multipare rispetto alle primipare, una probabilità aumentata d'ipertensione (odd ratio, stima del rischio relativo, di 3,7 nelle primipare e 4,9 nelle multipare), di diabete (2,2 e 2,58), di parto cesareo (3,14 e 2,85), di eccessiva emorragia (1,54 e 1,5), d'ipertensione gestazionale (1,55 e 2,13) e di nascita prima delle 32 settimane. Le tre principali complicanze nelle over 45 sono state in totale ipertensione, eccessivo sanguinamento da parto, parto pretermine. Infine per i neonati si è osservato un aumento di rischio di morte con l'incremento dell'età materna nelle multipare, che potrebbe essere legato a obesità (negli Usa il 29% delle 20-39enni e il 37% delle 40-59enni sono obese).
Gestazione multipla dopo IVF e rischi
Problematica diversa ma esemplificativa è quella di un'americana di 47 anni con tentativi falliti di concepimento in vitro per infertilità negli ultimi otto e uno finalmente riuscito (in quel caso con ovodonazione che è permessa negli Usa, ma il discorso non cambia). Il consiglio del medico di farsi impiantare un solo embrione si è scontrato con il forte desiderio della donna di avere una gravidanza multipla, almeno gemellare, cogliendo l'opportunità dopo aver atteso a lungo e temendo di non avere altre chance. Nel commento a più voci sul caso si rileva che i progressi nel campo hanno aumentato le probabilità di successo e ridotto le necessità di trasferire più di un embrione, per i rischi inerenti le gravidanze multiple che possono essere anche esacerbati nelle madri attempate: come ipertensione gestazionale, emorragia da parto, taglio cesareo, diabete, mortalità fetale, paralisi cerebrale infantile, problemi visivi e respiratori neonatali. La questione del numero di embrioni da impiantare e della relazione con la selezione dei casi è complessa, e coinvolge la bioetica oltre alla clinica, ma sono comunque importanti l'educazione e l'informazione che rendano davvero consapevoli le pazienti.
Elettra Vecchia
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