14 novembre 2007
Aggiornamenti e focus
Il folato non basta
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Trent'anni di informazione ed educazione, rivolte alle donne in gravidanza, alla prevenzione dei difetti del tubo neurale, hanno permesso di far entrare nella pratica comune l'assunzione di folati, mediante integrazione alimentare, nelle prime fasi della gravidanza. Tuttavia, per quanto sia consolidato ed efficace questo principio, non si può abbassare la guardia, perchè la carenza di folati non è l'unico fattore di rischio per questo tipo di malformazioni fetali (spina bifida e anencefalia), e altri, indipendenti dal metabolismo dei folati, potrebbero persistere. Per esempio l'obesità materna o il diabete mellito.
Entrambe le condizioni rappresentano a loro volta elementi che, insieme a dislipidemia, ipertensione cronica, appartenenza a etnie non caucasiche (afroamericana, per esempio) ed elevati livelli di proteina C reattiva, aumentano il rischio di sviluppare una sindrome metabolica. Va però detto che, aldilà dell'etnia di appartenenza, il 40% delle giovani occidentali conduce uno stile di vita sedentario, il 5-16% è obeso e il 15% in età riproduttiva soffre di sindrome metabolica. Vista la sovrapposizione di fattori di rischio, si è reso necessario capire in che modo le caratteristiche della sindrome metabolica interagiscono e diventano fattori di rischio per spina bifida e anencefalia. Sulla base di un campione di circa 90 casi di gravidanze con problemi legati ai difetti del tubo neurale del nascituro, confrontati con circa 450 gravidanze normali. È stato stimato che in presenza di uno dei tratti tipici della sindrome metabolica, i rischi corsi dal feto di avere malformazioni del tubo neurale raddoppiavano, rispetto alle donne che non ne presentavano nemmeno uno. Il rischio diventava sei volte più alto se i segni della sindrome erano due. I confini di queste valutazioni perdevano nitidezza quando si analizzava l'associazione tra rischio e livelli di proteina C reattiva, tipico marcatore di infiammazione.
L'inclusione di tale parametro nel quadro della sindrome metabolica, attenuava il rischio, un effetto che, per gli autori canadesi, si potrebbe spiegare come effetto fisiologico della gravidanza sul parametro stesso: in tutte le donne in gravidanza, caso e controllo, avevano livelli di proteina C reattiva eccezionalmente alti. Circostanza che ha impedito loro di stabilire se esiste una vera e propria associazione. Dovendo quindi indicare quale aspetto della sindrome metabolica meglio predice il rischio di difetti del tubo neurale, i ricercatori puntano il dito sull'obesità e sulla resistenza insulinica, in accordo anche con altri esperti che in studi diversi hanno riportato analisi simili. Per esempio, trovando fattori di rischio indipendente in una dieta ipercalorica, nella sedentarietà, in un elevato contenuto glicemico della dieta e in un alto indice di massa corporeo.
E' evidente, quindi, che non è sufficiente l'integrazione con acido folico per assicurare un corretto sviluppo del tubo neurale del nascituro, le donne che decidono di cercare una gravidanza e che sono a rischio di sindrome metabolica devono essere consapevoli del rischio complessivo che corrono. Grave, soprattutto per il nascituro.
Simona Zazzetta
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Doppio rischio
Entrambe le condizioni rappresentano a loro volta elementi che, insieme a dislipidemia, ipertensione cronica, appartenenza a etnie non caucasiche (afroamericana, per esempio) ed elevati livelli di proteina C reattiva, aumentano il rischio di sviluppare una sindrome metabolica. Va però detto che, aldilà dell'etnia di appartenenza, il 40% delle giovani occidentali conduce uno stile di vita sedentario, il 5-16% è obeso e il 15% in età riproduttiva soffre di sindrome metabolica. Vista la sovrapposizione di fattori di rischio, si è reso necessario capire in che modo le caratteristiche della sindrome metabolica interagiscono e diventano fattori di rischio per spina bifida e anencefalia. Sulla base di un campione di circa 90 casi di gravidanze con problemi legati ai difetti del tubo neurale del nascituro, confrontati con circa 450 gravidanze normali. È stato stimato che in presenza di uno dei tratti tipici della sindrome metabolica, i rischi corsi dal feto di avere malformazioni del tubo neurale raddoppiavano, rispetto alle donne che non ne presentavano nemmeno uno. Il rischio diventava sei volte più alto se i segni della sindrome erano due. I confini di queste valutazioni perdevano nitidezza quando si analizzava l'associazione tra rischio e livelli di proteina C reattiva, tipico marcatore di infiammazione.
Metabolismo pericoloso
L'inclusione di tale parametro nel quadro della sindrome metabolica, attenuava il rischio, un effetto che, per gli autori canadesi, si potrebbe spiegare come effetto fisiologico della gravidanza sul parametro stesso: in tutte le donne in gravidanza, caso e controllo, avevano livelli di proteina C reattiva eccezionalmente alti. Circostanza che ha impedito loro di stabilire se esiste una vera e propria associazione. Dovendo quindi indicare quale aspetto della sindrome metabolica meglio predice il rischio di difetti del tubo neurale, i ricercatori puntano il dito sull'obesità e sulla resistenza insulinica, in accordo anche con altri esperti che in studi diversi hanno riportato analisi simili. Per esempio, trovando fattori di rischio indipendente in una dieta ipercalorica, nella sedentarietà, in un elevato contenuto glicemico della dieta e in un alto indice di massa corporeo.
E' evidente, quindi, che non è sufficiente l'integrazione con acido folico per assicurare un corretto sviluppo del tubo neurale del nascituro, le donne che decidono di cercare una gravidanza e che sono a rischio di sindrome metabolica devono essere consapevoli del rischio complessivo che corrono. Grave, soprattutto per il nascituro.
Simona Zazzetta
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