14 luglio 2004
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Tempi duri per la soia
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In Italia circa l'8% delle donne in menopausa tra i 45 e i 65 anni (7,3 milioni) utilizza la terapia ormonale sostitutiva. Un numero piuttosto basso, ma che è una costante storica del paese, anche prima che venisse messa in questione l'efficacia di questo tipo di trattamento. Del resto le alternative non sono mai mancate: basti pensare ai fitoestrogeni, molecole di derivazione naturale, presenti in alcune piante, soprattutto nella soia e nei suoi derivati. Diversi studi epidemiologici hanno legittimato il ricorso a queste alternative, evidenziando una ridotta incidenza di sintomi e patologie da post-menopausa in alcune popolazioni orientali, in particolare quella cinese e quella giapponese, in cui il consumo di vegetali ricchi di fitoestrogeni è molto alto. Ora uno studio, pubblicato su JAMA, mette in discussione anche il ruolo dei supplementi di soia. Funzione cognitiva, densità minerale ossea e lipidi plasmatici non migliorerebbero nelle donne in età post menopausale.
La soia, che è l'alimento base in Asia da oltre 5000 anni, è ricca di sostanze naturali denominate flavonoidi con attività estrogeno-simile. Si parla di fitoestrogeni, perciò, proprio per le analogie strutturali e di azione, un'attività biologica, però, potenzialmente più blanda e più delicata, fino a 1000 volte più lieve, rispetto a quella degli estrogeni di sintesi. La dimostrazione degli effetti favorevoli dei fitoestrogeni sulle donne in postmenopausa è stata sinoa oggi principalmente epidemiologica. L'osservazione effettuata sulle popolazioni asiatiche ha permesso di concludere che sono in grado di ridurre l'incidenza delle malattie cardiovascolari, possono agire in senso favorevole nella prevenzione della comparsa dell'osteoporosi e inoltre riducono i radicali liberi che accelerano i processi d'invecchiamento. Una serie di elementi che ha condotto anche in Italia a un progressivo utilizzo di integratori a base di isoflavoni di soia per il trattamento dei sintomi e delle conseguenze della menopausa. L'andamento del mercato, del resto, con il suo aumento del 30% annuo negli ultimi tre anni, è sintomatico. Un dato che riguarderebbe in particolare le popolazioni del centronord, visto che il consumo di prodotti naturali per la menopausa in Italia viene per il 75% da queste regioni.
Secondo la ricerca pubblicata su JAMA i supplementi a base di soia non compenserebbero il calo di estrogeni tipico della menopausa. La ricerca ha preso in considerazione 202 donne sane tra 60 e 75 anni. La metà del campione selezionato ha assunto 25,6 grammi di proteina di soia in polvere ogni giorno, contenenti almeno 100 mg di isoflavoni, i componenti responsabili dell'azione estrogenica. L'altra metà ha invece assunto un placebo. A un anno dall'inizio dello studio non sono state riscontrate differenze sostanziali nei due gruppi, per quel che riguarda la massa ossea, i livelli di colesterolo e le funzioni cerebrali. Va detto che il 24% delle partecipanti non ha completato il trial per varie ragioni, dai gonfiori ai crampi intestinali fino all'intolleranza al sapore della soia. In base ai risultati raggiunti, comunque, sembrerebbe da escludere l'ipotesi di un ruolo degli isoflavoni della soia, perlomeno dopo i 60 anni. Un dubbio, infatti, sollevato dagli stessi ricercatori e da approfondire in successive ricerche riguarda il tempo della somministrazione di questi prodotti. Non è da escludere, infatti, che l'uso anticipato, nell'età definita perimenopausale, possa determinare un effetto più consistente. In aggiunta a questo studio, peraltro, un'altra ricerca, questa volta italiana e pubblicata su Fertility and Sterility, ha riscontrato come la soia e suoi derivati possano indurre iperplasia dell'endometrio in una quota piccola ma significativa di donne in post menopausa. Sono proprio tempi duri per la soia.
Marco Malagutti
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Come estrogeni ma più blandi
La soia, che è l'alimento base in Asia da oltre 5000 anni, è ricca di sostanze naturali denominate flavonoidi con attività estrogeno-simile. Si parla di fitoestrogeni, perciò, proprio per le analogie strutturali e di azione, un'attività biologica, però, potenzialmente più blanda e più delicata, fino a 1000 volte più lieve, rispetto a quella degli estrogeni di sintesi. La dimostrazione degli effetti favorevoli dei fitoestrogeni sulle donne in postmenopausa è stata sinoa oggi principalmente epidemiologica. L'osservazione effettuata sulle popolazioni asiatiche ha permesso di concludere che sono in grado di ridurre l'incidenza delle malattie cardiovascolari, possono agire in senso favorevole nella prevenzione della comparsa dell'osteoporosi e inoltre riducono i radicali liberi che accelerano i processi d'invecchiamento. Una serie di elementi che ha condotto anche in Italia a un progressivo utilizzo di integratori a base di isoflavoni di soia per il trattamento dei sintomi e delle conseguenze della menopausa. L'andamento del mercato, del resto, con il suo aumento del 30% annuo negli ultimi tre anni, è sintomatico. Un dato che riguarderebbe in particolare le popolazioni del centronord, visto che il consumo di prodotti naturali per la menopausa in Italia viene per il 75% da queste regioni.
Pochi effetti almeno in tarda età
Secondo la ricerca pubblicata su JAMA i supplementi a base di soia non compenserebbero il calo di estrogeni tipico della menopausa. La ricerca ha preso in considerazione 202 donne sane tra 60 e 75 anni. La metà del campione selezionato ha assunto 25,6 grammi di proteina di soia in polvere ogni giorno, contenenti almeno 100 mg di isoflavoni, i componenti responsabili dell'azione estrogenica. L'altra metà ha invece assunto un placebo. A un anno dall'inizio dello studio non sono state riscontrate differenze sostanziali nei due gruppi, per quel che riguarda la massa ossea, i livelli di colesterolo e le funzioni cerebrali. Va detto che il 24% delle partecipanti non ha completato il trial per varie ragioni, dai gonfiori ai crampi intestinali fino all'intolleranza al sapore della soia. In base ai risultati raggiunti, comunque, sembrerebbe da escludere l'ipotesi di un ruolo degli isoflavoni della soia, perlomeno dopo i 60 anni. Un dubbio, infatti, sollevato dagli stessi ricercatori e da approfondire in successive ricerche riguarda il tempo della somministrazione di questi prodotti. Non è da escludere, infatti, che l'uso anticipato, nell'età definita perimenopausale, possa determinare un effetto più consistente. In aggiunta a questo studio, peraltro, un'altra ricerca, questa volta italiana e pubblicata su Fertility and Sterility, ha riscontrato come la soia e suoi derivati possano indurre iperplasia dell'endometrio in una quota piccola ma significativa di donne in post menopausa. Sono proprio tempi duri per la soia.
Marco Malagutti
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