17 marzo 2020
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Sistema immunitario
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Il sistema immunitario è il sistema di difesa di cui è dotato l'organismo umano. Una complessa "organizzazione di sicurezza" la cui funzione caratteristica è proprio quella di realizzare una risposta agli insulti esterni attivando una serie di strategie atte a combattere un qualsiasi potenziale aggressore (antigene). Le "forze armate" del sistema immunitario sono le cellule specializzate (immunità cellulare) che sono capaci di allertarsi e persino di spostarsi nella zona di guerra e che sono anche in grado di produrre molecole circolanti (immunità umorale) che, a loro volta, andranno a rafforzare le truppe. In termini espliciti, ogni volta che dall'esterno arriva un nemico, si organizza una guerra le cui controparti sono da un versante, gli antigeni (la parte esterna che attacca) e sul versante opposto, gli anticorpi (la parte interna che si difende). Tutti i differenti tipi di cellule che sono capaci di combattere si chiamano: "cellule immunocompetenti". Tra queste si trovano per esempio: le cellule fagocitarie (dette anche macrofagi, ovvero globuli bianchi specializzati nel "mangiare" il nemico dopo averlo circondato) i granulociti (un altro sottotipo di globuli bianchi) e i famigerati linfociti (sempre delle sotto specie di globuli bianchi, ma ancora più specializzati nella funzione immunitaria).
Dell'immunità umorale fanno parte, invece, i prodotti delle cellule immunocompetenti (le immunoglobuline - anticorpi - Ig) e anche altre molecole come le citochine (o interleuchine, cioè proteine prodotte durante una risposta immunitaria sia dai globuli bianchi sia da altre cellule immunocompetenti - IL). Infine, ma non per ultime, ci sono una categoria ampia e ancora non completamente chiarita di molecole dette molecole di adesione. La loro presenza in un tessuto tumorale, per esempio, è così specifica che queste possono essere considerate marcatori del tumore e la loro "adesione" consisterebbe in una partecipazione speciale alla risposta immunitaria.
Si è già detto che l'antigene è in pratica l'aggressore. Per essere più precisi si può definire antigene ogni sostanza (molecola) che è in grado di generare una risposta immunitaria. Gli antigeni, che da un punto di vista chimico-biologico, sono quasi sempre delle proteine, possono essere dei frammenti di molecole o di strutture più grosse e complicate. Per esempio, sono da considerarsi come antigeni, i batteri o i frammenti dell'involucro di un virus, o ancora, sono dotati di capacità antigeniche le proteine di un alimento. Nel caso di batteri e virus, l'attacco consiste in un'invasione (infezione) e nel caso dell'alimento, l'antigene diviene un allergene (una particella con proprietà antigeniche che è in grado di provocare un'allergia alimentare).
Sul versante opposto della contesa, si trovano tutte le cellule dell'immunocompetenza, quelle che reagiscono all'attacco: i macrofagi, i granulociti e i linfociti. Questi ultimi, sono i veri protagonisti della risposta immunitaria specifica. In linea generale, si distinguono due grossi gruppi di linfociti che rappresentano il 10-15% della componente cellulare del sangue e che si dividono in linfociti B e linfociti T.
I linfociti B, sono le sole cellule in grado di differenziarsi e di produrre anticorpi specifici, poiché sono dotati di recettori appositi per il riconoscimento degli antigeni. In pratica, l'anticorpo che i linfociti B possono al bisogno rilasciare in circolo, non è altri che una loro elaborazione dell'antigene stesso che si trova ancorato sulla superficie esterna del linfocita B e fa parte del recettore (la sentinella).
I linfociti T, sono pure delle cellule cardine dell'immunocompetenza e della risposta specifica, ma sono in grado di riconoscere solo dei caratteristici antigeni (che non sono però circolanti o solubili nel sangue) i quali per farsi riconoscere devono essere esposti da recettori che si trovano su altre cellule dell'immunocompetenza.
Insomma, nel sangue di in un adulto, seppure in buona salute, è possibile individuare e caratterizzare la presenza di antigeni e di anticorpi che hanno lasciato le tracce delle "pregresse esperienze" che quella persona ha incontrato nella sua vita. Ed è così che si può controllare con un esame del sangue lo stato immunitario individuale e si può verificare se un'infezione e in atto (si trovano anticorpi specifici recenti - IgM e particelle antigeniche virali) o è già passata (si trovano anticorpi remoti - IgG).
Tutti questi fenomeni immunitari, cellulari o umorali, possono essere o pre-esistenti all'esposizione all'agente infettante o comunque aggressivo, realizzando così l'immunità naturale (nativa o innata) cioè quella che possiede già un neonato e che gli è in parte fornita dalla madre. Oppure, possono essere altamente specifici in quanto stimolati e prodotti dall'esperienza diretta, cioè vengono messi in atto in risposta ad un'aggressione. Questa seconda è l'immunità specifica o acquisita che richiede una certa maturazione del sistema stesso e quindi prevede un riconoscimento dell'aggressore esterno. In altri termini, una risposta immunitaria che viene da risorse innate potrebbe essere meno efficace e mirata di una risposta che viene da risorse conquistate dopo l'esperienza (acquisita dopo una precedente aggressione nemica).
Per tutti questi motivi, per esempio, si effettuano determinati tipi di vaccinazioni che forniscono (ai bambini o anche agli adulti quando esposti a rischio) anticorpi preformati in laboratorio comportando un'immunità acquisita detta passiva in quanto si tratta di una protezione che non viene dall'esperienza diretta di una malattia.
Vaccinazioni o esperienze vissute a parte, esistono comunque delle gravi malattie che possono attaccare direttamente il sistema immunitario in modo che questo non possa più reagire anche alla più docile delle aggressioni esterne. L'AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è la malattia più rappresentativa di questo gruppo ed è quella nella quale il sistema immunitario viene, alla fine, invaso ed annientato da un famigerato virus.
Si potrebbe dunque credere che il sistema immunitario di un adulto possa essere in genere più resistente ad un eventuale aggressione, o meglio, in quanto più esperto e più maturo e pure vaccinato, un adulto sano dovrebbe essere sempre in grado di reagire. Ma, non è sempre così.
Questa vicenda potrebbe diventare infinita se solo si volesse dare una spiegazione a tutte quelle malattie croniche e degenerative denominate "malattie autoimmuni" che sono accomunate dalla presenza di strani aggregati di auto-antigeni che si complessano insieme con auto-anticorpi.
Per giunta, ci sono poi i tumori, in particolare quelli maligni che crescono infiltrando e danneggiando anche lo stesso sistema immunitario. Di fatto, a ben pensarci, il tessuto tumorale nasce e cresce da una cellula alterata che si moltiplica nonostante la continua sorveglianza del sistema immunitario. E' possibile che le cellule tumorali siano in qualche modo capaci d'ingannare le cellule linfocitarie e di scardinare la sorveglianza. E in aggiunta la cellula capostipite di un qualsiasi tumore non è estranea all'organismo e, quindi, fino a che non si palesa, potrà crescere e moltiplicarsi pressoché indisturbata.
Ma se l'AIDS è così drammaticamente devastante, forse anche in virtù delle proprietà del virus HIV (un grande stratega nelle tattiche di riconoscimento e di aggressione) anche le cellule di un cancro, senza bisogno dell'aiuto di un virus, costituiscono un valido esempio di quanto l'universo immunologico sia ancora pieno d'insidie e di segreti.
Fonte:
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Dell'immunità umorale fanno parte, invece, i prodotti delle cellule immunocompetenti (le immunoglobuline - anticorpi - Ig) e anche altre molecole come le citochine (o interleuchine, cioè proteine prodotte durante una risposta immunitaria sia dai globuli bianchi sia da altre cellule immunocompetenti - IL). Infine, ma non per ultime, ci sono una categoria ampia e ancora non completamente chiarita di molecole dette molecole di adesione. La loro presenza in un tessuto tumorale, per esempio, è così specifica che queste possono essere considerate marcatori del tumore e la loro "adesione" consisterebbe in una partecipazione speciale alla risposta immunitaria.
C'è chi attacca e chi reagisce
Si è già detto che l'antigene è in pratica l'aggressore. Per essere più precisi si può definire antigene ogni sostanza (molecola) che è in grado di generare una risposta immunitaria. Gli antigeni, che da un punto di vista chimico-biologico, sono quasi sempre delle proteine, possono essere dei frammenti di molecole o di strutture più grosse e complicate. Per esempio, sono da considerarsi come antigeni, i batteri o i frammenti dell'involucro di un virus, o ancora, sono dotati di capacità antigeniche le proteine di un alimento. Nel caso di batteri e virus, l'attacco consiste in un'invasione (infezione) e nel caso dell'alimento, l'antigene diviene un allergene (una particella con proprietà antigeniche che è in grado di provocare un'allergia alimentare).
Sul versante opposto della contesa, si trovano tutte le cellule dell'immunocompetenza, quelle che reagiscono all'attacco: i macrofagi, i granulociti e i linfociti. Questi ultimi, sono i veri protagonisti della risposta immunitaria specifica. In linea generale, si distinguono due grossi gruppi di linfociti che rappresentano il 10-15% della componente cellulare del sangue e che si dividono in linfociti B e linfociti T.
I linfociti B, sono le sole cellule in grado di differenziarsi e di produrre anticorpi specifici, poiché sono dotati di recettori appositi per il riconoscimento degli antigeni. In pratica, l'anticorpo che i linfociti B possono al bisogno rilasciare in circolo, non è altri che una loro elaborazione dell'antigene stesso che si trova ancorato sulla superficie esterna del linfocita B e fa parte del recettore (la sentinella).
I linfociti T, sono pure delle cellule cardine dell'immunocompetenza e della risposta specifica, ma sono in grado di riconoscere solo dei caratteristici antigeni (che non sono però circolanti o solubili nel sangue) i quali per farsi riconoscere devono essere esposti da recettori che si trovano su altre cellule dell'immunocompetenza.
Insomma, nel sangue di in un adulto, seppure in buona salute, è possibile individuare e caratterizzare la presenza di antigeni e di anticorpi che hanno lasciato le tracce delle "pregresse esperienze" che quella persona ha incontrato nella sua vita. Ed è così che si può controllare con un esame del sangue lo stato immunitario individuale e si può verificare se un'infezione e in atto (si trovano anticorpi specifici recenti - IgM e particelle antigeniche virali) o è già passata (si trovano anticorpi remoti - IgG).
Si eredita, si acquisisce e si può perdere
Tutti questi fenomeni immunitari, cellulari o umorali, possono essere o pre-esistenti all'esposizione all'agente infettante o comunque aggressivo, realizzando così l'immunità naturale (nativa o innata) cioè quella che possiede già un neonato e che gli è in parte fornita dalla madre. Oppure, possono essere altamente specifici in quanto stimolati e prodotti dall'esperienza diretta, cioè vengono messi in atto in risposta ad un'aggressione. Questa seconda è l'immunità specifica o acquisita che richiede una certa maturazione del sistema stesso e quindi prevede un riconoscimento dell'aggressore esterno. In altri termini, una risposta immunitaria che viene da risorse innate potrebbe essere meno efficace e mirata di una risposta che viene da risorse conquistate dopo l'esperienza (acquisita dopo una precedente aggressione nemica).
Per tutti questi motivi, per esempio, si effettuano determinati tipi di vaccinazioni che forniscono (ai bambini o anche agli adulti quando esposti a rischio) anticorpi preformati in laboratorio comportando un'immunità acquisita detta passiva in quanto si tratta di una protezione che non viene dall'esperienza diretta di una malattia.
Vaccinazioni o esperienze vissute a parte, esistono comunque delle gravi malattie che possono attaccare direttamente il sistema immunitario in modo che questo non possa più reagire anche alla più docile delle aggressioni esterne. L'AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è la malattia più rappresentativa di questo gruppo ed è quella nella quale il sistema immunitario viene, alla fine, invaso ed annientato da un famigerato virus.
Si potrebbe dunque credere che il sistema immunitario di un adulto possa essere in genere più resistente ad un eventuale aggressione, o meglio, in quanto più esperto e più maturo e pure vaccinato, un adulto sano dovrebbe essere sempre in grado di reagire. Ma, non è sempre così.
Questa vicenda potrebbe diventare infinita se solo si volesse dare una spiegazione a tutte quelle malattie croniche e degenerative denominate "malattie autoimmuni" che sono accomunate dalla presenza di strani aggregati di auto-antigeni che si complessano insieme con auto-anticorpi.
Per giunta, ci sono poi i tumori, in particolare quelli maligni che crescono infiltrando e danneggiando anche lo stesso sistema immunitario. Di fatto, a ben pensarci, il tessuto tumorale nasce e cresce da una cellula alterata che si moltiplica nonostante la continua sorveglianza del sistema immunitario. E' possibile che le cellule tumorali siano in qualche modo capaci d'ingannare le cellule linfocitarie e di scardinare la sorveglianza. E in aggiunta la cellula capostipite di un qualsiasi tumore non è estranea all'organismo e, quindi, fino a che non si palesa, potrà crescere e moltiplicarsi pressoché indisturbata.
Ma se l'AIDS è così drammaticamente devastante, forse anche in virtù delle proprietà del virus HIV (un grande stratega nelle tattiche di riconoscimento e di aggressione) anche le cellule di un cancro, senza bisogno dell'aiuto di un virus, costituiscono un valido esempio di quanto l'universo immunologico sia ancora pieno d'insidie e di segreti.
Fonte:
- Abul K Abbas, Andrew H Lichtman, Jordan S Pober. Immunologia cellulare e molecolare. seconda edizione 1994 Edizioni PICCIN Padova
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