Eccesso di difesa

16 gennaio 2004
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Eccesso di difesa



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La sua funzione è certamente quella di proteggere l'organismo, ma in certi casi il sistema immunitario può rivelarsi un pericoloso nemico e creare gravi disturbi: se ne conoscono almeno 40, tra certi e sospetti, e molti sono piuttosto diffusi. Non sono malattie di facile diagnosi perché si presentano con sintomi iniziali aspecifici e la loro insorgenza può non dipendere soltanto da fattori esterni.

Sentinelle e disertori


Le cellule del sistema immunitario, i linfociti, vengono prodotti da organi linfoidi primari (timo e midollo osseo) e si "programmano" in modo che possano difendere l'organismo da agenti estranei ma senza aggredire l'organismo stesso. Per assicurarsi questa doppia protezione l'organismo esercita un controllo sulla formazione dei linfociti decidendo di eliminare quelli che possono essere pericolosi o nocivi.
La selezione di tali linfociti e quindi la determinazione di una tolleranza verso il "self", cioè tutto ciò che costituisce l'organismo, avviene a due livelli: centrale e periferico. La tolleranza centrale si definisce principalmente nella vita fetale dell'individuo, durante la linfopoiesi, la formazione di linfociti negli organi linfoidi. Quando i linfociti acquisiscono la capacità di reagire con gli antigeni vengono esposti anche ai segnali antigenici delle molecole "self", se le interazioni sono deboli i linfociti vengono valutati come adatti e "arruolati". Se l'interazione è, invece, forte con segnali di elevata affinità, il linfocita auto-reattivo viene eliminato per selezione. Il processo si può ripetere anche in un secondo momento in cui una tolleranza periferica evita l'attivazione dei linfociti auto-reattivi sfuggiti al meccanismo di formazione della tolleranza centrale.
Le basi della malattia autoimmune si creano quando la tolleranza centrale è difettosa e la malattia si sviluppa se anche la tolleranza periferica non funziona correttamente.
La risposta autoimmune genera un vero arsenale immunologico distruttivo rivolto contro specifici tessuti o distretti corporei. Nelle malattie autoimmuni emolitiche, per esempio, gli anticorpi circolanti determinano la lisi del complemento che tra le altre cose, regola anche la lisi cellulare; in altri casi, come nella miastenia grave e nella tireotossicosi (superproduzione di ormoni tiroidei), gli anticorpi interagiscono con i recettori cellulari impedendone la corretta attività.
Si tratta di malattie relativamente rare che colpiscono un piccolo numero di soggetti, più frequentemente le donne, le più comuni delle quali riguardano la tiroide (tiroidite di Hashimoto e malattia di Graves), in quanto interessano il 3% della popolazione femminile adulta, e l'artrite reumatoide che ha una prevalenza di almeno l'1% nella popolazione generale. Meno comuni sono il lupus eritematoso sistemico, diabete di tipo 1 e sclerosi multipla (0,1%), mentre la malattia autimmune più rara sembra essere la miastenia grave che colpisce lo 0,01% della popolazione.

Il rischio dentro e fuori


Il rischio di sviluppare autoimmunità può dipendere dai fattori ambientali che interagiscono con una predisposizione genetica, quasi come fossero l'innesco di un esplosivo. Le infezioni, per esempio, sono un elemento fortemente implicato poiché possono spezzare la tolleranza periferica esponendo le molecole del "self" al sistema immunitario attraverso la rottura di barriere cellulari e vascolari. In alternativa, o in aggiunta, si possono verificare fenomeni di mimesi molecolare dell'antigene, vale a dire che se l'antigene del microrganismo oppure una sostanza presente nel cibo somigliano abbastanza a una molecola presente nell'organismo, scatenano una reazione che oltre al microrganismo colpisce anche tutto ciò che gli somiglia.
Anche la luce solare può diventare un fattore scatenante o aggravante, in quanto, come le infezioni, produce un danno dei tessuti rendendoli "estranei", come si verifica nei soggetti colpiti da lupus eritematoso sistemico.
Esistono anche fattori ambientali interni. Infatti può accadere che alcune molecole normalmente presenti all'interno della cellula si spostino sulla sua superficie, dando luogo a qualcosa che il sistema immunitario non riconosce e, quindi, attacca. Spesso questi fenomenoi sono causati da tumori (Per esempio ovaio, seno, polmone). I fattori ambientali, tuttavia, hanno un'azione deleteria solo in presenza di una suscettibilità genetica che determina una predisposizione a sviluppare questo tipo di disturbi e che spiega la ricorrenza di alcune malattie autoimmuni all'interno delle famiglie.

Curarsi contro se stessi

Esistono diversi fronti di azione terapeutica alcuni dei quali già in uso, altri in fase di sviluppo e di studio; gli agenti impiegati agiscono ai vari livelli del processo di formazione dei linfociti e della risposta autoimmunitaria. Un approccio alternativo consiste invece nel "riprogrammare" la tolleranza del sistema immunitario, per esempio, somministrando ripetutamente l'autoantigene per provocare una desensibilizzazione. Un po' come accade con la terapia immunmologica delle allergie, dove si somministrano piccole quantità di polline fino a quando l'organismo smette di avere reazioni aggressive. Il metodo per ora si è rivelato efficace solo in modelli animali. Ha invece riscontrato un discreto successo l'immunosoppressione intensa, ottenuta con appositi farmaci, seguita da infusione periferica di cellule staminali, che si è rivelata efficace in gravi malattie autoimmuni refrattarie ad altri trattamenti, nel lupus eritematoso, nell'artrite reumatoide, nella sclerosi sistemica e multipla. Le frontiere terapeutiche del futuro come sempre sono affidate alla terapia genica per ora presa in considerazione solo per il diabete di tipo 1.

Simona Zazzetta



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