Epidemia a due velocità

26 ottobre 2007
Aggiornamenti e focus

Epidemia a due velocità



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Se ancora c'è chi crede che l'Aids si trasmetta con le zanzare o con la saliva, qualcosa non va. Ormai, infatti, dalla scoperta del virus è passato parecchio tempo, eppure stando all'ultimo Congresso Anlaids appena svoltosi a Rimini, queste convinzioni sussistono, in particolare tra i più giovani. Possibile? Sembrerebbe di sì, anche se le attenuanti non mancano, considerate le poche campagne di informazione effettuate sull'argomento. E questo nonostante i progressi scientifici siano stati ragguardevoli e la situazione dal punto di vista dell'offerta terapeutica non sia mai stata così rosea. L'ultima notizia in materia è stato il recente via libera, da parte del comitato scientifico per l'autorizzazione dei farmaci dell'Agenzia Europea (CHMP), alla pillola che riunisce tre farmaci per la cura dell'AIDS e che si somministra una volta al giorno. Una enorme semplificazione per i pazienti che devono rimanere in terapia a lungo. Ciò nonostante i motivi di allarme non mancano e il Congresso è stata l'occasione per prenderli in esame.

Il virus torna


Gli esperti parlano di una epidemia a due velocità, almeno in Italia. Se, infatti, i casi di Aids complessivamente diminuiscono, le nuove infezioni sembrano in ripresa in varie zone. Quindi, come ha spiegato Giovanni Rezza, dell'Istituto superiore di sanità, mentre per quanto riguarda i casi di AIDS e la mortalità le cose vanno bene, non altrettanto si può dire per l'andamento delle infezioni. Al punto che Fernando Aiuti, presidente di Anlaids dichiara "L'AIDS sta tornando, dobbiamo fermarla in tempo; ci sono poche campagne di informazione e le risorse sono terminate". Ecco i numeri. Dal 1982 a dicembre 2006 sono stati notificati 57531 casi di AIDS, di cui 1452 nell'ultimo anno. Del totale dei casi diagnosticati il 72,4% era di sesso maschile, l'1,3% in età pediatrica. In totale 35112 (62%) pazienti risultano deceduti. L'età mostra un aumento nel tempo: tra le donne si è passati da una età media alla comparsa della malattia di 28 anni nel 1986 a quasi 40 anni nel 2006, mentre per gli uomini si è passati da circa 30 anni a quasi 44. L'andamento dei tassi d'incidenza si è stabilizzato dal 2002, quanto alla modalità di trasmissione, c'è un aumento di quella per via sessuale. Con solo il 35% dei malati che ha fatto uso di terapie antiretrovirali. Un quadro che sta cambiando perciò. I dati dei sistemi locali di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv rivelano che, dopo un picco verificatosi alla fine degli anni '80, vi è stata una progressiva diminuzione dei nuovi casi di infezione fino alla fine degli anni '90. Ora il numero di nuove infezioni si è stabilizzato ed è addirittura in aumento in alcune zone, con il rischio della riattivazione dell'epidemia in varie aree del nostro paese. In più oggi i sieropositivi sono adulti maturi che si infettano attraverso i rapporti sessuali. Qui si chiudono le cattive notizie. E le buone?

Verso l'eradicazione


"Io credo che con i nuovi farmaci antiretrovirali, pensando nel lungo periodo, potremo ricominciare a parlare di eradicazione del virus". Lo ha detto Adriano Lazzarin della Divisione di Malattie Infettive del San Raffaele di Milano e ha aggiunto "Naturalmente non siamo in condizioni di promettere nulla, ma credo che fra qualche tempo potremo alzare il tiro rispetto agli attuali obiettivi". Eradicazione perciò è la parola d'ordine. E questo grazie, anche, all'arrivo di alcune nuove classi di farmaci che agiscono sul virus con meccanismi innovativi. Si tratta, come hanno spiegato al Congresso, degli inibitori della integrasi e del recettore CCR5, farmaci che bloccano i meccanismi con cui il virus entra nella cellula, impedendo la replicazione virale. Il loro arrivo sul mercato apre nuove possibilità, anche se la cautela per il futuro è necessaria. Il terreno di lavoro principale, comunque, rimane quello della prevenzione. E lì di strada da fare ce n'è parecchia. Del resto se il virus lo passa la zanzara!

Marco Malagutti



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