20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
L'epidemia è appena cominciata
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"La malattia è ormai fuori controllo. Tutte le previsioni sono state smentite: nel 2001 il virus ha contagiato 5 milioni di persone, nei prossimi vent'anni la malattia ucciderà 68 milioni di persone". L'allarme è stato lanciato dall'Unaids, il programma Onu per la lotta all'Aids, mentre a Barcellona si aprivano i lavori della XIV conferenza mondiale sull'Aids. Dei 68 milioni di morti previsti ben 55 milioni saranno africani, e in particolare della zona subsahariana, come a dire che in realtà esistono due malattie: l'Aids dei poveri e l'Aids dei ricchi. Contrariamente a tutte le attese e le stime degli ultimi anni, nei Paesi più colpiti dall'Aids non si è raggiunto il livellamento dell'epidemia a causa della diminuzione delle persone a rischio. Alcuni numeri sono indicativi. In Bostwana il 39% degli adulti vive con il virus: nello Zimbabwe è sieropositivo un adulto su tre: in Malawi si stima che siano sieropositivi 800000 persone, delle quali 40000 sono bambini e 420000 donne incinte e i sieropositivi sono il 10% della popolazione. Segno inequivocabile che la strategia per contenere il diffondersi dell'epidemia è fallita miseramente, come conferma il fatto che dei 10,2 miliardi di euro da pagare entro quest'anno, i governi dei paesi ricchi ne hanno pagati solo il 27%.
Paesi asiatici ed Europa dell'Est sono ormai i nuovi bersagli dell'Hiv: in queste aree il virus minaccia di trasformarsi in una catastrofe, così come lo è oggi in Africa. I governi asiatici non si sono ancora resi conto del potenziale impatto e delle conseguenze dell'epidemia. Ma l'andamento è simile a quello dell'esordio dell'epidemia in Africa. Un milione di infezioni nel 2001 significa 3000 al giorno, o 125 all'ora. In Cina, le infezioni riscontrate sono aumentate del 70% solo nei primi sei mesi del 2001. Quasi tutti i primi casi furono il risultato dell'utilizzo di siringhe infette per la droga o di trasfusioni, ma ora l'epidemia si sta trasmettendo per contatto eterosessuale. Anche in Indonesia il numero di infezioni sta aumentando notevolmente, dopo almeno dieci anni in cui si è mantenuto relativamente sotto controllo. In Europa dell'Est e nella Federazione russa si sta verificando la più rapida espansione dell'epidemia mai avvenuta nel mondo. E l'infezione non riguarda più soltanto il gruppo a rischio dei tossicodipendenti, soltanto in Ucraina una nuova infezione su quattro avviene per via eterosessuale. In Estonia il numero dei nuovi casi è aumentato dai 12 del 1999 ai 1474 del 2001. Anche in Lettonia i casi sono saliti dai 25 del 1997 a 807 nel 2001 e nel Kazakistan nel 2001 i casi sono stati 1175. Cosa accadrà se non affronteremo il problema con maggiore aggressività? Si è chiesto in un recente studio il Global Hiv Working Group? Accadrà che entro il 2010 ci saranno 45 milioni di sieropositivi. Ma se fossero messo in atto subito strategie di prevenzione quel numero potrebbe ridursi a 28 milioni.
Attualmente i vaccini in sperimentazione a qualsiasi livello sugli umani sono soltanto otto. Un numero relativamente basso se si considera che sono trascorsi 21 anni da che la lotta all'epidemia è cominciata. La notizia più eclatante di Barcellona sino ad ora riguarda un vaccino che sta sperimentando una compagnia americana, la VaxGen, e che potrebbe essere disponibile tra cinque anni. Si tratta dell'unico caso nel quale la sperimentazione sia ad un ultimo stadio e perciò si attendono i primi risultati definitivi entro l'anno prossimo. Perché il vaccino sia considerato davvero utilizzabile deve dimostrarsi efficace in almeno un terzo dei pazienti. Un altro significativo passo in avanti riguarda un nuovo farmaco, prodotto dalla Roche in collaborazione con la Trimeris, che sembra in grado di abbattere la carica virale prima ancora che il virus si faccia largo nei linfociti. I trattamenti farmacologici ad oggi disponibili sono in grado di attaccare l'HIV solo dopo che è entrato nelle cellule. Il farmaco iniettabile potrebbe entrare sul mercato nei primi mesi del 2003 e rappresenterebbe un passo avanti considerevole soprattutto per i pazienti con gravi problemi di resistenza ai farmaci antiretrovirali.
Aids ignorato
La nuova situazione geopolitica della malattia e i miglioramenti scientifici dei farmaci hanno creato negli abitanti dei paesi più sviluppati la convinzione che ormai il pericolo per loro sia scampato e che, di conseguenza si possano comportare in modo pericoloso. Niente di più sbagliato. Secondo uno studio americano la maggioranza dei giovani omosessuali e bisessuali statunitensi malati di Aids non sa di essere malata. I dati riguardano 5719 uomini, intervistati in locali notturni e club omosessuali delle principali città americane tra il 1994 e il 2000. Ne è emerso che 573 erano affetti da Aids: il 77% ha dichiarato di esserne all'oscuro. Ma anche i dati italiani sono preoccupanti. Il rapporto annuale sullo studio Icona, che monitora una "popolazione" di 5014 persone sieropositive su tutto il territorio nazionale, parla di un 34,3% di persone che si sono infettate per via eterosessuale, di cui il 63,7% di sesso femminile. Il 39,3 delle donne, inoltre, acquisisce il virus dal partner abituale di cui ignorava lo stato sierologico. Informazione e prevenzione sono, perciò, ancora le parole chiave per affrontare e vincere la battaglia contro l'Aids.
Marco Malagutti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Il bersaglio è l'Asia
Paesi asiatici ed Europa dell'Est sono ormai i nuovi bersagli dell'Hiv: in queste aree il virus minaccia di trasformarsi in una catastrofe, così come lo è oggi in Africa. I governi asiatici non si sono ancora resi conto del potenziale impatto e delle conseguenze dell'epidemia. Ma l'andamento è simile a quello dell'esordio dell'epidemia in Africa. Un milione di infezioni nel 2001 significa 3000 al giorno, o 125 all'ora. In Cina, le infezioni riscontrate sono aumentate del 70% solo nei primi sei mesi del 2001. Quasi tutti i primi casi furono il risultato dell'utilizzo di siringhe infette per la droga o di trasfusioni, ma ora l'epidemia si sta trasmettendo per contatto eterosessuale. Anche in Indonesia il numero di infezioni sta aumentando notevolmente, dopo almeno dieci anni in cui si è mantenuto relativamente sotto controllo. In Europa dell'Est e nella Federazione russa si sta verificando la più rapida espansione dell'epidemia mai avvenuta nel mondo. E l'infezione non riguarda più soltanto il gruppo a rischio dei tossicodipendenti, soltanto in Ucraina una nuova infezione su quattro avviene per via eterosessuale. In Estonia il numero dei nuovi casi è aumentato dai 12 del 1999 ai 1474 del 2001. Anche in Lettonia i casi sono saliti dai 25 del 1997 a 807 nel 2001 e nel Kazakistan nel 2001 i casi sono stati 1175. Cosa accadrà se non affronteremo il problema con maggiore aggressività? Si è chiesto in un recente studio il Global Hiv Working Group? Accadrà che entro il 2010 ci saranno 45 milioni di sieropositivi. Ma se fossero messo in atto subito strategie di prevenzione quel numero potrebbe ridursi a 28 milioni.
Le conoscenze oggi
Attualmente i vaccini in sperimentazione a qualsiasi livello sugli umani sono soltanto otto. Un numero relativamente basso se si considera che sono trascorsi 21 anni da che la lotta all'epidemia è cominciata. La notizia più eclatante di Barcellona sino ad ora riguarda un vaccino che sta sperimentando una compagnia americana, la VaxGen, e che potrebbe essere disponibile tra cinque anni. Si tratta dell'unico caso nel quale la sperimentazione sia ad un ultimo stadio e perciò si attendono i primi risultati definitivi entro l'anno prossimo. Perché il vaccino sia considerato davvero utilizzabile deve dimostrarsi efficace in almeno un terzo dei pazienti. Un altro significativo passo in avanti riguarda un nuovo farmaco, prodotto dalla Roche in collaborazione con la Trimeris, che sembra in grado di abbattere la carica virale prima ancora che il virus si faccia largo nei linfociti. I trattamenti farmacologici ad oggi disponibili sono in grado di attaccare l'HIV solo dopo che è entrato nelle cellule. Il farmaco iniettabile potrebbe entrare sul mercato nei primi mesi del 2003 e rappresenterebbe un passo avanti considerevole soprattutto per i pazienti con gravi problemi di resistenza ai farmaci antiretrovirali.
Aids ignorato
La nuova situazione geopolitica della malattia e i miglioramenti scientifici dei farmaci hanno creato negli abitanti dei paesi più sviluppati la convinzione che ormai il pericolo per loro sia scampato e che, di conseguenza si possano comportare in modo pericoloso. Niente di più sbagliato. Secondo uno studio americano la maggioranza dei giovani omosessuali e bisessuali statunitensi malati di Aids non sa di essere malata. I dati riguardano 5719 uomini, intervistati in locali notturni e club omosessuali delle principali città americane tra il 1994 e il 2000. Ne è emerso che 573 erano affetti da Aids: il 77% ha dichiarato di esserne all'oscuro. Ma anche i dati italiani sono preoccupanti. Il rapporto annuale sullo studio Icona, che monitora una "popolazione" di 5014 persone sieropositive su tutto il territorio nazionale, parla di un 34,3% di persone che si sono infettate per via eterosessuale, di cui il 63,7% di sesso femminile. Il 39,3 delle donne, inoltre, acquisisce il virus dal partner abituale di cui ignorava lo stato sierologico. Informazione e prevenzione sono, perciò, ancora le parole chiave per affrontare e vincere la battaglia contro l'Aids.
Marco Malagutti
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