Quando c'è, vaccino!

12 novembre 2004
Aggiornamenti e focus

Quando c'è, vaccino!



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Non tutte le forme di epatite si trasmettono allo stesso modo ed essendo provocate da ceppi virali diversi hanno vaccini diversi in termini di allestimento e di somministrazione. Modalità per altro stabilite da indicazioni ministeriali e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Contro la A


L'epatite A per esempio è un'infezione benigna, cioè senza conseguenze gravi che si trasmette per contatto o tramite cibo e acqua contaminati. Le persone maggiormente a rischio sono i conviventi dei pazienti, chi vive in comunità (asili, caserme, collegi, ecc.), il personale medico e paramedico (studenti di medicina, terapisti, laboratoristi e personale addetto alla pulizia, alla lavanderia e alle cucine degli ospedali). Soggetti esposti al rischio, inoltre, sono gli operatori dell'industria alimentare, spesso a causa di scarsa igiene personale o del luogo di lavoro. Va ricordato, infatti, che il virus non muore con il congelamento dei cibi, bensì solo dopo la cottura.
Accanto a queste categorie, l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la vaccinazione anche ai viaggiatori che devono recarsi in aree dove il virus è endemico, come: Africa, Asia, America Latina e Mediterraneo. Esistono due versioni del vaccino, uno costituito dal virus inattivato mediante formaldeide l'altro preparato con proteine virali sintetizzate artificialmente con tecniche di ricombinazione genetica. La somministrazione avviene per via sottocutanea o intramuscolare, nel deltoide (muscolo del braccio). Per i bambini sotto i 10 anni è consigliata l'inoculazione nel quadricipite (muscolo della coscia). L'immunizzazione si completa con due dosi di vaccino, la seconda a distanza di 6-12 mesi dalla prima. Per quanto riguarda eventuali effetti collaterali, possono verificarsi reazioni locali di lieve entità (eritema, prurito, dolore, ecc.) nel luogo dell'inoculazione, che tendono a scomparire nel giro di 1-2 giorni. Solo raramente possono verificarsi sintomi di tipo influenzale, quali febbre, malessere, cefalea e dolori muscolari. La durata del vaccino contro l'epatite A è molto elevata: generalmente, si protrae per oltre 15 anni.

Contro la B


La forma veicolata dal ceppo B è un'infezione acuta e cronica, che può presentarsi in due aspetti diversi: con o senza l'antigene "e" (detto HBeAg). Le principali fonti di infezione sono i rapporti sessuali e l'utilizzo di aghi infetti. La legge n° 165/91 ha sancito l'obbligo di vaccinazione contro l'epatite B per tutti i nuovi nati nel primo anno di vita e, per i 12 anni successivi all'entrata in vigore della legge stessa, per tutti i bambini entro il compimento del 12° anno di età. Con la fine del 2003, quindi, la campagna d'immunizzazione per gli adolescenti si è conclusa: continueranno a essere vaccinati tutti i neonati, i soggetti a rischio e, volontariamente, chi lo ritenga necessario. Esiste una vasta lista di categorie professionali sanitarie ritenute a rischio elevato alle quali viene riconosciuto il diritto di ricevere gratuitamente la vaccinazione. Gli allestimenti vaccinali sono condotti con tecniche di ingegneria genetica su cellule di lievito di birra. Si somministrano tre dosi: la seconda a 1 mese dalla prima e la terza a 6 mesi dalla prima da inocularsi nel deltoide. La vaccinazione dei neonati dipende dallo stato immunologico della madre. Se è positiva per l'HbsAg la prima si somministra entro le prime 12-24 ore di vita, contemporaneamente a immunoglobuline specifiche antiepatite B (200 UI). Seguono una seconda dose a un mese dalla prima e, in concomitanza con gli altri vaccini obbligatori, altre due iniezioni al compimento dei 2 e 11 mesi. Se la madre è negativa il ciclo antiepatite inizia nel terzo mese di vita, la seconda dose va somministrata a 5 mesi, l'ultima entro gli 11 mesi. Oggi, è anche possibile vaccinarsi contemporaneamente contro l'epatite A e l'epatite B per mezzo di un "vaccino bivalente": si esegue per via intramuscolare nel muscolo deltoide ed è inoculato in tre dosi.

Contro le altre

Contro l'epatite C, D, E, G non esistono ancora vaccini efficaci in grado di evitare il contatto con i virus responsabili dell'infezione.
Il virus dell'epatite C per esempio si replica molto velocemente così da ostacolare la possibilità di una profilassi. Per il virus dell'epatite D, invece, si tende oggi a sfruttare la vaccinazione antiepatite B: in assenza di contagio da HBV, infatti, non si può essere infettati nemmeno dall' HDV. Anche per il virus dell'epatite E non esiste attualmente un vaccino, e pertanto la prevenzione dell'infezione è basata esclusivamente su misure di igiene personale e alimentare. Per la prevenzione contro l'epatite G, infine, vale lo stesso discorso: nessun tipo di vaccino è stato ancora identificato. Per questo tipo di infezione, in particolare, non è ancora chiaro il rapporto tra infezione, epatite fulminante e sviluppo di carcinoma epatocellulare.

Annapaola Medina



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