10 novembre 2004
Aggiornamenti e focus
L'epatite C cambia abitudini
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Una caratteristica "positiva" dell'HCV, cioè del virus dell'epatite C, è la scarsa efficienza, per non dire l'inefficacia, della trasmissione attraverso i rapporti sessuali. A differenza dell'epatite B, che invece trova nei rapporti sessuali non protetti la principale via di contagio dopo il contatto con sangue infetto, per l'epatite C i molti studi condotti dimostrano che il sesso sicuro, per quanto sempre raccomandabile, non sia altrettanto fondamentale.
Questa circostanza, però, è stata riscontrata nella popolazione generale. Oggi una ricerca francese presentata la scorsa settimana al Congresso annuale dell'American Association for the Study of Liver Disease indicherebbe che non è sempre così. Secondo i dati presentati in quella sede, nei pazienti affetti da HIV la regola sembra non valere e sembra molto probabile che i rapporti sessuali non protetti possano trasmettere l'epatite. La ricerca è stata condotta su un gruppo di 12 uomini, età media 42 anni, in media sieropositivi per l'HIV da 9 anni, che presentavano epatite C acuta. I tratti in comune tra i pazienti erano la provenienza dalla stessa area, la zona Ovest di Parigi, l'omosessualità e l'avere come unico possibile fattore di rischio l'attività sessuale.
I ricercatori, oltre che la storia clinica e lo stile di vita dei pazienti, hanno condotto indagini molecolari per definire con precisione quale genotipo virale fosse coinvolto. Infatti l'HCV ha un'estrema variabilità genetica, il che significa che ne esistono svariati sottotipi ed è questo il motivo per cui risulta ben difficile mettere a punto un vaccino efficace, esattamente come avviene, per esempio, per il raffreddore. Ed è qui che sono benvenuti i riscontri più interessanti.
Infatti, dalla mappatutra genetica del virus riscontrato si è trovato che c'era poca variazione genetica tra i pazienti che avevano il medesimo tipo di HCV,il che testimonia non solo del fatto che il contagio fosse piuttosto recente, ma anche l'origine fosse comune in questi casi, almeno con ottima approssimazione. Il secondo dato importante riguarda il genotipo del viru coinvolto in questo gruppo di infezioni. Infatti in uno dei pazienti il responsabile era il genotipo 1a, in un altro il genotipo 3 e tutti gli altri erano stati infettati dal genotipo 4d. "Questa relativa prevalenza è totalmente differente da quella che si riscontra nella popolazione generale e negli altri pazienti infettati sia dall'HIV che dall'HCV. Normalmente, nel 60% dei casi si identifica il genotipo 1, mentre il genotipo 3 è responsabile nel 25% dei casi e il 4 solo nel 15%" ha detto Stanislas Pol, epatologo dell'ospedale Necker e uno degli autori della ricerca.
Questa ricerca, per quanto piccola, sembra indicare almeno due cose. Innanzitutto che quando è presente l'HIV, l'organismo sembra essere più vulnerabile da parte dell'epatite C anche per vie normalmente più resistenti. La seconda cosa è che se i rapporti sessuali non protetti possono in questo caso permettere il contagio, questo avviene prevalentemente per alcuni genotipi virali che potrebbero essere più "adatti" a questo tipo di trasmissione.
Maurizio Imperiali
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Un gruppo di popolazione differente...
Questa circostanza, però, è stata riscontrata nella popolazione generale. Oggi una ricerca francese presentata la scorsa settimana al Congresso annuale dell'American Association for the Study of Liver Disease indicherebbe che non è sempre così. Secondo i dati presentati in quella sede, nei pazienti affetti da HIV la regola sembra non valere e sembra molto probabile che i rapporti sessuali non protetti possano trasmettere l'epatite. La ricerca è stata condotta su un gruppo di 12 uomini, età media 42 anni, in media sieropositivi per l'HIV da 9 anni, che presentavano epatite C acuta. I tratti in comune tra i pazienti erano la provenienza dalla stessa area, la zona Ovest di Parigi, l'omosessualità e l'avere come unico possibile fattore di rischio l'attività sessuale.
I ricercatori, oltre che la storia clinica e lo stile di vita dei pazienti, hanno condotto indagini molecolari per definire con precisione quale genotipo virale fosse coinvolto. Infatti l'HCV ha un'estrema variabilità genetica, il che significa che ne esistono svariati sottotipi ed è questo il motivo per cui risulta ben difficile mettere a punto un vaccino efficace, esattamente come avviene, per esempio, per il raffreddore. Ed è qui che sono benvenuti i riscontri più interessanti.
... e un differente sottotipo del virus
Infatti, dalla mappatutra genetica del virus riscontrato si è trovato che c'era poca variazione genetica tra i pazienti che avevano il medesimo tipo di HCV,il che testimonia non solo del fatto che il contagio fosse piuttosto recente, ma anche l'origine fosse comune in questi casi, almeno con ottima approssimazione. Il secondo dato importante riguarda il genotipo del viru coinvolto in questo gruppo di infezioni. Infatti in uno dei pazienti il responsabile era il genotipo 1a, in un altro il genotipo 3 e tutti gli altri erano stati infettati dal genotipo 4d. "Questa relativa prevalenza è totalmente differente da quella che si riscontra nella popolazione generale e negli altri pazienti infettati sia dall'HIV che dall'HCV. Normalmente, nel 60% dei casi si identifica il genotipo 1, mentre il genotipo 3 è responsabile nel 25% dei casi e il 4 solo nel 15%" ha detto Stanislas Pol, epatologo dell'ospedale Necker e uno degli autori della ricerca.
Questa ricerca, per quanto piccola, sembra indicare almeno due cose. Innanzitutto che quando è presente l'HIV, l'organismo sembra essere più vulnerabile da parte dell'epatite C anche per vie normalmente più resistenti. La seconda cosa è che se i rapporti sessuali non protetti possono in questo caso permettere il contagio, questo avviene prevalentemente per alcuni genotipi virali che potrebbero essere più "adatti" a questo tipo di trasmissione.
Maurizio Imperiali
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