Non sparate sul canarino

15 febbraio 2006
Aggiornamenti e focus

Non sparate sul canarino



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"Certo se i polli potessero leggere i giornali..." la battuta è di Fabrizio Pregliasco dell'Istituto di virologia dell'università degli Studi di Milano. Una battuta che rende quanto, in fatto di aviaria, il problema sia mediatico più che sanitario e i toni apocalittici siano spesso fuori luogo. Il dato di fatto, al di là della morte dei cigni selvatici sul territorio italiano, come spiegato da Ilaria Capua dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, è che "è plausibile che questo virus non abbia le carte in regola per diventare panzootico (ossia diffondersi da specie a specie), né per trasmettersi da uomo a uomo". Un'ulteriore occasione per gettare acqua sul fuoco è stata fornita da un convegno svoltosi a Milano "Influenza aviaria: prevenire prima di curare". Bando alle psicosi, perciò, vediamo secondo gli esperti qual è la situazione e quali le prospettive vaccinali.

La situazione


Il virus H5N1 è arrivato in Italia. A oggi sono 22 i cigni morti per influenza aviaria, di cui sei positivi a H5N1 ad alta patogenicità. I casi però, verificatisi nel sud Italia, nulla hanno cambiato per la salute dei cittadini. E la pandemia tanto evocata è di là da venire. A rassicurare, il fatto che non ci sia mai stata testimonianza di contagio da uomo a uomo ma solo da animali a uomini, e in contesti ambientali, come quello turco, del tutto particolari. Si può, perciò, tranquillamente consumare carne di pollo o uova cotte senza rischi per la salute. In più non bisogna temere piccioni o canarini, questo perché la distanza filogenetica tra i diversi uccelli è sorprendente e tra anatra e pollo, per esempio, passa la stessa differenza che c'è tra gatto e cavallo. I numeri, poi, non devono spaventare così tanto perché, come ha precisato Maria Rita Gismondo, a capo del Laboratorio di Microbiologia del Sacco, "l'OMS parla di 88 morti su 166 casi clinici dichiarati, con una mortalità pari a circa il 50%. Ma i casi reali di infezione sono probabilmente molti di più, probabilmente varie migliaia: persone che non hanno avuto una malattia evidente, ma che hanno ugualmente contratto il virus". Il virus, perciò sarebbe meno aggressivo di quanto temuto. Del resto in Italia annualmente muoiono 5000 persone per l'influenza "normale". E se proprio la tanto evocata pandemia dovesse scoppiare "l'Italia è pronta" dice convinta Gismondo. Il vaccino, infatti, è dietro l'angolo.

Il vaccino c'è


Per cominciare il Ministero ha precisato di avere stretto contratti non di acquisto, ma di prelazione con tre delle maggiori aziende produttrici di vaccino antinfluenzale, per assicurare maggiori disponibilità di vaccino alla popolazione italiana, ma anche per aumentare le capacità produttive mondiali e per implementare gli studi clinici. Il problema è che se il virus dovesse trasmettersi da uomo a uomo cambierebbe le sue caratteristiche rendendo più complicata la produzione del vaccino giusto. "In tre mesi dall'isolamento del nuovo germe" rassicura, però, Anna Prugnola, direttore scientifico del centro Chiron di Siena (una delle tre aziende in questione) "riusciremo a garantire almeno la metà delle dosi vaccinali richieste dal ministero della Salute. E nei tre mesi successivi riusciremo a produrre abbastanza dosi per una protezione di massa". Non solo. E' già pronto il vaccino pre-pandemico contro l'ultimo ceppo di H5N1 fornito alle aziende farmaceutiche dalle autorità sanitarie internazionali. La sua efficacia è già stata confermata negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e sta per partire anche una sperimentazione italiana. In pratica come ha sintetizzato la Gismondo "in caso di epidemia globale il nuovo siero sarà un vaccino che nel 90% delle strutture sarebbe identico al pre-pandemico, mentre nel restante 10% terrebbe conto delle caratteristiche del virus mutato: quello in grado di passare da uomo a uomo che oggi non c'è ancora". Se dovesse comparire ci vorranno due giorni per isolarlo. Il germe sarà poi dato alle industrie che potrebbero passare immediatamente alla produzione. La vaccinazione, poi, partirà dagli operatori sanitari per arrivare gradualmente alla copertura generale. Si può state tranquilli, perciò. L'agitazione è eccessiva, parola di esperti!

Marco Malagutti



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